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Il quartiere è l’esito di tre diversi progetti succedutesi nell’arco di sette anni. Una prima ipotesi del 1945-48 firmata da P. Bottoni, E. Cerutti, V. Gandolfi, M. Morini, G. Pollini, M. Pucci, P. Pultelli risulta diversa da quella realizzata, ma lo schema principale è lo stesso: due assi principali orientati come fossero il cardo e il decumano dividono il quartiere in quattro nuclei residenziali; una rete stra- dale chiara e gerarchica definisce le strade di collegamento con il contesto, le strade di attraversamento, le strade cieche riservate ai residenti e percorsi esclusivamente pedonali. I quattro nuclei resi- denziali si caratterizzano per l’adozione di un tipo edilizio preva- lente, ma sempre composito. All’incrocio tra le due strade di attra- versamento si progetta il Centro Civico mai costruito, il vero cuore pulsante del quartiere attorno al quale vengono previsti anche altri servizi. Di questa intenzione restano solo la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente di Magistretti e Tedeschi (1947-1955), il Mercato Coperto e la Scuola Elementare di Arrighetti (1954-55). Questa prima ipotesi datata 1945-1948 guida di fatto la costruzio- ne del nucleo sud-ovest corrispondente al “villaggio dei reduci”, la prima area ad essere edificata anche per dare risposta immediata all’emergenza abitativa. Il secondo progetto (1945-50) di Bottoni e Cerutti, è rintracciabile principalmente nell’area del parco, dove soluzione della collina artificiale sostituisce quella del lago quale perno della zona del tempo libero. Durante i lavori di costruzione Bottoni realizza che la cava che doveva diventare lo specchio d’acqua era stata utilizza- ta come discarica per le macerie dei bombardamenti. L’intuizione della collina si vede così già in questo secondo progetto, ma sarà nel terzo che questo elemento prenderà forza e diventerà il Monte Stella. Il terzo progetto del 1953 e redatto dal solo Bottoni vede un am- pliamento del quartiere nella fascia nord dove vengono previste le “case stellari”. Tutti e tre i progetti sono perfettamente in linea con le ricerche sul tema dell’abitare avviate dalla cultura razionalista milanese tra le due guerre e con quanto elaborato nelle esperienze dei CIAM: edilizia aperta, rapporto con il verde, orientamento delle unità secondo principi igienici ottimale, standardizzazione edilizia. Altro elemento assunto in modo programmatico per la composizione del quartiere è quello della varietà tipologica. Accanto all’impianto urbanistico del quartiere e delle costruzioni, fu sviluppato un programma di pittura, scultura e decorazione poli- croma. Bottoni, riprendendo la tradizionale presenza di sculture e statue all’interno dei “giardini all’italiana”, decise di “riprendere al tradizione dell’opera a contatto con il popolo nella varie sedi della sua attività, dall’edificio e dallo spazio pubblico, alla casa singo- la”. Le opere decorative posizionate nel quartiere erano statue in pietra gallina rinvenute nei magazzini della Triennale, decorazioni a mosaico a colori e decorazioni e sculture poste in opera in edifici privati. l quartiere è l’esito di tre diversi progetti succedutesi nell’arco di sette anni. Una prima ipotesi del 1945-48 firmata da P. Bottoni, E. Cerutti, V. Gandolfi, M. Morini, G. Pollini, M. Pucci, P. Pultelli risulta diversa da quella realizzata, ma lo schema principale è lo stesso: due assi principali orientati come fossero il cardo e il decumano dividono il quartiere in quattro nuclei residenziali; una rete stra- dale chiara e gerarchica definisce le strade di collegamento con il contesto, le strade di attraversamento, le strade cieche riservate ai residenti e percorsi esclusivamente pedonali. I quattro nuclei resi- denziali si caratterizzano per l’adozione di un tipo edilizio preva- lente, ma sempre composito. All’incrocio tra le due strade di attra- versamento si progetta il Centro Civico mai costruito, il vero