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Sul muro laterale esterno del porticato a fianco del Cristo benedicente, vi sono due altri affreschi in cattivo stato conservativo. Sul lato a sinistra la Madonna col Bambino e due santi che però sono di difficile identificazione. La Vergine è seduta in trono in posizione frontale, accanto a lei a destra un santo che tiene in mano un fiore a tre petali, potrebbe essere identificato in un giglio, e alla sinistra un santo con la tonsura e con un libro in mano. Sul lato a destra vi è dipinto san Cristoforo che porta il Bambino sulle spalle. La parte inferiore di questo affresco fu rimossa quando venne ricostruita la facciata, con l'apertura di una finestra. Furono eseguiti dal medesimo freschista probabilmente in un unico giorno nella prima metà del XIV secolo. Anche questi hanno subito il rifacimento a opera del Nanin non corrispondente alla raffigurazione originale. Gli affreschi sarebbero risalenti al XIII secolo secondo lo studio di Thomas Steppan del 2008 Di difficile interpretazione sono i due affreschi posti nei riquadri a lato. Il campanile, a pianta quadrata, è stato eretto a nord rispetto all'edificio. La torre, che risale all'XI secolo, venne soprelevata nel XVII secolo con l'aggiunta delle bifore romaniche con colonnine centrali in pietra bianca. La struttura è in mattoni rossi frammisti a pietra bianca. La parte cuspidale ha forma conica ed è costruita in mattoncini dalla forma semicircolare in cotto veronese; su ogni angolo presenta un pinnacolo conico appoggiato su un prisma a base quadrata in mattoni che termina con una pigna, sempre in pietra bianca e con croce ferrea. La campana risale probabilmente al 1200. L'interno a unica navata è a pianta rettangolare. Si conservano gli scavi lasciati a vista, che rappresentano le diverse modifiche dell'abside nei secoli. I resti dell'abside di dimensioni minori risalgono all'originaria costruzione del IX secolo, quella centrale di misura media risale all'XI secolo, mentre i resti della terza abside di dimensioni maggiori risalgono al XIII secolo, entrambi sostituiti con quella realizzata nel 1681. Fino agli anni '70 del Novecento, l'altare era completato dalla pala opera dell'alense Sebastiano Gresta: la Madonna con Bambino tra i santi Pietro e Paolo, poi trafugata e persa, con la successiva rimozione dell'altare ligneo durante lavori di manutenzione del tetto. Si conservano gli affreschi sulla parete meridionale della seconda campata raffiguranti la Resurrezione della carne, Abramo in trono nel paradiso e San Giorgio che uccide il drago, quest'ultimo, con i restauri del Nanin, era diventato san Michele che uccide il diavolo; nei restauri del 1989 si ridiede l'intitolazione originaria; il dipinto dovrebbe essere collocato nel medesimo periodo dell'affresco esterno, ma non fu eseguito dal medesimo artista, questo infatti non ha avuto un disegno preparatorio se non per le linee corrispondenti all'esatta inclinazione del capo, e la muratura è di un periodo leggermente precedente. L'affresco però è stato eseguito con un'accurata ricerca della tecnica preparatoria, differente nelle diverse parti del disegno, conferendo plasticità ai soggetti diventando non solo una pittura rappresentativa ma narrativa. Il santo non ha la classica rappresentazione da guerriero ma indossa abiti cavallereschi, volendo indicare un modello ideale di coraggio cristiano. In considerazione della posizione della chiesa divisa tra la pieve dei Mori e il principe Vescovo di Trento, seppure non si conosce la committenza delle opere affrescate, si presume che l'esecutore dovette rispettare le volontà politiche, mentre per la parte esterna nel Cristo Benedicente si può vedere l'influenza della chiesa di Roma, contrariamente nell'affresco di san Giorgio vi si può leggere un invito alle crociate per sconfiggere gli infedeli. Nella prima campata vi è il grande affresco delle Storie di San Pietro, santi e sante risalente al XIV secolo, posto su due registri divisi da una greca. La parte inferiore presenta un grave ammaloramento. La prima scena superiore a destra è la Liberazione di san Pietro (rimangono leggibili le lettere: ANG...P.), quella centrale Chatedra Petri raffigurante l'evento raccontato nelle scritture di Pietro ad Antiochia, e la terza è la Condanna di Pietro e Paolo. La parte superiore quindi raffigura parti della vita dell'apostolo in tre situazioni differenti, a Antiochia, a Gerusalemme e a Roma. Il registro inferiore è una raffigurazione di santi e sante a figura intera di cui pochi identificabili, sicuramente una santa Caterina d'Alessandria, un probabile san Valentino martire romano, san Giacomo. <Gli affreschi furono eseguiti dal medesimo artista identificato in un frescante veronese presente sul territorio e che eseguiva dipinti in modi pittorici già scaduti, del tardo Duecento.