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Fu invece con l'invasione napoleonica che il castello di Amantea ebbe il suo ultimo momento di gloria. Amantea fu occupata il 12 marzo 1806 da un distaccamento di 200 volteggiatori polacchi, che rimasero asserragliati nel castello fino alla notizia della sconfitta francese nella battaglia di Maida (4 luglio 1806). Allora si ritirarono verso Cosenza, lasciando la piazza ad una flotta anglo-borbonica che da giorni era all'ancora al largo di Amantea. All'interno delle mura cittadine i "capimassa" borbonici iniziarono ad organizzare la resistenza all'imminente contrattacco in forze dei francesi, analogamente a quanto si stava facendo nei paesi vicini. In quelle settimane all'interno dei paesi calabresi furono perpetuati delitti e violenze contro giacobini o presunti tali, spesso solo nemici personali dei borbonici al comando in quel momento. Ad ogni modo, l'attacco francese principale iniziò il 5 dicembre 1806: le forze assedianti ammontavano a 5000 uomini con un reparto d'artiglieria comandati dai generali Guillaume Philibert Duhesme, Jean Reynier, Jean-Antoine Verdier e dal tenente colonnello di origine amanteota Luigi Amato. I borbonici assediati ammontavano a qualche centinaio, dotati di 12 bocche da fuoco in tutto, e capitanati da Ridolfo Mirabelli, che alla fine dell'assedio sarà decorato con il grado di tenente colonnello dal re Ferdinando IV di Borbone. La piazza di Amantea resistette strenuamente fino al 7 febbraio 1807, quando Mirabelli e Reynier firmarono una capitolazione onorevole. Dopo l'Unità d'Italia (1861), l'area del castello venne assegnata dal demanio militare al quinto Corpo d'Armata, ed in seguito ad un ente assistenziale napoletano. Negli anni settanta, con il progressivo ridimensionamento di questi enti in vista del loro scioglimento (stava nascendo il Servizio Sanitario Nazionale affidato alle regioni, legge quadro n° 883 del dicembre 1978), l'area fu messa in vendita. Così il castello nel 1974 fu acquistato dalla famiglia Folino.