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IL DOPOGUERRA ITALIANO E IL BIENNIO ROSSO Il dopoguerra italiano che separava la vittoria nella Prima guerra mondiale dal fascismo, é caratterizzato dal biennio rosso (1919 a 1920) e il biennio nero (1920 a 1922). La situazione economica era molto difficile e il paese stava attraversando un periodo di crisi dovuto a: svalutazione della lira inflazione Tutto cid provocd una crescente disocc upazione. Nel corso del conflitto l'industria si era sviluppata ed erano cresciuti sia gli investimenti sia i profitti. Le necessita della produzione bellica aveva stimolato il rinnovamento tecnologico. La guerra aveva costituito un capitalismo pil concentrato e pil moderno. Terminato il conflitto, lo stato non era pill in grado di sostenere le imprese e le industrie faticavano a vendere sui mercati esteri. A cid si aggiunse il problema della riconversione prod uttiva dalla produzione di guerra a quella di pace. Dalla primavera del 1919 ebbero inizio delle lotte sociali e sindacali che coinvolsero milioni di lavoratori. Lotte fatte di rivendicazioni che attendevano I'arrivo di una rivoluzione che avrebbe abolito lo sfruttamento e realizzato |'uguaglianza e la giustizia sociale. Nella primavera-estate 1919 i contadini poveri del centro-sud iniziarono ad occupare le terre incolte. Nelle regioni del centro si verificarono violenti tumulti popolari contro il carovita. Inoltre si svilupparono scioperi per aumenti salariali sotto la guida della Federterra, della Cgl e della Cil (confederazione italiana dei lavoratori, fondata nel 1918). Il governo dopo essere stato presieduto da Vittorio Emanule Orlando, fu diretto da Nitti che cercé soluzioni positive alternando I'uso della forza per mantenere l'ordine. II movimento dei lavoratori ottenne dei risultati importanti: aumenti salariali aumento di paga, l'imponibile di manodopera e il controllo dei sindacati sul collocamento miglioramenti dei patti agrari Visocchi del 1918. Questo movimento sociale apparteneva al Partito socialista. Il congresso di Bologna dell'ottobre 1919 confermé prevalenza della componente guidata da Serrati chiamata massimista perché il proponeva il programma massimo dell'espropriazione capitalistica borghese. II massimalismo non permetteva la collaborazione coi governi borghesi e teorizzava la violenza di classe e la dittatura del proletariato. La minoranza riformista di Filippo Turati e Claudio Treves sosteneva che bisognava battersi per ottenere riforme sociali e una piena democrazia politica. | riformisti erano in minoranza nel partito e nel gruppo parlamentare ma controllavano la Cgl, le cooperative, i comuni ad amministrazione socialista.