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Il controllo dell'Italia nel 774 passò dai longobardi al regno franco. A quest'epoca risale probabilmente la nascita della corte di Rovereto, che avrà un ruolo centrale per la nascita di Alessandria. Nel 962 il re di Germania Ottone I di Sassonia conquistò il regno d'Italia e istituì il Sacro Romano Impero. Le città italiane, comunque, mantennero grande autonomia ed erano costrette a pagare le tasse all'imperatore solo quando questo viaggiava in Italia. Federico Barbarossa decise che la situazione doveva cambiare, per cui istituì la dieta di Roncaglia e, nel 1162, distrusse Milano, il più importante comune dell'epoca. Gli altri comuni decisero allora di unirsi per lottare contro l'imperatore, per mantenere la loro autonomia, per cui crearono la Lega Lombarda. Per attirare il Barbarossa in Italia la Lega decise di creare una nuova civitas, atto che era un privilegio esclusivamente imperiale. La città, nota semplicemente come Civitas Nova, venne istituita presso il territorio di Rovereto, sia perché si trovava vicino alle terre del marchese del Monferrato, fedele alleato dell'impero, sia perché, posizionato tra il Tanaro e la Bormida, godeva di una posizione facilmente difendibile. La città venne popolata con il contributo dei borghi vicini e fortificata con fondi del comune di Genova. Il 3 maggio 1168 i tre consoli di Civitas Nova firmarono l'adesione alla Lega Lombarda presso Lodi e due anni più tardi la città venne offerta a Papa Alessandro III, che accettò di farla diventare un suo feudo e, così facendo, di legittimare la lotta dei comuni contro l'impero. Il nome della città venne quindi mutato in Alessandria, per esplicitare la sua appartenenza allo Stato della Chiesa. La provocazione dei comuni ebbe l'effetto sperato: l'imperatore giunse in Italia nel 1174 e il 29 ottobre, dopo aver distrutto Susa e ottenuto la resa di Asti, pose l'assedio ad Alessandria. Oltre ogni aspettativa, gli alessandrini resistettero agli attacchi per tutto l'inverno; il 12 aprile l'imperatore si arrese, poiché l'esercito della Lega si stava muovendo in difesa di Alessandria. Le armate si incontrarono presso Montebello, ma invece di combattere sospesero le ostilità per negoziare la pace. Il fallimento delle trattative sfociò nella nota battaglia di Legnano, che costituì una netta sconfitta per Federico Barbarossa. Ciò nonostante, durante la pace di Costanza il controllo di Alessandria passò direttamente all'imperatore e la città venne rinominata Cesarea. La città venne concessa in feudo a Bonifacio I del Monferrato nel 1193. Pochi anni più tardi, tuttavia, i cittadini della città si ribellarono all'autorità imperiale, abbandonando il nome Cesarea e stringendo alleanza con le vicine Asti e Vercelli, ma la disputa fu risolta dall'arbitrio dei comuni di Milano e Piacenza. Per Alessandria e il marchesato del Monferrato cominciò quindi un periodo di tregua, caratterizzato da innumerevoli dispute diplomatiche e sporadiche alleanze. Alleati di Vercelli, gli alessandrini parteciparono alla battaglia di Casei Gerola nel 1213 e alla distruzione di Casale Monferrato nel 1215: in quest'occasione i soldati alessandrini sottrassero al duomo di Casale i corpi dei santi Evasio, Natale e Proietto, e due statue in ottone raffiguranti un galletto e un angelo, che collocarono sui pinnacoli della loro cattedrale. Gli scontri con il Monferrato si riaccesero nel 1228, quando Bonifacio II si alleò con Asti e mosse guerra ad Alessandria. L'intervento della seconda Lega Lombarda, che assediò Mombaruzzo, convinse il marchese alla resa. Nella seconda metà del XIII secolo, l'equilibrio politico del piemonte mutò, a causa delle mire espansionistiche della casa d'Angiò. Alessandria, insieme a molti altri comuni, decise quindi di nominare capitano della città Guglielmo VII del Monferrato. Nel 1291, tuttavia, i cittadini astigiani, anche loro sottomessi a Guglielmo VII, promisero agli alessandrini 85.000 fiorini d'oro in cambio della cattura del marchese. Attirato con un pretesto in città, Guglielmo VII fu imprigionato e fatto morire di fame pochi mesi più tardi. Suo figlio Giovanni I mosse guerra contro Asti e la sottomise, ma morì senza eredi nel 1303. Carlo II d'Angiò ne approfittò per occupare tutte le città a sud del Tanaro, istituendo la contea di Piemonte. Nel 1345, in seguito alla battaglia di Gamenario, l'esercito del Monferrato e quello del comune di Milano si spartirono le terre angioine; Alessandria, perciò, passò sotto la protezione di Luchino Visconti. La vittoria nella battaglia di Alessandria permise a Gian Galeazzo Visconti di unificare i suoi territori nel ducato di Milano. L'accentramento del potere nelle mani del duca, però, spinse i cittadini di Alessandria a sollevarsi, nel 1403. La rivolta venne domata dal condottiero casalese Facino Cane, che ne approfittò per restituire a Casale i corpi dei santi sottratti due secoli prima. Il condottiero, che sognava di creare un suo stato, si fece nominare signore di Alessandria, ma con la sua morte, avvenuta nel 1412, la città torno in pieno possesso dei Visconti. Nel 1417 Filippo Maria Visconti, per porre fine alle lotte tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini istituì il partito della Casa Ducale, accogliendovi famiglie nobili di entrambe le fazioni e concedendo ad esse uno stemma comune e una piazza dove riunirsi. Nel 1447 si estinse la dinastia dei Visconti e i cittadini di Milano proclamarono la repubblica ambrosiana. Carlo di Valois, duca d'Orléans e signore di Asti vantava un diritto sul ducato e, perciò, diede inizio all'invasione delle terre milanesi saccheggiando e distruggendo i castelli di Annone e Felizzano. Gli alessandrini, guidati da Bartolomeo Colleoni, spezzarono l'assedio di Bosco Marengo e sconfissero gli astigiani, mettendo fine alla rivendicazione degli Orléans. Il contado di Alessandria, dunque, rimase stabilmente nelle terre milanesi e ne seguì le sorti: dapprima gli Sforza restaurarono il ducato, che venne poi occupato più volte dai francesi, colpevoli del saccheggio della città nel settembre 1527, e infine divenne una provincia spagnola. Con la sottomissione prima a Milano e poi alla Spagna, Alessandria perse quell'autonomia che l'aveva contraddistinta fin dalla fondazione, ma la stabilità guadagnata le permise di svilupparsi e diventare un importante nodo commerciale tra Genova e la Lombardia. Il ponte sul Tanaro, la cui costruzione era cominciata nel 1455 per volontà di Francesco Sforza, fu dotato di una nuova pavimentazione e di una copertura durante il XVII secolo.