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Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo e diffondeva con i suoi lucenti raggi un calore tanto intenso da rendere l’attesa della notte una terribile agonia. Nella regione sudoccidentale del Regno di Artax, nel mezzo del deserto di Kolos, un ragazzo ed una ragazza si trascinavano a fatica cercando a stento di mantenere l’equilibrio. Erano stremati dalla fame e indeboliti dalle ferite ed ovunque tendessero lo sguardo non riuscivano a scorgere altro che soffici dune e ruvide rocce. Quando il vento prese a soffiare forte, levando al cielo limpido un’ondata di sabbia dorata e sottile, il rumore di alcuni cavalli al galoppo attirò la loro attenzione. Mentre si avvicinava, aumentando lentamente il suo frastuono, i due ragazzi sentirono il battito dei propri cuori accelerare rapidamente, attimo dopo attimo. Indietreggiando di qualche passo, il ragazzo strinse a sé la ragazza dai lunghi capelli castani e lei d’istinto si strinse a lui in una morsa così stretta da togliere il fiato. Col passare dei secondi il polverone sollevato dagli zoccoli cresceva sempre di più e nel mezzo di esso i due ragazzi scorsero un luccichio. Il cuore balzò in gola ad entrambi, Alcor spostò Ariel dietro di sé, brandendo la spada ed estraendola dal fodero. Mentre i cavalieri si avvicinavano ed erano ormai a breve distanza, il ragazzo vide quel riflesso moltiplicarsi. Ne contò sei, forse sette, e all’improvviso quei riflessi aumentarono di velocità, staccandosi dal polverone e scagliandosi verso di loro. “Sta dietro di me!” Gridò Alcor, alzando il braccio sinistro a difesa del viso. La prima freccia s'infranse contro il suo scudo, ma la seconda gli perforò il bacino ed un'altra lo trafisse alla spalla. Il sangue inondò i suoi vestiti e il dolore fu così lancinante che la vista gli si annebbiò in pochi istanti. Se non avesse avuto come unico scopo quello di proteggere lei, si sarebbe lasciato cadere a terra in quello stesso istante, tali erano il dolore e lo stordimento. Ed invece si sforzò di voltarsi, indifferente alle ferite e dando le spalle alla pioggia di frecce che continuava a cadere su di loro… E quando lo fece, ciò che vide lo lasciò senza fiato. Vide l’abito di Ariel tingersi di rosso, vide le sue mani premere sul proprio petto attorno alla lunga freccia conficcata nel cuore. Vide i suoi occhi lucidi persi nel vuoto e sottili rivoli di sangue uscire dagli angoli della bocca socchiusa e scorrere fino a svanire al di sotto del vestito leggero… Senza riuscire ad emettere alcun suono, lei cadde sulle ginocchia, trovando però la forza di serrare lo sguardo per osservare il ragazzo che dopo averla afferrata la stringeva fra le braccia. Mentre il sangue usciva dal suo petto e scorreva sul suo corpo, Ariel continuò a scrutare gli occhi lucidi e disperati di Alcor, e lo fece fino alla fine, fino al suo ultimo soffio di vita. Fino a quando le sue mani non divennero di ghiaccio, fino a quando i suoi occhi giovani e limpidi non si spensero adagio e di lei non rimase altro che un freddo corpo senza vita.