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Papa Clemente XI, con Breve apostolico del 19 giugno 1708 concesse alla congregazione religiosa dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie -volgarmente detti Scolopi- la gestione del seminario vescovile e del santuario. In occasione della visita di papa Benedetto XIII ad Albano, in margine al viaggio di ritorno da una visita apostolica a Benevento nel 1727, il cardinale Nicolò Maria Lercari fece edificare accanto alla sagrestia del santuario una cappella dedicata a san Filippo Neri: infatti, Benedetto XIII quando era arcivescovo di Benevento aveva affidato a questo santo la propria salvezza durante il terremoto del 1703. Il 5 giugno 1728 monsignor Ranieri-Simonetti, canonico della basilica di San Pietro in Vaticano, incoronò solennemente l'immagine della Madonna della Rotonda, alla presenza delle autorità cittadine, del capitolo dei canonici regolari della cattedrale di San Pancrazio e delle autorità religiose locali. Durante le carestie del 1755, del 1756 e del 1779 la tradizione popolare tramanda che molti si appellarono alla Madonna della Rotonda: in particolare, nel 1779 il grande afflusso di fedeli portò allo sconvolgimento dei gradini dell'altare. Dopo l'occupazione francese di Roma, avvenuta il 9 febbraio 1798, e la conseguente proclamazione della Repubblica Romana il 15 febbraio, Frascati, Marino, Albano e Velletri si costituirono in altrettante repubbliche autonome gemellate con quella romana: come nell'aprile 1798 un commissario governativo si incaricò del recupero di tutti i preziosi del santuario di Santa Maria di Galloro in Ariccia, così avvenne anche al santuario della Rotonda, dal quale erano stati cacciati i religiosi scolopi in forza della soppressione degli ordini religiosi. Nel 1801 la cura del santuario venne nuovamente affidata al clero diocesano. Tra il 21 maggio ed il 5 dicembre 1829 ben 248 scosse di terremoto sconvolsero l'area dei Colli Albani: la popolazione di Albano, notando la scarsa entità dei danni alle persone ed agli edifici, pensò di attribuire ciò all'intercessione della Madonna della Rotonda, tanto che tra il 22 ed il 30 agosto di quell'anno si svolsero solenni celebrazioni per una nuova incoronazione dell'immagine presso la basilica cattedrale di San Pancrazio. Nel 1833 furono effettuati alcuni lavori di restauro e recupero dell'edificio, profondamente modificato rispetto all'originario aspetto romano e venne eseguita, fra le altre, una decorazione a guazzo, rinnovata in seguito nel 1883 perché rovinata. Il cardinale vescovo della sede suburbicaria di Albano, Lodovico Altieri, nella relazione della visita ad limina del 15 dicembre 1864 al santuario, affermò che la Madonna della Rotonda era anche conosciuta come "Madonna del Suffragio". Il popolo albanense ricorse particolarmente all'intercessione della Madonna della Rotonda nell'Ottocento, nelle circostanze del colera del 1837, delle siccità del 1844 e del 1847, del terremoto del 1850, dell'epidemia crittogamica del 1855, delle grandinate del 1858 e del 1861, e per la devastante epidemia di colera del 1867, che mieté tra le sue vittime anche il sunnominato cardinale vescovo Lodovico Altieri. Nel 1878 il cardinale vescovo Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst fece realizzare una nuova facciata per il santuario, di ordine dorico, progettata dall'architetto Mariano Salustri: nel frattempo all'interno del santuario venne rifatto il pavimento. L'immagine della Madonna della Rotonda venne solennemente incoronata per la terza volta il 14 maggio 1905, presente il cardinale vescovo della sede suburbicaria di Albano Antonio Agliardi. La corona apposta sull'immagine nel 1829, assieme ad altri gioielli annessi e ad alcuni ex voto, erano stati infatti oggetto di un furto sacrilego nell'ottobre 1904. Anche nella vicina Marino la venerata immagine della Madonna del Popolo, conservata nella basilica di