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Il mio nome è Giovanni Verga, sono nato a Catania nel 1840, da una famiglia liberale e antiborbonica. Nel 1858 mi iscrivo alla Facoltà di Giurisprudenza, ma non concludo gli studi. Preferisco dedicarmi alla mia grande passione: la letteratura. Nel 1860, con lo sbarco dei garibaldini, mi arruolo nella Guardia Nazionale. Credo fortemente nell'Unità d'Italia. Le mie prime opere letterarie sono a tema patriottico. Nel 1861 scrivo "I Carbonari della montagna" e nel 1863 "Sulle Lagune". Nel 1869 mi trasferisco a Firenze e lì frequento i salotti letterari. Scrivo dei romanzi che parlano di vita mondana e a tema passionale, tra cui Storia di una capinera (1870). Nel 1872 vado a Milano, dove resto per circa 20 anni. Qui conosco gli scrittori della Scapigliatura e il Naturalismo francese. Nel 1874 pubblico la novella Nedda, che anticipa la poetica verista, per il suo linguaggio descrittivo, l'ambientazione rusticana e il distacco narrativo dell'autore. Nel 1878 pubblico la novella Rosso Malpelo, che poi inserirò nella raccolta intitolata Vita dei campi, uscita nel 1880. Il protagonista è un ragazzo disprezzato e maltrattato a causa di un pregidizio legato al colore rosso dei suoi capelli. Nel 1880 pubblico la roba, una novella che poi coinfluira' nella raccolta novelle rusticane, del 1884. I miei progetti letterari sono ambiziosi. Decido di scrivere un ciclo di romanzi, il famoso Ciclo dei Vinti, in cui voglio rappresentare ogni strato sociale, dal più povero al più aristocratico. Nel 1881 pubblico presso l'editore Treves il più famoso di questi romanzi, I Malavoglia. Purtroppo viene accolto freddamente dalla critica. Oltre ai romanzi e alle novelle, mi dedico anche al'opera teatrale. Nel 1884 adatto Cavalleria Rusticana, una delle novelle contenute in Vita dei Campi. L'opera va in scena a Torino, con protagonisti Eleonora Duse e Flavio Andò. Il successo è enorme! Vivo tuttavia un periodo difficile a causa di problemi economici e perchè non riesco a portare avanti il Ciclo dei Vinti. Finalmente nel 1889 riesco a concludere definitivamente Mastro don Gesualdo, che ottiene un grande successo di critica e di pubblico. Nel 1893 decido di tornare definitivamente a Catania, dove oltre alla scrittura mi dedico con grande passione alla fotografia. Giro per la Sicilia fotografando gli ambienti rurali e i suoi protagonisti. Vi mostro alcuni miei scatti. Trascorro gli ultimi due decenni della mia vita a occuparmi delle mie terre e a tentare di ultimare La Duchessa di Leyra. Inoltre continuo ad adattare le mie novelle per il teatro. Nel 1920 per i miei 80 anni si tiene una cerimonia presso il Teatro Bellini di Catania, alla presenza del ministro Croce e con un discorso di Luigi Pirandello. Nello stesso anno ricevo la carica di senatore del Regno, da parte del Re Vittorio Emanuele III. Mi spengo nel 1922 nella mia casa di Vizzini, dopo essere stato colpito da un'emorragia celebrale, circondato dai miei affetti e con al fianco l'amico de roberto. Lascio ai posteri la mia opera letteraria sperando possa essere per voi una lettura piacevole e vi possa servire anche come spunto di riflessione. Date un'occhiata alla mia biblioteca!