Read Aloud the Text Content
This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.
Text Content or SSML code:
La città fu anche colpita dalla guerra franco-spagnola: l'esercito francese, guidato da Armando di Borbone e quello di Modena, guidato da Francesco I d'Este, posero sotto assedio la città nel 1657, ma non ebbero successo e Alessandria rimase spagnola. Nel 1707, durante la guerra di successione spagnola, Alessandria fu occupata dall'esercito imperiale, comandato dal principe Eugenio. Al termine del conflitto, il trattato di Utrecht ne sancì l'annessione al ducato di Savoia. La posizione strategica della città, confinante con le province lombarde in mano all'Austria, spinse Vittorio Amedeo II a fortificarla militarmente, costruendovi un'imponente cittadella a pianta stellare, che prese il posto di Bergoglio. La sconfitta nella battaglia di Bassignana e il successivo assedio francese della nuova cittadella sembrarono segnare le sorti sabaude nella guerra di successione austriaca, ma la situazione venne ribaltata dalla successiva battaglia di Piacenza. La prima campagna d'Italia, dovuta alle mire espansionistiche della Francia rivoluzionaria, causò l'occupazione francese della cittadella. L'esercito russo, membro della seconda coalizione e comandato da Aleksandr Vasil'evič Suvorov, cacciò i francesi nel 1799. Con la vittoria francese nella seconda campagna d'Italia, conclusa dalla battaglia di Marengo, combattuta nel territorio alessandrino, l'intero ducato di Savoia passò sotto l'occupazione francese. L'annessione ufficiale alla Francia avvenne due anni più tardi, nel 1802, e Alessandria divenne capoluogo del dipartimento di Marengo. Napoleone decise grandi rinnovamenti architetturali per la città: la cittadella venne ampliata e fortificata e l'antica cattedrale gotica venne abbattuta in favore di una nuova, in stile neoclassico. Il galletto in ottone sottratto ai casalesi venne spostato sul palazzo del municipio, mentre l'angelo scomparve. Successivamente, nel 1814, la città venne conquistata dagli austriaci e il 30 maggio di quello stesso anno, dopo il trattato di Parigi, rientrò a far parte del ducato di Savoia. L'insurrezione piemontese del marzo 1821, compresa nel contesto dei moti del 1820-1821, partì da Alessandria: gli insorti, guidati da Santorre di Santarosa, presero controllo della cittadella e proclamarono la costituzione, issando una bandiera tricolore per la prima volta nella storia del risorgimento (non è chiaro se verde, bianca e rossa oppure di altri colori). La rivolta, che non riuscì, spinse Carlo Felice di Savoia a cedere alle pressioni dell'impero austriaco, che già in precedenza aveva proposto al re di Sardegna un'occupazione preventiva della cittadella per combattere un'eventuale insurrezione, mirando a spostare il confine occidentale dell'impero ad Alessandria. La cittadella subì l'occupazione straniera per due anni. Andrea Vochieri e cinque militari che avevano partecipato all'insurrezione vennero in seguito fucilati. Agli inizi del novecento iniziò la demolizione della cinta muraria che si concluse, poi, negli anni sessanta del XX secolo. Nel 1847 la città fu inglobata nel regno di Sardegna. La vittoria austriaca nella prima guerra d'indipendenza italiana portò all'armistizio di Vignale, con il quale l'Austria ottenne, per la seconda volta, il permesso per occupare la cittadella. Questa volta, però, per pochi mesi, grazie alle pressioni di Francia e Inghilterra, che ritenevano le condizioni imposte troppo severe. Durante la guerra, inoltre, il governo sardo, che temeva un'avanzata austriaca, decise di rimuovere la copertura del ponte, così da facilitare una sua eventuale demolizione. Nell'ottobre 1859 fu scelta come una delle prime quattro province piemontesi. Nel 1861 il regno di Sardegna diventò il regno d'Italia. La nascita delle ferrovie e l'incremento dei commerci nel Nord-Italia, alla fine dell'Ottocento trasformarono Alessandria in uno dei punti nevralgici per il mercato italiano. Per la sua posizione, tra Torino, Milano e Genova, la città conobbe un grande incremento demografico, che portò ad un'espansione del territorio cittadino, e ad un importante sviluppo industriale, testimoniato dal successo di aziende come i cosmetici Paglieri, i profumi Gandini e, soprattutto, la Borsalino, la cui produzione di caratteristici cappelli in feltro diventò famosa in tutto il mondo. Nel 1891 fu inaugurato il nuovo ponte sul Tanaro, in mattoni e pietra. Il 25 luglio 1899 diventò la prima città italiana capoluogo di provincia ad essere governata da una giunta a maggioranza socialista. Nel corso della seconda guerra mondiale, la città subì ripetuti e pesanti bombardamenti aerei e la sua sinagoga fu saccheggiata e parzialmente distrutta. Nel dopoguerra Alessandria seguì le sorti dell'Italia settentrionale, conoscendo inizialmente quello sviluppo e quella forma di benessere che si diffuse nel nord con il boom economico. La città venne anche scossa dai fatti di cronaca a sfondo politico che insanguinarono l'Italia degli anni settanta: il 9 e il 10 maggio 1974, una rivolta interna al carcere si risolse tragicamente, con 7 persone morte e 14 ferite: quest'episodio fu ricordato come la "Strage di Alessandria". Inoltre, fu in una cascina nei pressi della città piemontese che si tennero le prime riunioni del gruppo delle Brigate Rosse ed ebbe luogo il sequestro Gancia. Il 6 novembre 1994 Alessandria fu pesantemente colpita da una grave alluvione, che colpì ampie zone residenziali (specialmente i quartieri Orti, Rovereto, Borgoglio, Borgo Cittadella, Astuti e San Michele) e varie frazioni, provocando la morte di undici persone. Nel 1998 la città diventò sede, assieme a Novara e Vercelli, dell'Università degli studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro". Nel 2001 venne inaugurato un nuovo ponte sul Tanaro, il ponte Tiziano; anche il ponte Cittadella venne nuovamente ricostruito, nel 2016.