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Gloria: Quindi non vedi alcuna contraddizione tra la considerazione che hai del lavoro di Freire e il tuo impegno intellettuale femminista? bell hooks: È il pensiero femminista che mi consente di criticare costruttivamente il lavoro di Freire (critica che si è rivelata necessaria alla me giovane lettrice della sua opera, per non assorbire la visione del mondo così com’era presentata) e tuttavia sotto molti altri punti di vista il modo in cui mi avvicino al suo lavoro mi permette di sperimentarne il valore, di sentirmi toccata nel profondo del mio essere. Quando mi capita di parlarne con accademiche femministe (di solito bianche) convinte di dover respingere o svalutare il lavoro di Freire a causa del sessismo, vedo chiaramente che le nostre diverse reazioni sono modellate dal punto di vista da cui partiamo nel considerare la sua opera. Sono giunta a Freire assetata di conoscenza, morivo letteralmente di sete (quella sete che può provare solo il soggetto colonizzato, emarginato, che non sa ancora come eludere il controllo dello status quo; l’oppresso che brama il cambiamento, che è bisognoso, che ha sete), e ho trovato nel suo lavoro (e in quello di Malcolm X, Fanon, ecc.) un modo per placare quella sete. Un lavoro in grado di facilitare la liberazione di sé è un dono così inestimabile che non importa se è imperfetto. Lo si può considerare come acqua sporca. Quando hai sete, non sei così orgogliosa da separare lo sporco dall’acqua. Per me, questa esperienza corrisponde al modo in cui gli individui privilegiati usano l’acqua nel contesto del Primo Mondo. Quando hai il privilegio di vivere in uno dei paesi più ricchi del mondo, puoi sprecare le risorse. E puoi giustificare in particolare il modo in cui disponi di qualcosa che ritieni impuro. Molte persone in questo paese usano l’acqua così: acquistano acqua in bottiglia perché ritengono che l’acqua del rubinetto sia sporca; e, naturalmente, acquistarla è un lusso. Anche la nostra possibilità di considerare l’acqua che esce dal rubinetto come impura è influenzata dalla prospettiva imperialista del consumatore. È una manifestazione di lusso, non solo una reazione alla condizione dell’acqua. Se consideriamo l’abitudine di bere l’acqua del rubinetto da una prospettiva globale, dovremmo parlarne in modo diverso, ovvero considerare cosa deve fare la stragrande maggioranza delle persone assetate del mondo per ottenere l’acqua. Il lavoro di Paulo è stato per me come acqua viva. Gloria: In che misura ritieni che la tua esperienza come afroamericana ti abbia permesso di relazionarti con il lavoro di Freire? bell hooks: Come ho già sottolineato, essendo cresciuta in una zona rurale nel Sud agricolo tra persone nere che lavoravano la terra, mi sentivo intimamente legata alla riflessione sulla vita contadina nell’opera di Freire e al suo rapporto con l’alfabetizzazione. Non esistono libri di storia che raccontino davvero quanto fosse difficile la vita quotidiana per la popolazione nera nel Sud segregato razzialmente, dal momento che tante persone non leggevano e dipendevano quasi sempre dai razzisti per farsi spiegare ogni cosa, per leggere e scrivere. Facevo parte di una generazione che stava imparando quelle abilità, con un’accessibilità all’istruzione del tutto nuova. L’enfasi sull’istruzione come strumento di liberazione, che le persone nere non si stancavano di sottolineare sia quando si trovavano in condizioni di schiavitù che durante la successiva ricostruzione, guidava le nostre vite. L’enfasi di Freire sull’educazione come pratica della libertà aveva un senso davvero immediato per me. Consapevole del bisogno di alfabetizzazione fin dall’infanzia, ho portato con me all’università il ricordo di aver letto e scritto per altre persone. Ho portato con me, nel sistema scolastico segregato, il ricordo di insegnanti nere che erano state educatrici critiche capaci di fornirci paradigmi liberatori. Questa prima esperienza di educazione libertaria alla Booker T. Washington e alla Crispus Attucks, le scuole nere dei miei anni di formazione, mi ha reso perennemente insoddisfatta dell’istruzione ricevuta in contesti prevalentemente bianchi. Ed erano proprio educatori come Freire a sostenere che le difficoltà che sperimentavo nei confronti dell’educazione depositaria, un’educazione che in nessun modo affrontava la mia realtà sociale, erano parte di una critica importante. Tornando all’argomento femminismo e sessismo – e facendo riferimento alla mia esperienza di persona nera proveniente da un contesto rurale – mi sono sentita inclusa nella Pedagogia degli Oppressi, uno dei primi libri di Freire che ho letto, in una maniera mai sperimentata prima, nemmeno nei primi libri femministi che ho letto, come La Mistica della Femminilità e Born Female. Negli Stati Uniti non si discute abbastanza del modo in cui la classe influenza il nostro sguardo sulla realtà. Dal momento che molti dei primi libri femministi riflettevano davvero un