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Capitalismo La velocità dei mutamenti: Il libro di fantascienza “Il chiosco” di Bruce Sterling, è la storia di un proprietario di un chiosco che vende figurine di giocattoli che su richiesta possono essere trasformarti i oggetti reali e tridimensionali, grazie all’utilizzo di quella che oggi chiamiamo stampante 3D, dal 2007 si passa alla concezione di fantascienza per quanto riguarda la creazione di oggetti attraverso la stampante 3 D, ad una realtà della stampante 3D dal 2017 disponibile sul mercato. Luc Boltanski e Ève Chiapello sono gli autori del saggio Il nuovo spirito del capitalismo. Bruce Sterling è l'autore del libro di fantascienza Il chiosco. Modelli di capitalismo e rivoluzione industriale. Primo spirito del capitalismo è associato al capitalismo familiare. Prima rivoluzione industriale Dal XVIII al XIX in Europa e America le società rurali diventano industriali e urbane. Secondo spirito del capitalismo: grande impresa industriale centralizzata, regime di produzione fordista (catena di montaggio su larga scala), la sua figura emblematica è il lavoratore salariato. Seconda rivoluzione industriale: Produzione di massa, innovazioni tecnologiche senza precedenti es. trasporti, comunicazione. Terzo spirito del capitalismo: capitalismo globalizzato che utilizza le nuove tecnologie. Terza rivoluzione industriale: è la rivoluzione digitale cominciata negli anni ’80. I progressi tecnologici riguardano il personal computer internet e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. AZIONI COLLETTIVE E SOGGETTIVITA’ In seguito alla rivoluzione industriale nasce il CRAFT UNIONISM che associa lavoratori e lavoratrici che svolgono la stessa attività creando un’identità collettiva che si costruisce intorno alla particolare professione, come ad esempio i calzolai, il sindacato degli artisti o degli attori. In seguito alla prima guerra mondiale nasce il INDUSTRIAL UNIONISM che associa lavoratori e lavoratrici di uno stesso settore, indipendentemente dal territorio e dalla qualifica, creando un’identità collettiva di lavoratori che si costruisce intorno alla classe e che non necessariamente devono essere iscritti al sindacato per riconoscersi all’interno di questa condizione, dando così una maggiore influenza nella contrattazione e nelle situazioni di sciopero, ad esempio nasce Industrial Workers of the World (I.W.W.), il sindacalismo industriale, i grandi sindacati europei. Declino del sindacato a partire dagli anni ’90 dopo un trentennio glorioso: avviene il fenomeno della terziarizzazione (aumento dell’importanza del settore dei servizi, rispetto a quelli della produzione agricola e industriale) flessibilizzazione, precarizzazione, un modello post-fordista ove le identità collettive non sono più legate a una classe, si avvia un processo di individualismo che per i soggetti comporta nuove libertà (nuove dinamiche, aumenta la mobilità) e al contempo maggiori rischi, si diffonde il fenomeno di working poor, di lavoratori che pur avendo un’occupazione si trovano a rischio di povertà. IL CAPITALISMO DELLE PIATTAFORME Industria 4.0 è un processo che scaturisce dalla quarta rivoluzione, trasforma la produzione industriale rendendola digitale, il lavoro diventa intelligente grazie all’utilizzo delle macchine, creando nuovi modelli di business, l’internet industriale ridurrà i costi di lavoro, i costi legati alla produzione come l’energia, ridurrà gli errori e migliorerà la qualità, (es. la Tesla Motors, azienda californiana con robot all’avanguardia e sistemi produttivi in grado di realizzare auto elettriche personalizzate in base alla richiesta dei clienti). Quarta rivoluzione industriale: la tecnologia è incorporata nella società (es. robotica, intelligenza artificiale, algoritmi, biotecnologie ecc.). Quarto spirito del capitalismo: Affective capitalism (basato sull’affettività), Biocapitalismo (biopolitica), Knowing Capitalism (della conoscenza), Platform capitalism. Movimenti di lavoratrici e lavoratori: Mobilitazioni collettive in rete (es. Collettivo zero, we are dinamo), food delivery consegna a domicilio del cibo e del ruolo del rider (del fattorino del nuovo millennio) che ha come datore di lavoro una piattaforma