Download Free Audio of 3. L’attività del profeta 3.1 Legato con i fe... - Woord

Read Aloud the Text Content

This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.


Text Content or SSML code:

3. L’attività del profeta 3.1 Legato con i fenomeni estatici è lo spirito del Signore connesso alle attività del profeta soprattutto nel periodo più antico. Infatti nel profetismo di epoca arcaica (soprattutto Elia ed Eliseo) la presenza dello spirito del Signore è fondamentale: i profeti sono tali solo quando lo spirito è disceso su di loro. L’epoca classica della profezia, conoscendo un raffreddamento dell’attività estatica, conosce anche un relativo silenzio sull’opera dello spirito. Invece in epoca esilica e postesilica, con una rinnovata esperienza estatica, ritroviamo nuovamente lo spirito come agente che ispira. In pratica, lo spirito del Signore permetteva di legittimare una profezia. 3.2 Con il genere letterario profetico chiamato “racconto di chiamata” si narra la scoperta della vocazione di un profeta, attraverso un appello diretto e personale di Dio. Generalmente la vocazione è inattesa, imperiosa e determina per la persona una nuova condizione di vita, distaccandola dalla sua condizione precedente, con un distacco sociale totale, per metterlo a servizio diretto ed esclusivo del messaggio di cui è portatore. Può essere una chiamata per una missione temporanea (come Amos) o definitiva (come Geremia). La chiamata coinvolge totalmente la persona, e la sua stessa vita diviene parte integrante del messaggio profetico (come il celibato di Geremia o le vicende coniugali di Osea): infatti l’essere profeta non è soltanto un “lavoro”, ma è uno stato di vita. 3.3 La vocazione del profeta è dunque prima di tutto una chiamata personale, che si concretizza in un messaggio il cui contenuto consiste nella conoscenza del piano di Dio nella storia; conoscenza comunicata al profeta ma diretta al popolo, cui viene rivolto un appello. La chiamata avviene attraverso un’esperienza eccezionale, caratterizzata da segni visivi e auditivi. È un’esperienza diversa dagli stati mistici, perché l’esperienza di Dio non è fine a sé stessa, ma è una maniera per sperimentare la vicinanza di Dio e anche perché il suo messaggio è una vera rivelazione (invece gli stati mistici non apportano nulla di nuovo alla rivelazione della fede). 3.4 Una caratteristica rilevante della vocazione profetica è la sua dimensione dialogica: il profeta dialoga con Dio, ne discute e addirittura poteva ribellarsi alla chiamata (come Giona o Geremia). Tale dimensione dialogica fa sì che il profeta, di fronte a Dio, nella sua libertà prenda la sua decisione e scopra così la propria dimensione di personalità. E questo aspetto personalista non lo troviamo nelle esperienze religiose del vicino oriente antico. Ma comunque esperimenta anche l’inevitabilità della parola di Dio: egli deve profetizzare. 3.5 La vocazione profetica è caratterizzata dalla presenza di elementi liturgici (come il profeta viene consacrato, purificato, per essere preparato alla sua missione). 4. Rapporto tra la profezia e l’esperienza estatica 4.1 Un problema particolare è quello dei rapporti tra la profezia e l’esperienza estatica: Le esperienze estatiche erano più frequenti nei profeti non scrittori, anche se i profeti scrittori potevano avere esperienze estatiche. Perciò spesso si è avanzata l’ipotesi che si sia passati da uno stadio arcaico di profezia con esperienze estatiche, ad un livello più maturo di riflessione teologica testimoniato dai grandi profeti scrittori. Ma questo viene contradetto dalle testimonianze extrabibliche dove troviamo sia dei fenomeni di esperienza estatica simili a quanto troviamo nella Bibbia, sia anche un tipo di profezia non estatica. 4.1.1 Nei testi di Mari (XVIII sec.) si trovano profezie simili a quelle biblici: si afferma la necessità della fedeltà non soltanto cultuale del re al dio, si proclama la sovranità del dio e il fatto che il re regna solo per il suo beneplacito, si accusa il male. Cè però un’enorme differenza di contenuti: - il profeta di Israele esige la trasformazione del cuore e la sensibilità davanti ai poveri. - La profezia antica è stata una delle grandi voci di Israele che hanno fatto evolvere il pensiero religioso verso un monoteismo . - c’è una forte componente universalistica nel profetismo di Israele che emerge sempre di più - a Mari la divinità non appare come il signore della storia in atto di pronunciare quel giudizio cosmico così caratteristico della profezia biblica. - Il dio di Mari poi, si occupa solo di Mari non del mondo, Tuttavia la presenza di questo parallelo molto anteriore al profetismo biblico impedisce di tracciare una linea retta di sviluppo tra il profeta estatico ed il profeta scrittore: i 2 elementi coesistono, la novità sta nel sempre più deciso approfondimento teologico che il fenomeno profetico mostra. Resta comunque indubbio che i fenomeni estatici abbiano caratterizzato l’inizio dell’esperienza profetica. 5. Dalla profezia orale allo scritto La storia del profetismo in Israele ha una svolta decisiva quando alcuni profeti non si limitano ad annunciare la parola di Dio soltanto in modo orale. Ma la mettono per scritto. Ci sono diverse cause: 5.1 Per rendere la sua parola conoscibile più facilmente e perché sia controllabile 5.2 Dio stesso lo ordina perché la sua parola non vada perduta, - e per rendere possibile una testimonianza per l’avvenire, dato l’insuccesso attuale della sua profezia. 5.3 Perché quando è scritto, l’oracolo è più potente e minaccioso 5.4 l’aspetto soprannaturale della parola scritta, - e quindi se una parola sacra viene messa per scritto “diventa” ancora più sacra. In ogni caso la parola scritta ha una funzione radicalmente diversa rispetto al puro annuncio; mettendo per iscritto la sua parola, che coincide con la parola di Dio, il profeta inizia a manifestare la coscienza che questa parola, pur rivolta ad un destinatario preciso e storicamente determinato, tuttavia ha un valore che non può essere limitato nel tempo. Von Rad fa notare anche che il mettere per iscritto la profezia avviene dopo la sconfitta e la constatazione del fallimento: il popolo non ha accolto la parola di Dio, ma questo non la rende caduca, anzi le fa assumere proporzioni ancor maggiori. È questa coscienza che spinge il profeta a mettere per iscritto il suo messaggio, che già per lui è staccato dalle concrete circostanze storiche in cui fu prodotto, le trascende ed è rivolto alle generazioni future. Le schiere di discepoli e di continuatori che svilupperanno il messaggio del profeta non faranno dunque un’operazione illegittima, ma confronteranno il proprio vissuto di fede con quella parola che il profeta stesso aveva percepito come trascendente rispetto alle sue circostanze concrete. Naturalmente tra la prima redazione degli oracoli e le la stesura definitiva delle opere profetiche c’è un lungo processo redazionale, che avviene all’interno di una cerchia di discepoli e di successori che conservava gli oracoli e le tradizioni del maestro per lungo tempo, Il fatto che i profeti abbiano deciso di metterla per iscritto e di affidarla alle cerchie dei loro discepoli dimostra che questo processo, pur non essendo prevedibile nei particolari da loro, non andava contro la loro comprensione della Parola e di Colui che l’aveva rivolta loro. In fine il profetismo prenderà compimento perfetto con Gesu Cristo che dice venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.