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Palazzo Pamphilj (o del Collegio Nazareno) è un palazzo storico della città di Albano Laziale, in provincia di Roma, nell'area dei Castelli Romani. Il palazzo fu costruito tra il 1708 ed il 1717 dal cardinale Benedetto Pamphilj in sostituzione di alcuni casini di campagna risalenti alla seconda metà del Seicento situati alla sommità del tridente di Albano, una nuova espansione urbanistica della città concepita alla metà del Seicento dal cardinale Fabrizio Savelli, abate commendatario della chiesa di San Paolo. Il palazzo divenne proprietà dei padri Scolopi del Collegio Nazareno di Roma nel 1764, e fu adibito a residenza estiva degli alunni del collegio fino al 1944, quando fu requisito per destinarlo a ricovero di 52 famiglie sfollate di guerra. Attualmente è una proprietà privata, e versa nel degrado e nell'incuria più totale, nonostante sia stato addotto come esempio illuminante di fabbrica patrizia sui Colli Albani e di cantiere di ricostruzione settecentesco in un dettagliato studio di Marco Silvestri ed Enzo D'Ambrosio per l'accademia degli Incolti del 1988. La realizzazione del tridente di Albano come un insieme di tre strade rettilinee convergenti in un unico punto fu promossa dal cardinale Paolo Savelli, abate commendatario dell'abbazia di San Paolo, sfruttando le terre di proprietà dell'abbazia. Già dal 1282 il cardinale Giacomo Savelli, dal 1285 papa Onorio IV, aveva realizzato il complesso abbaziale di San Paolo, dotandolo di ingenti proprietà nel territorio albanense ed attorno al Lago Albano (come il pittoresco romitorio di Sant'Angelo in Lacu). Il tridente di strade si articolò come un'espansione urbanistica della città, finora ristretta orizzontalmente lungo il tracciato della decaduta via Appia Antica, che si innestava sull'attuale corso Alcide de Gasperi (il "corso di sopra" degli albanensi) e si sviluppava con tre strade che collegavano i punti strategici della città all'abbazia di San Paolo: l'attuale via Leonardo Murialdo (la "strada terza" del catasto Gregoriano) con la basilica cattedrale di San Pancrazio, l'attuale via San Gaspare del Bufalo (la "strada seconda" del catasto Gregoriano) con il santuario di Santa Maria della Rotonda e l'attuale via Aurelio Saffi (la "strada prima" del catasto Gregoriano) con la via Appia e, sbagliando di poco il tiro, con Palazzo Savelli. Il primo edificio costruito nella nuova espansione (il "Borgo Nuovo", oggi borgo San Paolo) fu un casino di campagna edificato dal cardinale Vincenzo Maculani, un ingegnere militare domenicano al servizio pontificio, tra il 1657 ed il 1662. Il canone d'affitto annuo che doveva versare all'abbazia di San Paolo, proprietaria del terreno, ammontava a due libbre di cera (circa 600 grammi). Accanto a questo palazzo, costruito ad angolo tra la piazza e le attuali via Murialdo e via San Gaspare del Bufalo, sul lato verso valle sorse il casino di campagna dei marchesi Bottini. In seguito, il "tridente" venne occupato da nuovi palazzi nobiliari: palazzo Rospigliosi, costruito nel 1667 dirimpetto al casino Maculani (oggi ospita l'istituto paritario "Leonardo Murialdo" ed il collegio dei padri Giuseppini) ed il casino Nuñex su piazza San Paolo, il palazzo del cardinale Bernardino Giraud (1721-1782) ed il neoclassicheggiante palazzo Croci sull'attuale via Aurelio Saffi. Il 6 dicembre 1707 il cardinale Benedetto Pamphilj, mecenate, librettista e bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana, inviò ad Albano l'architetto Filippo Leti per effettuare una stima del valore del casino Maculani ed anche dell'adiacente casino Bottini, essendo intenzionato ad acquistarli per edificarvi un nuovo palazzo. Il casino Maculani, edificio a due piani con cortile, cappella, stalla e tinello, risultava in