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Sul petto, invece, sedeva trionfante Scipio: un ghigno sardonico stampato sul volto magro, gli occhi neri socchiusi in un'espressione di scherno, le ginocchia puntate contro i fianchi del prigioniero, come se fosse un cavallo da domare. «Piccolo bastardo schifoso!» inveì l'uomo. «Tu...» Di più non riuscì a dire. Scipio gli cacciò uno straccio fra i denti. Uno straccio umido e puzzolente che sapeva di pelo di gatto bagnato. «Ma cosa fai? Non è meglio prima torchiarlo un po'?» chiese Mosca. «Non sappiamo nemmeno se davvero sta dando la caccia solo a Prosper e Bo.» «Giusto!» rincarò Riccio passandosi nervosamente la lingua nei buchi fra i denti. «Chiediamogli come ha fatto a trovarci, Scipio.» «Ah, figurati. Questo ci racconterebbe solo un sacco di balle!» replicò il Re dei Ladri. «Meglio legarlo subito.» Gli altri obbedirono, dopo qualche esitazione, e usarono tutte le corde e le cinture che avevano. Lo impacchettarono per benino. Sembrava un baco da seta nel bozzolo. L'unica cosa che poteva fare era roteare furente gli occhi. «Non gli farete male, vero?» Questo era Bo, naturalmente. Si chinò su Victor con espressione preoccupata. Poi ridacchiò. «Ma lo sai che sei buffo, conciato così? Sei davvero un detective?» «Eh già» confermò suo fratello, spingendolo da parte. Poi si abbassò e frugò nelle tasche dell'uomo. «Un telefonino e... guardate!» Estrasse lentamente il revolver. «E io che credevo fosse tutta una finta!» «Da' qua.» Vespa prese l'arma con la precauzione di chi sta maneggiando una bomba. «Controllate se ha ancora qualcosa!» ordinò Scipio alzandosi. Restò per qualche attimo accanto al prigioniero, fissandolo con aria pensierosa. «Eccoci qua, signor detective!» disse in tono di minaccia. «Come vedi, non conviene mettersi contro il Re dei Ladri.» Poi fece un cenno agli altri. «Trascinatelo nel gabinetto degli uomini» comandò.