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Inglobata nell'angolo destro della facciata principale svetta la torre, elemento comune a moltissime dimore storiche della città. Il piano terra è in pietra, con due finestre murate quadrangolari (una su ogni lato visibile) e una porta a sesto acuto su Via Cavour, una delle poche vestigia gotiche del palazzo. Il piano nobile è l'unica parte della facciata che conserva le finestre originali con la cornice in ardesia; le sovrastano le finestre ovali e il cornicione. Al di sopra del livello del tetto, la costruzione svetta per un'altezza comparabile a quella inferiore, con in cima quattro aperture centinate (una per lato). La sommità, prima merlata, fu decorata a fine '500 con una fascia a forma di balaustra, sovrastata da quattro sfere con sostegno. Uno studio di qualche anno fa compiuto dall'avv. Cosimo Costa, presidente della sezione ingauna dell'IISL, era giunto a stabilire i criteri di riconoscimento dell'antichità delle torri di Albenga (un tempo quasi cento, ora molte meno). Applicandoli alla torre d'angolo di palazzo Peloso Cepolla, essa risulta essere una delle ultime per realizzazione tra quelle che sono arrivate fino a noi. Nell'arco del solo XIII secolo, infatti, lo stile delle torri si è evoluto considerevolmente, tanto da rendere semplice individuare il periodo di ognuna. I basamenti a conci di pietra rustica nei primi decenni del 'Duecento erano molto alti, giungendo anche alla metà dello sviluppo verticale della costruzione, ed erano formati da bugne di dimensioni alquanto grandi, ad uso più difensivo. Nel corso dello stesso secolo ognuno di questi parametri andò invertendosi, con basamenti più bassi, formati da pietre più lavorate e più piccole, ad uso maggiormente ornamentale. Ad esempio, la torre Della Lengueglia-Costa, una delle più antiche (ormai mozza nella sua parte di mattoni ed inglobata nel retro dell'omonimo palazzo) ha un basamento di oltre 12 metri formato da bugne rustiche; quella Peloso Cepolla, invece, ha uno zoccolo di pietre lavorate alto circa sei metri: risulta essere quindi degli ultimi decenni del '200. Sul lato che si affaccia su via Cavour è ancora visibile il muro medievale, integrato in alcuni punti con le modifiche secentesche e ottocentesche, che rende l'idea di come potesse presentarsi il palazzo fino ai grandi lavori di Prospero Cepolla. È composto, partendo da sinistra, dalla torre, una casa medievale del XIV secolo, un muro di epoca successiva che chiude lo spazio un tempo occupato da una via, un corpo di mattoni del XV secolo ricoperto da affreschi. Su quest'ultimo fa mostra di sé una bella quadrifora (la stessa che si vede dall'interno nella sala dei Filosofi) ma soprattutto sono da apprezzare gli affreschi, quasi tutti non identificabili a causa dei pezzi mancanti ma con colori ancora vivissimi. Si riconoscono figure in piedi nella parte inferiore e in cima un fregio che rappresenta un corteo. Se il prospetto su piazza san Michele versa in cattive condizioni, questo è letteralmente fatiscente: finestre murate sono in realtà riempite con mattoni disposti in modo disordinato e delle crepe preoccupanti lo attraversano in lungo e in largo, suggerendo la necessità di un massiccio intervento di restauro. Il pianterreno è quello che più è stato interessato dalle modifiche secentesche dopo il piano nobile, anche per motivi strutturali (i muri portanti devono sostenere quelli dei piani superiori). Alcune stanze di botteghe hanno parche decorazioni; quasi tutte presentano uno stemma Cepolla In pietra (una particolarità è una sala su via Cavour in cui il blasone in pietra è incassato nel muro capovolto, con le cipolle che "pendono" all'insù). L'atrio secentesco ha tre pilastri che reggono arcate sostenenti la volta; ad oggi non sono più agibili gli ingressi laterali e ci si può accedere solo da piazza san Michele. In fondo, allineato con il portone, c'è lo scalone con l'affresco dell'imperatore Proculo sulla parete di sfondo del primo pianerottolo. Sulla destra si apre il cortile (una rarità per un palazzo ingauno), ad oggi occupato dal retro di una bottega, che dà luce all'atrio. È da sottolineare come la residenza dei Cepolla, in una città con tanti illustri esempi di scalone d'onore (cito solo ad esempio il prospiciente palazzo Costa-Della Lengueglia o i palazzi Rolandi-Ricci e Borea-Ricci), abbia uno scalone piuttosto elementare, con tre fughe con volta a botte intervallate da due pianerottoli e corrimano in ferro, in contrasto con la sua magnificenza. Nell'atrio sono conservati cimeli del Museo Navale Romano, tra cui l'importante campana subacquea utilizzata durante le prime operazioni di recupero su navi romane. L'affresco dell'imperatore usurpatore Proculo (da cui i Cepolla pretendevano discendenza), restaurato nel 1960, è nuovamente quasi illeggibile.