pessimo stato, incompiuto e fin troppo rustico, con le nuche pontaie ancora a vista. L'adiacente casino Bottini invece, seppur molto più piccolo, era più rifinito, e contava sempre due piani con cortile, tinello, stalla e cappella. L'estimo finale fu di 3000 scudi pontifici per il casino Maculani e di 1500 per il casino Bottini: l'acquisto delle due proprietà venne siglato a Roma, presso il palazzo Doria Pamphilj, il 30 e 31 gennaio 1708. In seguito, il cardinale Pamphilj acquistò anche una proprietà indivisa dell'estensione di 113 metri quadrati appartenente a tale Maddalena Ubaldi vedova Giannini, sita lungo l'attuale via Murialdo, confinante con le sue nuove proprietà: l'acquisto venne concluso il 26 marzo 1708. La fabbrica del palazzo fu incominciata dall'architetto Simone Costanzi, il quale tuttavia morì in corso d'opera nel 1709, perciò la fabbrica venne seguita da Filippo Leti con la supervisione del capomastro De Rossi. Un'altra partecipazione nella progettazione e nell'abbellimento del palazzo fu quella dell'architetto e pittore Domenico Paradisi, che tra il 1709 ed il 1712 lavorò alla decorazione degli interni di rappresentanza del palazzo: oltre a lui, la decorazione pittorica fu realizzata dal pittore Macci, direttore dei lavori, e dal pittore Severino Lucentin, che si occupò dell'arredo della fuga di stanze al piano nobile. Se nel 1712 era probabilmente completato il fronte del palazzo su piazza San Paolo, tra il luglio ed il settembre 1717 la fabbrica si ampliò con l'acquisto da parte del cardinale Pamphilj della casa dei fratelli Domenico e Matteo Giannini, adiacente alla sua proprietà e con affaccio sull'attuale via San Gaspare del Bufalo: in questo spazio venne realizzato il cortile "della cavallerizza". Il materiale per la fabbrica era di facile reperimento: il legno veniva direttamente dai boschi albanensi sulle pendici del Lago Albano, la calce dal feudo di famiglia di Valmontone ed i mattoni da Roma, attraverso i padri oratoriani della Chiesa Nuova. Il 1º giugno 1710 il palazzo fu visitato da papa Clemente XI, amico del cardinale Benedetto Pamphilj: man mano che l'edificio veniva completato, veniva utilizzato come luogo di feste e salotti culturali dal cardinale letterato. Il cardinale Pamphilj morì a Roma il 22 marzo 1730, lasciando il palazzo al nipote Camillo Filippo Pamphilj, il quale a sua volta morì nel 1747, lasciando tutti i suoi beni a Girolamo Pamphilj, che morì nel 1760: perciò il palazzo spetterà a suo nipote, il cardinale Girolamo Colonna di Sciarra. Alla morte anche di questi, nel 1763, la proprietà del palazzo passò al cardinale Marcantonio Colonna ed al principe Lorenzo Onofrio II Colonna con i suoi nipoti: tuttavia il principe genovese Andrea Doria Landi, riconosciuto da papa Clemente XIII come legittimo erede dei Pamphilj (così incominciarono i Doria Landi Pamphili), accampò pretese sul palazzo. Alla fine il principe Doria Landi Pamphilj si accordò con gli eredi Colonna lasciando a questi la proprietà del palazzo albanense, che in conclusione fu venduto nel 1764 ai padri Scolopi del Collegio Nazareno di Roma per 7000 scudi pontifici. Fin dal 1758 gli alunni del Collegio Nazareno, lo storico collegio romano fondato nel 1630 e retto dai padri Scolopi, che non potevano tornare a casa durante le vacanze, soggiornavano presso il palazzo di Albano. Il rettore del collegio padre Bandini pensò bene di acquistare il palazzo e l'adiacente casino Nuñez anziché pagare ai Colonna l'affitto di 200 scudi pontifici. La somma stimata per l'acquisto ammontò a 7000 scudi (incluso l'arredo), in considerazione del pessimo stato dell'edificio: il pagamento avvenne a rate da 1000 scudi distribuite in cinque anni durante i quali i Colonna si riservavano il diritto di proprietà, dopo un primo acconto di 2000 scudi.