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eccoci qua. Io sono quello più piccolo, l'altro è mio fratello Alberto. In questo filmato racconto la mia storia e dei “Ragazzini di campo Lampetto”. Sono orfano, mio padre muore nel 1948 quando avevo poco più di sette mesi di vita Vorrei subito spiegare perché eravamo stati chiamati così: siamo a Roma, nel quartiere di Monte Mario, il periodo è l’autunno del 1954. Il campo è un frutteto in parte coltivato a orto, di proprietà di un certo signor Lampetto. Si estende per tutta la lunghezza di via Giovanni della Casa, la strada dove abitiamo noi, ragazzini di sei o sette anni d’età. È recintato da una rete metallica molto leggera, facile da rompere anche dalle nostre piccole mani, davanti, una siepe di mortella la rende tutta praticamente invisibile. La fame in questo periodo non è ancora passata e dentro il campo ci sono tutte le verdure e alberi di frutta, specialmente i dolcissimi fichi settembrini gustosissimi in mezzo alla pizza bianca romana. Per Lampetto, siamo peggio delle cavallette! Lui richiude con il fil di ferro i buchi sulla rete nella parte superiore e noi li riapriamo di sotto, con la complicità della siepe che ci nasconde alla sua vista. Lampetto, è un uomo anziano, gli anni per lui cominciano a farsi sentire, oltre al duro lavoro di vangatura, questi buchi portano via tempo prezioso per le molte attività che l’orto richiede. Lo sentiamo imprecare e minacciare e se, come qualche volta è accaduto, ci “becca con il sorcio in bocca ”, ce la cavavamo sempre con un semplice scappellotto, lui… in fondo, è un uomo buono. All’improvviso non si è più visto, e noi ci siamo impossessati del campo fino al 1960, poi fu venduto.