certo tipo di sensibilità borghese bianca, molte donne di colore non si sentirono profondamente coinvolte da queste opere; non perché non riconoscessimo le esperienze comuni condivise in quanto donne, ma perché tali elementi comuni erano mediati da profonde differenze nelle nostre realtà a causa delle differenze di razza e classe. Gloria: Puoi parlarci del rapporto tra il lavoro di Freire e lo sviluppo del tuo lavoro come teorica femminista e critica sociale? bell hooks: A differenza delle pensatrici femministe che tracciano una separazione netta tra il lavoro della pedagogia femminista e il lavoro e il pensiero di Freire, per me queste due esperienze convergono. Sebbene profondamente impegnata nella pedagogia femminista, proprio come quando si tesse un arazzo, ho preso i fili del lavoro di Paulo e l’ho intrecciato con quella versione della pedagogia femminista che si incarna nel mio lavoro di scrittrice e insegnante. Ancora una volta, voglio sottolineare che l’intersezione tra il pensiero di Paulo e la pedagogia vissuta dei molti insegnanti neri della mia fanciullezza (la maggior parte dei quali erano donne), è stata parte della missione educativa liberatoria per prepararci a resistere efficacemente al razzismo e alla supremazia bianca, ed ha avuto un profondo impatto sulla mia riflessione sull’arte e sulla pratica dell’insegnamento. E sebbene queste donne nere non rivendicassero apertamente il femminismo (forse non conoscevano nemmeno questa parola) il fatto stesso che insistessero sull’eccellenza accademica e insegnassero il pensiero critico alle giovani donne nere era una pratica antisessista. Gloria: Puoi essere più specifica in merito all’influenza di Freire sul tuo lavoro? bell hooks: Ho scritto Ain’t I a Woman: Black Women and Feminism quando ero studente (anche se è stato pubblicato molti anni dopo). Questo libro è stata la manifestazione concreta della mia lotta interiore nei confronti del mutamento che porta dal sentirsi oggetto a soggetto: proprio la questione posta da Paulo. Ed è così facile per chiunque – ora che molte, se non la maggior parte, delle studiose femministe sono disposte a riconoscere l’impatto della razza e della classe nel modellare l’identità femminile – dimenticare che, inizialmente, il movimento femminista non era un luogo accogliente nei confronti della lotta radicale delle donne nere, un luogo in cui teorizzare la propria soggettività. Il lavoro di Freire (e quello di molti altri insegnanti) ha affermato il mio diritto a definire la realtà in quanto soggetto resistente. I suoi scritti mi hanno dato modo di collocare la politica del razzismo negli Stati Uniti in un contesto globale, nel quale ho potuto collegare il mio destino a quello dei neri colonizzati che lottano ovunque per decolonizzare e trasformare la società. Il riconoscimento della posizione soggettiva delle persone più emarginate e che subiscono maggiormente le forze oppressive è sempre presente nel lavoro di Paulo, (anche se non sempre riconosce le realtà specifiche di oppressione e sfruttamento legate alle questioni di genere), molto più che nel lavoro di tante pensatrici femministe borghesi e bianche. Questo punto di vista soddisfaceva il mio desiderio di partire dalla prospettiva vissuta delle donne nere povere anche nel mio lavoro. Solo negli ultimi anni ha preso forma, negli Stati Uniti, un corpus di studi che non guarda alla vita delle persone nere attraverso la lente borghese; studi genuinamente radicali che suggeriscono che l’esperienza delle persone nere, in particolare delle donne nere, può dirci più sull’esperienza delle donne in generale di quanto possa fare un’analisi orientata, prima di tutto e sempre, verso quelle donne che occupano una posizione privilegiata Uno dei motivi per cui il libro di Paulo, Pedagogia in Cammino, è stato importante per il mio lavoro è che costituisce un esempio cruciale di come un pensatore critico privilegiato può approcciare la condivisione di conoscenze e risorse con coloro che ne hanno bisogno. Ecco Paulo in uno di quei momenti profondi: Aiuto autentico significa che tutte le persone coinvolte si aiutano reciprocamente, crescendo insieme nello sforzo comune di comprendere la realtà che cercano di trasformare. Solo attraverso tale pratica – in cui coloro che aiutano e coloro che vengono aiutati si aiutano a vicenda contemporaneamente – l’atto di aiutare si libera dalla distorsione in cui chi aiuta domina chi viene aiutato. ella società americana, in cui l’intellettuale – e in particolare l’intellettuale nero – ha spesso assimilato e tradito le preoccupazioni rivoluzionarie per mantenere il potere di classe, è fondamentale e necessario che gli intellettuali neri ribelli possiedano un’etica della lotta capace di influenzare la propria relazione con quelle persone nere che non hanno avuto accesso a modalità di conoscenza condivise in luoghi privilegiati. Gloria: Vorresti commentare la disponibilità di Freire a essere criticato, specialmente dalle pensatrici femministe?