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5)------------------------Possibili strategie per la prassi didattica del CLIL Un insegnamento-apprendimento CLIL, proprio per la problematicità insita nel duplice apprendimento di lingua e contenuto, richiede ai docenti di saper adattare lo stile di insegnamento alle varie situazioni didattiche, proponendo sia uno stile “istruttivista” basato sulla trasmissione di informazioni, ma che focalizza, come si è visto nel caso dello scaffolding, l’attenzione sulla facilitazione dell’input, sia uno stile di tipo “costruttivista” in cui lo studente interagisce, collabora, lavora in gruppo con altri soggetti, manipola concetti al fine di costruire autonomamente la propria conoscenza. Il docente CLIL, ancor più di qualsiasi altro insegnante, deve essere consapevole dei meccanismi che regolano la sua interazione con gli studenti nella negoziazione di significato ed essere capace di attivarli, preoccupandosi pertanto di monitorare attentamente e continuamente le proprie verbalizzazioni. Si ipotizza infatti che, per quanto concerne l’apprendimento linguistico, non solo la quantità, ma anche la qualità dell’input influisca sul grado di competenza e sulla velocità di acquisizione degli studenti. Il docente dovrebbe quindi mettere in atto delle strategie verbali e non verbali che facilitino il compito di comprensione dello studente. Tali strategie si possono puntualizzare come segue: -esporre in modo chiaro, articolando bene le parole, rallentando il ritmo dell’elocuzione senza arrivare comunque ad una produzione artificiale; -porre l’enfasi con l’intonazione su alcuni punti, parole o espressioni salienti del discorso; -controllare continuamente la comprensione degli studenti con domande mirate al suo accertamento, fornire chiarimenti, ripetere i concetti più significativi o riformularli sia a livello sintattico che lessicale, parafrasare, in quanto la ripetizione e la ridondanza sembrano essere la variabile che più aiuta gli studenti nella comprensione; -utilizzare gesti, mimica, supporti visivi o grafici; -usare frequentemente la lavagna per annotazioni, schemi, parole chiave per evidenziare le idee fondamentali; -fornire note scritte per accompagnare quasi in parallelo l’esposizione verbale; -portare esempi concreti; -riassumere spesso nel corso dell’esposizione per punti quanto già espresso ed annunciare quanto sarà trattato successivamente; -interagire con gli studenti per costruire con loro il significato, modificando anche le proprie verbalizzazioni per sintonizzarsi sulla loro capacità linguistica. Va comunque sottolineato che nel corso della lezione CLIL dovrebbero essere combinate e integrate tutte e quattro le abilità linguistiche fondamentali: 1)Ascolto, la normale attività di input, d’importanza vitale per l’apprendimento della lingua; 2)Lettura, attraverso l’uso di materiale significativo che sia la fonte principale dei nuovi co ntenuti da apprendere; 3)Produzione orale, la quale si deve concentrare, come già visto, sulla fluidità piuttosto che sull’accuratezza formale, essendo il punto focale del CLIL l’acquisizione non tanto di regole, quanto – soprattutto – di significati; 4) Produzione scritta, che permette di “rimettere in circolo” le regole della grammatica e della sintassi apprese ordinariamente durante lo studio della lingua. In conclusione, il CLIL può realmente costituire una metodologia capace di innescare un reale rinnovamento della prassi didattica in quanto tende a superare i limiti della lezione tradizionale, facendo leva su di un uso strumentale della lingua straniera e nel contempo stimolando i discenti con strategie di apprendimento che mirino all’acquisizione di significati elaborati e condivisi la guida del docente. Tutto questo però potrà difficilmente realizzarsi se non verranno affrontati almeno i due maggiori punti critici, che a nostro avviso stanno nella carenza di personale adeguatamente formato soprattutto dal punto di vista della conoscenza delle lingue straniere – per troppo tempo la formazione universitaria e dei docenti in discipline non linguistiche ha trascurato questo aspetto, specie per quanto riguarda l’ambito umanistico – e, ci teniamo a ribadirlo, che non venga “diluito” l’aspetto contenutistico della disciplina, ossia che non si ceda alla tentazione di semplificare in maniera eccessiva gli argomenti proposti per adattarsi al livello di conoscenza della lingua straniera di docenti e discenti. Riteniamo che si debba investire di più sulla formazione linguistica e metodologica dei docenti se si vuole evitare un risultato inferiore alle aspettative. Il CLIL, così considerato, ci sembra affine a una scommessa: se da un lato è più elevato il rischio, dall’altro è maggiore anche il guadagno potenziale. Docenti e studenti sono chiamati a “mettersi in gioco” in una maniera che può apparire, a un primo impatto, disorientante o dalle pretese eccessive, e per questo motivo è d’importanza vitale – come del resto in ogni attività educativa – che coloro i quali sono chiamati ad operare in essa alla luce di una piena consapevolezza di sé e delle proprie azioni: i docenti sulla base di un’adeguata preparazione al compito da svolgere, i discenti superando la paura di sbagliare e imparando a riconoscere e mettere in atto le proprie potenzialità.