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Il maniero risultò restaurabile nella "fase Orsini" fino alla seconda guerra mondiale, e l'amministrazione comunale sembrò muovere alcuni passi in tal senso. Tre bombe alleate cadute nel 1944, durante i bombardamenti protratti per diversi mesi sulla città, ne decretarono il passaggio a rudere. Negli anni Cinquanta il sindaco Antonio Iatosti autorizzò alcune famiglie di rom a risiedere ad Avezzano permettendo loro di stabilirsi momentaneamente all'interno del sito. In seguito, non senza polemiche, l'amministrazione comunale utilizzò con apposita ordinanza alcuni spazi del castello come un rifugio per cani. Il castello venne restaurato parzialmente in due riprese negli anni Sessanta grazie all'ingegnere Loreto Orlandi, dirigente del locale Genio Civile. Una campagna di scavi archeologici svolta negli anni Settanta hanno portato alla scoperta delle basi di mura interne e di parte dei locali sotterranei. Divenuto quindi spazio per mostre di pittura ed arena per proiezioni cinematografiche negli anni Settanta e Ottanta, è stato ulteriormente restaurato nel 1994 su progetto dell'architetto Alessandro Del Bufalo, il quale ha realizzato l'auditorium inserendo una struttura interna autoportante. La facciata del castello è piana e tratteggiata in due livelli dal redondone che percorre la cortina muraria e i torrioni. Il portale centrale è rettangolare ed è decorato ai lati della porta da due file di piramidi minute, e più all'esterno da due figure in bassorilievo, a grandezza d'uomo, due orsi affrontati, di cui uno brandente una spada, simboli della famiglia Orsini. Al centro è collocata la colonna, stemma dei principi Colonna circondato dal collare dell'Ordine del Toson d'Oro. I simboli sono sormontati lateralmente da una lapide recante le imprese di conti e duchi nella presa del feudo di Avezzano. Il secondo livello era scandito da due ordini di due finestre, con una centrale sopra il portale. Al lato sud si trovava il maggior numero di finestre e, in cima, la loggia. Attorno vi è il fossato prosciugato che circonda tutto il castello, il portale è collegato alla terraferma da un ponte levatoio. Sulla sinistra della facciata, fino al punto focale del centro, resta la decorazione in merlatura guelfa e in beccatelli, di cui buona parte andò persa con il terremoto del 1915. Un secondo portale di accesso alla facciata è sormontato da una lapide con scritte le imprese della famiglia Colonna nella presa di Avezzano. Le quattro torri perimetrali del castello sono conservate in buona parte. Originalmente erano in tre livelli, suddivise da cornici, ma dopo il grande terremoto solo la torre della facciata a sinistra conserva parte della muratura ornativa con beccatelli e merlature. Le torri sono di forma circolare. L'interno è andato quasi completamente distrutto con il sisma del 1915. Originalmente presentava il piano superiore, ovvero la residenza gentilizia dei Colonna. Subito dopo l'ingresso centrale si trovano i resti del perimetro della torre del XII secolo, costituito da possenti blocchi, e delle colonne della vera da pozzo. Il piano superiore ha ospitato la collezione d'arte moderna e contemporanea della pinacoteca. Sul lato est del castello si può accedere mediante il secondo portale. Il parco della Rimembranza, chiamato così in onore dei 33 martiri di Capistrello, fu fatto realizzare intorno al castello da Marcantonio Colonna. Il giardino rinascimentale che occupò buona parte del fossato fu danneggiato dal terremoto della Marsica del 1915 e soprattutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale che ne alterarono gli ambienti. Nel corso del XX secolo il parco è stato parzialmente recuperato con la piantumazione di oltre cinquanta piante di bagolari e siepi di bosso. Nel 2019 si sono conclusi i lavori di sostituzione delle piante con specie di acer campestre e prunus "Kanzan", rigenerazione delle siepi e del fossato, realizzazione del manto erboso e dei sistemi idrici e d'illuminazione. Di fronte al castello un monumento fatto realizzare dal Rotary Club di Avezzano è dedicato al generale della 33ª Divisione fanteria "Acqui" Antonio Gandin e ai martiri di Cefalonia; due targhe ricordano le figure di Ernesto Pomilio, critico d'arte, e di Melvin Jones, fondatore del Lions Clubs International.