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Accoglienza è l’atto dell’accogliere che vuol dire contenere, ricevere, prendere, accettare ma anche esaudire: accogliere una richiesta. L’accoglienza, in un contesto educativo come quello della scuola dell’infanzia, significa quindi non soltanto prendere, ricevere e accettare il bambino, ma avere la consapevolezza che accogliere il bambino significa accogliere anche la sua famiglia e che l’esperienza del bambino non può essere distinta da quella genitoriale. “Accogliere un bambino significa doversi inserire in una relazione privilegiata tra il bambino e la sua figura di riferimento affettivo e in una rete relazionale allargata” (R. Bosi). La famiglia e la scuola dell’infanzia sono i due contesti principali in cui il bambino e la bambina, dai 3 ai 6 anni, di formano, due contesti che presentano modelli educativi differenti: quello della scuola dell’infanzia è l’espressione consapevole, esplicita e condivisa di una cultura pedagogica caratterizzante questo servizio, quello familiare è spesso implicito, a volte inconsapevole e non sempre condiviso dai componenti della famiglia. Compito principale del personale insegnante è quello di riconoscere e valorizzare le culture familiari e di rafforzare le capacità individuali e il ruolo genitoriale. Durante i primi momenti dell’accoglienza lo sforzo principale da parte delle insegnanti è volto alla creazione di una relazione di conoscenza e di fiducia con i genitori in modo da creare una continuità tra il contesto scolastico e quello familiare. La costruzione di questa relazione comincia prima della conoscenza diretta dei genitori e del bambino attraverso la preparazione dei materiali informativi che saranno consegnati nelle prime occasioni di incontro (tradotti nella lingue di origine dei genitori). I materiali plurilingue e la presenza di un mediatore culturale dovrebbero accompagnare i genitori immigrati durante tutti i momenti e le fasi che riguardano la vita della scuola. L’assemblea generale e di sezione rappresentano il primo momento di incontro tra i genitori dei bambini nuovi iscritti e le insegnanti. Sono incontri caratterizzati dalla comunicazione di informazioni, in cui quasi mai è richiesta una partecipazione attiva dei genitori, se non con domande di chiarimento. Questi momenti andrebbero pensati maggiormente in un’ottica interculturale che preveda un più intenso coinvolgimento dei genitori che tengono a frequentare sempre meno questa tipologia di incontri. E’ utile ripensare all’organizzazione prossemica dell’incontro che aiuta ad abbandonare una disposizione frontale tra insegnanti e genitori per acquisire quella circolare che facilita la comunicazione, la conoscenza reciproca e la pariteticità. Il primo colloquio con i genitori rappresenta un momento particolarmente significativo per l’avvio di una conoscenza e di una relazione di fiducia e come tale dovrebbe essere pensato e organizzato con cura a partire dalla raccolta, presso gli uffici in cui è avvenuta l’iscrizione, di alcune informazioni sulla famiglia. Questo incontro andrebbe curati anche negli aspetti della comunicazione e della relazione prevedendo la formulazione di domande comprensibili e semplici. Di seguito è riportata la traccia degli argomenti per il colloquio: a) informazioni sulla famiglia; b) informazioni sul bambino; c) informazioni sulla lingua; d) informazioni sulla religione, sull’alimentazione, sulle abitudini familiari. L’altro momento che caratterizza il modello dell’accoglienza è costituito dall’ambientamento del bambino nel contesto scolastico. Questo periodo può essere particolarmente problematico per il bambino di origine straniera poiché all’interno della scuola dell’infanzia incontra dei riferimenti culturali completamente diversi da quelli che costituiscono la sua quotidianità familiare, connotata da una lingua, gesti, relazioni e abitudini alimentari differenti. Anche durante il momento dell’ambientamento può essere particolarmente significativa la presenza del mediatore culturale che può esplicitare le modalità organizzative presenti nell’inserimento. E’ utile cercare di raccogliere oggetti e materiali, attraverso la collaborazione dei genitori, che possono richiamare al bambino il suo ambiente familiare e quindi possano creare, fin dai primi momenti, un collegamento con i suoi affetti, con ciò che costituisce la sua storia e la sua quotidianità familiare. 