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A cinque, forse sei, patroni privati, provenienti dalle più influenti famiglie cittadine, di riferiscono altrettanti altari. Prima della fine del XVII secolo la chiesa ebbe la sua quinta riedificazione con le attuali linee di ispirazione barocca. Delle linee originarie rimangono il campanile e l'abside ed anche il coro conserva la forma a sesto acuto. Di come la chiesa sia stata trasformata si ha notizia dai documenti della visita pastorale dell'arcivescovo torinese monsignor Michele Beggiamo del 5 ottobre 1673, nei quali la chiesa viene descritta come un edificio a una sola navata voltata e imbiancata, il tabernacolo dell'altare è rimasto quello antico, il fonte battesimale in fase di costruzione. L'altare ed il presbiterio sono chiusi da una balaustra lignea, posta su 4 gradini di cotto. Dietro l'altare, nel coro, è sistemato l'armadio per le sacre suppellettili, perché non c'è sacrestia. Scendendo dal presbiterio il prelato trova la cappella della Madonna del Carmine su cui troneggia l'icona raffigurante la Vergine e i santi Elia e Teresa. La facciata viene completata nel 1673 nelle forme con cui ancora oggi si presenta. Tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento prende forma la cappella delle Reliquie di cui oggi, oltre agli affreschi della volta, non resta più nulla, anche se i documenti rinvenuti ne restituiscono un'immagine particolarmente ricca di arredi. Nei primi decenni del settecento viene rinnovato il portale, che è quello attuale, lo si evince dai motivi decorativi delle specchiature ed il cartiglio a stucco soprastante. Fino ai primi anni del XIX secolo la chiesa non subisce consistenti mutamenti ma neppure gli opportuni atti conservativi tant'è che, intorno al 1820, si rendono indispensabili operazioni di manutenzione ti tale portata da imporre il suo temporaneo trasferimento nella chiesetta del Gesù. La supplica del nuovo priore accolta dall'arcivescovo precisa che si sono rese necessarie riparazioni intorno e interno alla Chiesa Parrocchiale. All'inizio del XIX secolo vennero rinnovate le cappelle. Tra il 1834 e il 1835 venne ampliata la sagrestia portandola alle dimensioni attuali. I primi anni fino all'inizio del 1880, trascorrono all'insegna di modeste spese conservative. Gli spazi rituali rimangono gli stessi di mezzo secolo prima, cambiano però le apparenze decorative e la maggior parte delle macchine d'altare. Poco dopo il rinnovamento dell'orchestra, nel 1881, si colloca un significativo momento di riaggregazione della vita religiosa in Santa Maria. Nel 1886 si provvede al nuovo altare maggiore in marmo, sostituendolo a quello in muratura del 1672. Nel 1923 si pensa alla costruzione di una nuova cappella a destra, sfruttando l'impianto dell'antica campata, poi murata per tumularvi i resti di don Balbiano. I lavori della cappella hanno inizio nel 1923 e già il 2 settembre la salma, esumata dal cimitero di San Pietro, viene tumulata nel nuovo sepolcro in Santa Maria. Il sarcofago a parete è completato da un'epigrafe e sormontato dal busto realizzato dallo scultore Tancredi Pozzi. Nel 1928 la cappella, che non può essere ancora ufficialmente dedicata a don Balbiano, non essendone avviato il “processo informativo” presso la Curia torinese, trova un'intitolazione. Umberto, principe di Piemonte, dona il 10 novembre un prezioso crocifisso proveniente dalla Terrasanta e il quadro del Beato Umberto, realizzato nel 1926 dal pittore di origine biellese Paolo Giovanni Crida: il 2 dicembre dello stesso anno ha luogo la posa dell'icona d'altare. Negli anni '60 l'espansione della città verso la parte moderna è causa dell'abbandono del borgo medievale e quindi della sua antica chiesa dove, solo una volta all'anno, in occasione della festa della Madonna del Carmine, si celebra la Santa Messa ed una fiaccolata di fedeli congiunge idealmente la nuova chiesa di Santa Maria, inaugurata nel 1976, a quella di Santa Maria Maggiore di Borgo Vecchio. Negli anni la chiesa subisce numerosi furti che la spogliano man mano di tutti gli arredi sacri e, come ogni edificio in disuso, si deteriora rapidamente. Grazie al Parroco Don Roberto Balbiano, dei borghigiani e di alcune associazioni di volontari, sono stati possibili alcuni interventi strutturali che ne hanno impedito il completo degrado. Nel '99 si presenta la necessità di trovare un contenitore adeguato alla Collezione della scultrice Elsa Veglio Turino, già ospite del Santuario Madonna dei Laghi di Avigliana, e l'attenzione cade sull'antica Chiesa di Santa Maria, bisognosa di grandi restauri. La collezione trova così la sua sede ideale e la Chiesa comincia a rivivere. Ecco a questo punto ha origine l'idea di creare un Centro Cultura attraverso il quale condividere questi preziosi e suggestivi spazi, carichi di bellezza e di storia, con proposte culturali e sociali capaci di favorire la rinascita del Borgo e contribuire ad un totale recupero del monumento. I suoi spazi interni ed esterni sono quindi a disposizione di studiosi ed artisti, mostre e concerti, rappresentazioni teatrali, iniziative culturali in genere, momenti di riflessione e confronto, esercizi spirituali. Un discorso a parte merita il campanile. La parte inferiore della torre, fino al compimento del secondo ordine di bifore, pare riferibile al XIII secolo e, quindi, con buona probabilità alla stessa epoca della chiesa. Rimane, tuttavia, qualche dubbio sulla datazione a questa fase delle bifore che potrebbero essere state rimaneggiate in occasione della ripresa successiva (interventi riconducibili al XIV secolo), nel corso dei quali il campanile presumibilmente acquisì l'attuale aspetto. Sul lato est della struttura vi è la traccia di appoggio di un tetto a spiovente che, per la quota, può essere assimilabile alla fase costruttiva tre-quattrocentesca. Allo stesso periodo è riferibile, sullo stesso lato, più in basso, un residuo d'intonaco sagomato superiormente secondo la campata duecentesca che si addossava: su di esso, nella zona più angolare, s'intravedono ancora segni di alcune ampie pennellate di un affresco però illeggibile. La parte sud del campanile, allo stesso livello, risulta intonacata e martellinata.