San Barnaba, fu oggetto di ben due furti sacrileghi in quegli stessi: per tale reato furono condannati a tre anni di reclusione tre anarchici del posto, ma non c'è alcun elemento provato per collegare i due furti di Albano e Marino. I primi restauri in senso moderno del luogo di culto -ovvero non rifacimenti, ma opere tese a recuperare la struttura romana- risalgono al 1919, quando vennero recuperate le quattro nicchie laterali, portando alla luce dietro ad un tramezzo settecentesco o di inizio Ottocento gli affreschi trecenteschi della Storia della Vera Croce. Nel 1931 si venne a creare un comitato cittadino per promuovere i restauri alla cupola del santuario: la Regia Soprintendenza ai Monumenti per il Lazio fece eseguire dunque i primi lavori alla struttura, riscontrando tuttavia problemi notevoli nell'intero edificio. Tra il 1933 ed il 1934 venne elaborato un progetto organico di recupero dell'intero monumento per riportarlo all'originario aspetto romano: i lavori, di grande entità, andarono avanti dal 1935 al 1938. Si trattò di consolidare la cupola; di abbassare il pavimento riportandolo 3,30 metri sotto il piano stradale, al livello romano; di restaurare la cortina laterizia e di riprendere i costoloni in travertino che sorreggono la cupola; di sistemare l'abside e le nicchie laterali; di riportare alla luce gli affreschi trecenteschi oscurati nel corso dei secoli successivi. L'altare maggiore del santuario rinnovato venne consacrato il 5 agosto 1938: tuttavia il santuario venne officiato ufficialmente solo il 25 luglio 1949 dal cardinale vescovo Giuseppe Pizzardo. La città di Albano subì il primo e più massiccio bombardamento aereo alleato durante la seconda guerra mondiale il 1º febbraio 1944, assieme ad Ariccia: molti abitanti di Albano si affidarono con devozione alla Madonna della Rotonda perché li scampasse alle vicende belliche. I danni subiti dalla struttura del santuario furono stimati il 26 giugno 1944. Una successiva perizia sul santuario venne svolta il 20 luglio 1948 e risultò necessaria la copertura del tetto con una rete metallica e con infissi di legno, per prevenire le infiltrazioni di acqua piovana. Il 28 giugno 1949 venne svolta una perizia sul campanile romanico, che portò l'inizio dei lavori all'ottobre 1951. Gli interventi effettuati conferirono a tale elemento architettonico l'aspetto che possiede ancora oggi. Nel 1960 il santuario venne chiuso a causa dell'umidità eccessiva -oscillante tra l'87% ed il 95%-, che danneggiava non tanto le opere d'arte quanto la salute dei fedeli. L'episodio ha rappresentato un caso interessante nell'ambito del risanamento igienico di edifici: infatti l'umidità inizialmente fu attribuita all'evaporazione della parete perimetrale per un'altezza di circa un metro e mezzo; in seguito, nuove analisi ne attribuirono la causa non solo alla parete perimetrale, ma soprattutto al pavimento antico -200 m² di superficie condensante-, situato dopo i restauri del 1935-1938 circa 3 metri sotto il livello stradale. La soluzione fu perciò eliminare l'antico pavimento musivo e sostituirlo con uno nuovo dotato di camera d'aria. Nel 1979, a cura della Soprintendenza ai Monumenti per il Lazio, vennero eseguiti gli ultimi lavori di restauro ai cicli pittorici trecenteschi presenti nelle nicchie laterali. Durante i lavori in occasione del Grande Giubileo del 2000 la chiesa fu restaurata ad opera dell'architetto Marco Silvestri. I lavori consistettero, oltre ai restauri interni le nicchie ed esterno le due facciate, nella realizzazione della grande scala a lumaca posta nel campanile in sostituzione della logora scaletta "provvisoria" realizzata durante i lavori del Terenzio. La scala ha la caratteristica, unica nel suo genere, di non poggiare sul terreno ma di essere completamente sospesa rampa per rampa da tiranti di acciaio. In questo modo si è evitato di interferire con eventuali resti archeologici nel substrato ipogeo.