sia essa UBER, JUST EAT, ed nel caso di un conflitto di lavoro e l’esercitazione dei propri diritti la procedura diventa complicata in quanto il datore di lavoro non è una persona fisica ma è un’interfaccia digitale. L’avvento del capitalismo delle piattaforme risale agli anni '90 con l'affermarsi della Californian ideology, dove potenti imprese tecnologiche come Google, Facebook, sono delle “infrastrutture digitali” (nuova azienda) capaci di far interagire gruppi di persone. Queste piattaforme come Google cercano di attirare utenti offrendo servizi gratuiti come ad esempio le e-mail ma guadagnano sul lato pubblicitario. Possiamo presentare 4 tipi di piattaforme diverse: -piattaforme di advertising (Googe, Facebook) che acquisiscono dati in base agli utenti che le visitano e dopo averli analizzati li vendono agli inserzionisti, i quali pubblicano pubblicità in base alle ricerche dell’ utente. Gli utenti quindi mentre vagano sulle piattaforme, vengono monitorati con cookies e altri strumenti, quindi possiamo parlare di “capitalismo del controllo”. -piattaforme cloud (Amazon Web Services = AWS, Dropbox) che possiedono hardware e software che affittano ad aziende. Queste aziende quindi non perdono tempo a sviluppare i programmi ma li fittano direttamente. Facendo così, società come Amazon acquisiscono sempre più dati e quindi possono crescere sempre più velocemente. -piattaforme prodotto (Spotify, Amazon) generano profitto usando altre piattaforme per trasformare un bene tradizionale in un servizio a pagamento. Ex: pago Spotify per ascoltare musica da un app. -piattaforme lean (airbnb, Uber) riducono costi o li eliminano. Sono piattaforme che si basano sulla delocalizzazione, i lavoratori sono delocalizzati, il capitale delocalizzato, tutto delocalizzato. I lavoratori sono collaboratori autonomi e non impiegati (si pensi agli autisti di Uber): i collaboratori vengono pagati ad incarico, a chiamata e quindi possiamo parlare di gig economy. Tuttavia anche i braccianti, camerieri, idraulici sviluppano un lavoro lean, occasionale. I telefoni sono diventati essenziali per questi lavoro perchè permettono di ricevere offerte lavorative Fenomenologia del capitalismo: La rete è diventata onnipervasiva, governata da algoritmi che selezionano informazioni, persone ecc. Il flusso di dati che attraversa la rete è utilizzato da grandi corporation, attraverso processi di profilazione. Appropriazione del lavoro inconsapevole svolto in rete, messo in atto attraverso la semplice presenza online e il flusso spontaneo di interazioni. Il capitalismo delle piattaforme si caratterizza per due modelli economici: la sharing economy e la on-demand economy. La sharing economy si basa su una relazione tra soggetti che si scambiano beni, servizi e informazioni che non è più mediata dai tradizionali operatori del mercato, bensì da intermediari digitali. Si parla di on-demand economy quando le attività lavorative vengono prestate su piattaforme digitali. L'esempio più noto di on-demand economy è Amazon mechanical turk, una piattaforma di crowdworking (è un sistema innovativo che mette in contatto la domanda e l’offerta di prestazioni professionali, lanciare una proposta di un servizio, di una prestazione professionale in internet in attesa che qualcuno la trovi interessante) che si è sviluppata principalmente negli Stati Uniti e in India. Amazon fornisce la piattaforma, definendo la tempistica e le modalità di lavoro (si tratta principalmente di microjobs) e attribuendosi la maggior parte del ricavo. Chi lavora si fa carico del rischio e mette a disposizione risorse e mezzi per svolgere il lavoro (cellulare, bicicletta). La disconnessione sostituisce il licenziamento, il datore di lavoro è sostituito da un algoritmo. Il lavoro della conoscenza è una tipologia di lavoro che caratterizza il capitalismo delle piattaforme. Uno dei tratti distintivi del lavoro della conoscenza è il passaggio dal clock work al task-oriented work, passioni lavorative messe a valore, ambivalenza della condivisione del sapere nelle relazioni di lavoro, free work basato sull’informità e sulla confusione tra tempo libero e tempo di lavoro, non retribuito, invaso dalle vite e delle identità delle persone sino a divenire totalizzante.