3.5 PROGETTARE IN CONTESTI MULTICULTURALI Una scuola dell’infanzia multiculturale costituita anche da bambini con percorso migratori e origini differenti quali progetti propone? Nelle scuole dell’infanzia coinvolte nel percorso di ricerca sono stati realizzati dei progetti che esploravano la differenza culturale attraverso la conoscenza di favole o di abitudini alimentari appartenente alle tradizioni di altri paesi. Sono le storie, i racconti appartenenti ad altri Paesi che più di altri permettono alle insegnanti di avvicinare tutti i bambini al confronto culturale. Questa progettazione confronta immagini e significati lontani dai vissuti di tutti i bambini, è una progettazione che amplia lo sguardo, fa conoscere altri modi di vivere, di abitare e di cibarsi, ma non fa dialogare i bambini tra loro a partire dai loro vissuti, perché utilizza categorie culturali e geografiche difficilmente comprensibili per un bambino di 3-6 anni. Per trasformare il patrimonio fiabesco di ogni cultura in un’azione interculturale, comprensibile a bambini di 3-6 anni, è necessario che queste stesse fiabe o storie facciano parte dell’esperienza del bambino, siano ascoltate a casa dalla voce della mamma o del papà, quindi siano parte della quotidianità e del vissuto emotivo. Talvolta i progetti sono realizzati per affrontare le diversità fisiche, come il colore della pelle, una diversità che è sempre più evidente in contesti educativi multiculturali. Affrontare il tema del colore della pelle può risultare particolarmente complesso, se non vi è una riflessione pedagogica, poiché vi può essere il rischio di sottolineare ancora di più le differenze, separando ancora di più chi ha la pelle bianca da quelli che hanno le pelle “colorata”. Sono realizzati progetti che partono dal confronto tra esperienze, come le vacanze, o dall’osservazione di se stesse e dell’ambiente circostante. I percorsi realizzati secondo questo approccio hanno la principale finalità di riflettere sulle differenze e le somiglianze presenti tra tutti i bambini, indipendentemente dalla loro appartenenza culturale. Questa proposta permette di rendere interessanti ai bambini i contenuti affrontati, poiché parte dai vissuti e da situazioni molto vicine per la loro età. Sempre dal punto di vista del confronto tra differenze, interessante è la tipologia di progetti che prevede il coinvolgimento dei genitori in orario scolastico oppure in laboratori svolti al pomeriggio. Questi percorsi permettono di approfondire la conoscenza tra gli adulti facilitando la costruzione di un dialogo tra tutte le famiglie e la scuola stessa. 3.5.1 IL NATALE: FESTA RELIGIOSA O LAICA? L’appartenenza religiosa dei bambini e dei genitori di origine straniera rappresenta un altro aspetto da considerare specie in occasione, ma non solo, delle festività religiose che scandiscono il calendario scolastico. Come sappiamo la religione cattolica è presente come insegnamento nei programmi scolastici, fin dalla scuola dell’infanzia, ma a questa scelta sono seguite indicazioni educative su come affrontare il confronto con le altre religioni che sono comunque rappresentate nel contesto scolastico. Le insegnanti rilevano quali siano le scelte che le stesse famiglie di origine straniera compiono in relazione all’educazione della religione cattolica. In una scuola dell’infanzia situata nella provincia reggiana, i genitori immigrati da diversi anni aderiscono alla scelta della religione cattolica, motivandola come percorso di conoscenza della cultura del paese di accoglienza, un percorso che sembra non essere vissuto come perdita o allontanamento dalla propria religione. Sono le festività religiose, in particolare quella natalizia, che pongono maggiori interrogativi: come festeggiare questa importante ricorrenza della tradizione italiana nel rispetto delle altre religioni? Su questi valori (come l’evento della nascita, la pace e il rispetto reciproco) sono realizzati dei progetti comuni che coinvolgono sia i bambini che frequentano la religione cattolica, sia quelli che sono iscritti alle attività alternative. Ci sono anni in cui le scelte sono diverse e si opta per un festeggiamento di tipo religioso. Possono esserci famiglie che pur avendo la stessa provenienza culturale e professando la stessa religione, operano scelte diverse rispetto alla scelta dell’educazione religiosa o alla partecipazione alla festa del Natale. Lo stesso vale per i genitori italiani di fede cattolica, talvolta richiedenti il rispetto delle proprie tradizioni religiose, talvolta più tolleranti nella scelta di altre modalità di festeggiamento. E poi ci sono famiglie che vorrebbero una scuola più laica, svincolata da ogni genere di fede religiosa. Sarebbe auspicabile, quindi, nel rispetto di tutte le appartenenze religiose, che fossero riconosciute all’interno del contesto scolastico tutte le festività vissute dai bambini a casa. Le richieste e le aspettative delle famiglie possono variare in base alla composizione del gruppo e pertanto è necessari ri-pensare frequentemente la progettazione delle festività del Natale mantenendo un ascolto e un dialogo continuo con i genitori.