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Ci troviamo nella suggestiva cornice del centro storico brindisino, dove è ubicato l'antico palazzo De Marzo. La dimora prende il nome dalla famiglia De Marzo che acquistò l’immobile durante la prima metà del ‘700 come propria residenza. Nel settecento, da quanto si legge su alcuni documenti dell’epoca, era circondato da tre strade pubbliche ed un giardino privato, ed era caratterizzato dal bel portale sormontato dall’archivolto in rilievo che ancora spicca sulla facciata. Esisteva un’altra straordinaria loggia che dal palazzo si affacciava sulla laterale via Maddalena, ma fu resa irrecuperabile dopo l’incendio del 5 aprile 1946 durante la sommossa dei reduci di guerra: i dimostranti in preda all’esaltazione e al furore, decisero di fare irruzione all’interno dell’edificio, sede degli uffici dell’esattoria e delle imposte, ed appiccare il fuoco al carteggio con l’intento di distruggere gli schedari e le cartelle di pagamento. Il fuoco si diffuse in tutto lo stabile causando gravi danni, distruggendo gran parte dell’edificio e l’intero mobilio. Il palazzo all’epoca dei fatti era legato alla nascente parrocchia Ave Maris Stella, dopo che Clementina De Marzo, verso la fine egli anni ’20 del novecento, dispose l’assegnazione dell’immobile alla chiesa di Brindisi. Al piano terra venne anche ospitata la Pretura, trasferita poi nel 1930 palazzo Granafei. Adesso, nelle immediate vicinanze del Monumento al Marinaio vi raccontiamo nello specifico i dettagli relativi alla cripta ed al piazzale del monumento. Nel 1965 sul lato del porto, di fronte alla cripta, venne installata un'ara votiva, con una fiamma perenne, e vennero scoperte lapidi dedicate ai caduti della Marina Militare nella seconda guerra mondiale. Nel 1968, durante i lavori di dragaggio dell'avamporto, fu recuperata la campana di bordo della corazzata Benedetto Brin, affondata per lo scoppio della santa Barbara nel porto medio di Brindisi nel 1915; essa fu posta nella cripta del Monumento. Dal 27 settembre 2017, in occasione del 102º anniversario del suo affondamento, all'interno della cripta, sono stati posizionati un modellino in scala 1/100 della Regia Nave Benedetto Brin realizzato da Marco Matulli e una statua di Santa Barbara realizzata dal professor Cosimo Marinò. La cripta-sacrario che si trova alla base del monumento è a forma di scafo rovesciato, ed archi a forma di ogiva, e sull'altare la statua della Vergine "Stella del Mare". Su marmi di colore nero negli archi ai lati dell'ingresso sono riportati i nomi dei circa 6 000 marinai della Regia Marina Militare e della Regia Marina Mercantile caduti dall'Unità d'Italia sino alla data di inaugurazione del Monumento. Su 4 marmi bianchi posti sulle ultime 4 colonne del corridoio principale, 2 per lato, prima dell'Altare sono riportati i nominativi delle Medaglie d'Oro alla Memoria della Prima e della Seconda Guerra Mondiale e su dei marmi messi negli archi intorno all'altare sono incisi per tipo di Unità i numeri dei marinai, suddivisi per grado, caduti nella seconda guerra mondiale. Sul piazzale superiore del monumento sono situate due ancore che appartenevano all'incrociatore leggero austro-ungarico SAIDA che venne rinominato Venezia una volta avuto in riparazione dei danni di guerra insieme ad altre unità, nonché due cannoni appartenenti a sommergibili austro-ungarici. Sul lato del porto, a destra e a sinistra del monumento-timone, sono presenti alti muraglioni che riproducono le murate di una nave, accessibili da due ampie scale simmetriche, ai lati della cripta. I due grandi fasci littori presenti in origine sui due lati esterni del Monumento sono stati tolti alla caduta del regime fascista. Il monumento, gestito oggi dal comune di Brindisi, è visitabile accedendovi dal piazzale retrostante il porto, nel quartiere Casale: dall'interno è possibile ascendere al punto più alto sia tramite una scala elicoidale sia attraverso un ascensore. Dalla sommità del monumento si può godere di un'ottima visuale panoramica sulla città, sul porto, sul Mare Adriatico e sull'aeroporto di Brindisi. Ill 7 marzo 1991, all’orizzonte di Brindisi, apparve una cosa che non si era mai vista prima. Due grosse navi mercantili provenienti dall’Albania, la Tirana e la Lirija, si dirigevano verso le coste italiane con a bordo 6.500 persone. Le autorità italiane le avevano fermate il giorno prima, spaventate dal loro arrivo, ma dopo poche ore le avevano lasciate passare: non sarebbe stato possibile lasciare in mare a lungo un numero tale di persone. In breve tempo, oltre alla Tirana e