cuore pulsante del quartiere attorno al quale vengono previsti anche altri servizi. Di questa intenzione restano solo la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente di Magistretti e Tedeschi (1947-1955), il Mercato Coperto e la Scuola Elementare di Arrighetti (1954-55). Questa prima ipotesi datata 1945-1948 guida di fatto la costruzio- ne del nucleo sud-ovest corrispondente al “villaggio dei reduci”, la prima area ad essere edificata anche per dare risposta immediata all’emergenza abitativa. Il secondo progetto (1945-50) di Bottoni e Cerutti, è rintracciabile principalmente nell’area del parco, dove soluzione della collina artificiale sostituisce quella del lago quale perno della zona del tempo libero. Durante i lavori di costruzione Bottoni realizza che la cava che doveva diventare lo specchio d’acqua era stata utilizza- ta come discarica per le macerie dei bombardamenti. L’intuizione della collina si vede così già in questo secondo progetto, ma sarà nel terzo che questo elemento prenderà forza e diventerà il Monte Stella. Il terzo progetto del 1953 e redatto dal solo Bottoni vede un am- pliamento del quartiere nella fascia nord dove vengono previste le “case stellari”. Tutti e tre i progetti sono perfettamente in linea con le ricerche sul tema dell’abitare avviate dalla cultura razionalista milanese tra le due guerre e con quanto elaborato nelle esperienze dei CIAM: edilizia aperta, rapporto con il verde, orientamento delle unità secondo principi igienici ottimale, standardizzazione edilizia. Altro elemento assunto in modo programmatico per la composizione del quartiere è quello della varietà tipologica. Accanto all’impianto urbanistico del quartiere e delle costruzioni, fu sviluppato un programma di pittura, scultura e decorazione poli- croma. Bottoni, riprendendo la tradizionale presenza di sculture e statue all’interno dei “giardini all’italiana”, decise di “riprendere al tradizione dell’opera a contatto con il popolo nella varie sedi della sua attività, dall’edificio e dallo spazio pubblico, alla casa singo- la”. Le opere decorative posizionate nel quartiere erano statue in pietra gallina rinvenute nei magazzini della Triennale, decorazioni a mosaico a colori e decorazioni e sculture poste in opera in edifici privati. Al momento della stesura dei piani di progetto e negli anni di costruzione del quartiere – la prima metà degli anni Cinquanta - si potevano rilevare alcuni esempi di innovazione tecno- logica, specialmente nelle tecniche e tecnolo- gie costruttive adottate ( relative a particolari procedure di prefabbricazione e montaggio in cantiere di alcuni “pacchetti strutturali”) e nelle dotazioni impiantistiche, all’avanguardia per i tempi. La progettazione non era esplicitamente im- prontata a criteri tecnologico-realizzativi volti al risparmio energetico nel senso attuale, ma alcuni accorgimenti utilizzati dimostrano una sensibilità in quella direzione: ad esempio il fatto che quasi tutti gli edifici siano stati orien- tati secondo l’asse eliotermico (nord-sud), in modo da privilegiare, specie negli edifici in linea stretti e lunghi, gli affacci a est ed ovest, che garantiscono una illuminazione duratura ed equilibrata nell’arco della giornata. Non è dunque l’estetica a governare il progetto, quanto piuttosto la volontà di raggiungere un’alta qualità architettonica, che non può pre- scindere da un rigoroso impianto urbanistico. Il tessuto residenziale e il verde trovano com- pimento nel Monte Stella, che secondo Aldo Rossi è il fatto urbano con un’importanza pari a quella dello stesso quartiere. Il cuore del QT8, ossia il centro civico, non fu mai realizza- to. Nel vuoto lasciato da tale importante parte del progetto, posto all’incrocio tra il cardo e il decumano che organizzano il tessuto urbano del QT8, sarebbero dovuti sorgere i principali servizi. Il quartiere, per quanto privato sin da principio dei servizi per la collettività, ha sem- pre trovato nel Monte Stella un luogo simbolico.