alla Lirija, arrivano altre navi e barche di varie dimensioni, che il 7 marzo attraccarono al porto di Brindisi. Dalle navi scese una quantità di persone che ancora oggi non conosciamo con precisione: alcune stime parlano di 18mila, altre di 27mila. Era appena iniziato il periodo degli sbarchi di migranti provenienti dall’Albania, che durò parecchi anni e per certi versi cambiò per sempre l’Italia. Molti di quei 30mila profughi ormai avevano invaso il centro e persino la periferia della città, smarriti, in cerca di non si sa cosa. E allora vedevi anziane signore che aiutavano mamme con bambini per coprirli con giacche in genere oversize che fungevano per i piccoli da cappotto nelle cui maniche sparivano anche le mani. Gente che svuotava i frigoriferi e portava in strada pane, salumi, formaggi, frutta e ancora acqua e latte. Altri che invitavano i profughi a salire in casa per offrire loro un piatto caldo. Coperte e persino giocattoli che uscivano dalle case. E questo accadeva sia di giorno che di notte in quei primissimi giorni dell’invasione. Nessuna paura, nessun fastidio, diffidenza zero. Da questo lato del porto possiamo ammirare in tutto il suo splendore il monumento al Marinaio d'Italia, una struttura a forma di timone alta circa 53 metri che spicca sul porto di Brindisi. La struttura è in cemento armato interamente rivestita in carparo ed è colloquialmente noto fra i residenti anche come "la jatta ‘ssittata", cioè la gatta seduta. Il monumento è stato realizzato per commemorare i circa 6000 marinai caduti in occasione della prima guerra mondiale per volere di Benito Mussolini e la scelta di Brindisi, preferita alla Spezia e Trieste, fu dovuta al ruolo centrale che ebbe la città durante la Grande Guerra. Per la realizzazione fu indetto un concorso nazionale per architetti e scultori e vi parteciparono ben 92 bozzetti. Il vincitore fu proprio quello di un grande timone con cappella-sacrario presentato dall'architetto Luigi Brunati e dallo scultore Amerigo Bartoli dal titolo “Sta come torre”. I lavori per la realizzazione durarono un anno, dal 28 ottobre 1932 all'ottobre del 1933. L'inaugurazione avvenne il 4 novembre 1933, alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Nel 2014 il Ministero della Difesa ha ceduto la proprietà del monumento al comune di Brindisi. Ulteriori informazioni relative al Monumento al Marinaio possono essere ascoltate sull’altra sponda del porto nelle immediate vicinanze del monumento. Nel signorile quartiere Casale, trova posto al suo interno il pittoresco Villaggio dei Pescatori, progettato dall’ing. Ugo D’Alonzo nel 1938 e portato a compimento nel 1959, per accogliere i pescatori del quartiere marinaro delle Sciabiche, situato sull’opposta sponda del seno di ponente. A dare inizio all’inconsulta azione demolitrice delle Sciabiche nei primi anni del XX secolo, furono le cronache dei giornali che parlavano di case “fatiscenti e sconnesse” e “senza i servizi essenziali”. Questa caratteristica zona della marina erana animata da gente semplice come pescatori e barcaioli che lavorava sulla banchina con i propri attrezzi e per questo motivo era detta appunto Riva dei Pescatori; erano queste le figure sociali che d’un tratto furono “obbligate” a prendere posto in quello che da sempre era considerato luogo in cui le classi più facoltose decidevano di trasferirsi per le vacanze o per sfuggire ai pericolosi miasmi del porto interno. Recentemente questo villaggio, in particolare nel periodo primaverile ed estivo, ha vissuto una rivalutazione sotto il profilo culturale e gastronomico, diventando spazio di numerosi eventi legati alle tradizioni del mare. Lo storico palazzo che ci troviamo qui davanti è il Palazzo Ripa, ci troviamo in una storica via del centro cittadino, via Carmine. Questo palazzo era un’elegante dimora nobiliare cinquecentesca, il Palazzo Ripa di Brindisi custodisce secoli di storia in forme nitide, essenziali e simmetriche. Il nome deriva dalla famiglia che ne è stata la prima proprietaria. Fu la prima residenza di Giovanni Leonardo Ripa, sindaco della città nel 1588 e 1589. Il palazzo si articola su due livelli: al piano inferiore si apre l’elegante portale con arco a tutto sesto coronato da una cornice dentellata alle cui estremità troneggia lo stemma gentilizio della famiglia Ripa. Su entrambi i lati dell’ingresso principale si dispongono simmetricamente due piccoli accessi con altrettante aperture quadrangolari disposte in asse. Il prospetto del piano superiore è animato da cinque finestre rettangolari con architravi. Oggi, purtroppo, il palazzo è in stato di abbandono.