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1. Introduzione Lo Sviluppo del profetismo in Israele La profezia non fu soltanto un’esperienza biblica, ma faceva parte del fenomeno della divinazione, diffusa nelle popolazioni antiche, che consiste nell’uso di tecniche varie per conoscere la volontà della divinità su una determinata situazione, per poi adeguare l’agire a seconda di essa. Nell’antichità aveva un ruolo istituzionale ed era essenziale, era un “dato di fatto”. Infatti non è possibile intraprendere nessuna impresa senza essersi previamente accertati del volere della divinità A. Alcune forme fondamentali della divinizazione: A.1 La divinazione tramite l’osservazione di realtà naturali: - la principale forma di questo tipo è l’astrologia. Altre forme sono l’osservazione delle nuvole e dei lampi o l’osservazione del comportamento degli animali. A.2 La divinazione tramite strumenti: Lo strumento per eccellenza è l’osservazione delle viscere degli animali sacrificati; Giuseppe è in possesso di una coppa oracolare; viene citata la divinazione attraverso le frecce. Ma la forma di divinazione tipica d’Israele era il sorteggio. Infatti gli strumenti oracolari della religione d’Israele sono gli urim e i tummim, e anche l’efod per il sorteggio. A.3 La divinazione per mezzo dell’intuizione umana: - l’oniromanzia o l’interpretazione dei sogni, è ben attestata nella Scrittura. C’è una forma di oniromanzia dove il sogno viene provocato. La negromanzia o divinazione attraverso gli spiriti dei morti è proibita nella Bibbia, ma comunque Saul la usa. Nella divinazione oracolare (per mezzo di oracoli o medium), che ha un importante ruolo nell’antichità, la risposta del dio avviene per mezzo del messaggio espresso da un mediatore qualificato. In Israele questi erano i profeti. 2. Origine della Profezia Biblica Il termine “profeta” deriva dal greco profétes, che significa «parlare per, al posto di qualcuno». è il portavoce della divinità presso il popolo, ha la missione di comunicare, di far conoscere pubblicamente la parola di Dio (anziché predire il futuro). A. Al termine “profeta” corrispondono diversi termini ebraici: A.1 Ro eh (veggente, colui che vede): un uomo che hanno una visione di Dio, che vedono con la bonta divina cose occulte. A.2 Hozeh (visionario, colui che ha delle visioni): A.3 Ish a Eloim (Uomo di Dio): a parte usi puramente onorifici (come Davide), designa una categoria di personaggi (come Elia o Eliseo) che si caratterizzano per la stretta relazione con Dio, che li rende capace di fare miracoli. A.4 Nabî (può significare il colui che chiama o il chiamato): È il titolo profetico più usato. È colui che ha ricevuto una vocazione da parte di Dio in vista di una missione. Mentre il termine profétes indica il ruolo attivo del profeta, nabî indica il ruolo passivo cioè Il suo intervento non si basa dunque su una iniziativa umana, dipende da un’azione divina.: annunciare al popolo la volontà di Dio in una situazione storica concreta. A.5 Beni Nebiìm, (figli di profeti o corporazioni di profeti): Avevano un costume loro proprio, caratterizzato da un mantello di pelo e da tatuaggi. Queste corporazioni avevano rapporti sia con i luoghi di culto e la classe sacerdotale, sia con la corte. B. Profeta Veterotestamentario B.1 Il profeta veterotestamentario è il rappresentante di Dio, è quello a cui Dio incarica di pronunciare una parola efficace sulla storia tra Dio e il suo popolo. Le sue azioni simboliche sono insieme previsioni di avvenimenti futuri ma anche rivelazioni del loro senso, che da un certo punto di vista hanno efficacia determinante per la storia del popolo. Dio è motore della storia, quindi la storia è volontà di Dio, e riferire le sue parole è riferire la storia e viceversa. B.2 Il profeta può essere legato al luogo (come il tempio), alla corte (come Gad, Natan) o essere un “libero professionista” (come Elia ed Eliseo). Comunque ha un ruolo istituzionale. Infatti il profeta non è uno che va contro l’ordine costituito, ma va contro l’uso sbagliato di esso. Il profeta viene visto come continuatore del ruolo di Mosè nella storia, e quindi il suo scopo è quello di spingere all’osservanza della Legge. Dunque profetismo, sacerdozio e legislazione sono fenomeni diversi ma collegati. Il profeta tenta di far sì che l’istituzione compia la sua funzione originaria. In Israele non ci sono soltanto profeti del Signore, ma ci sono anche profeti di Baal e di altri. B.3 Un problema tra gli stessi profeti, era di distinguere tra vera e falsa profezia: Perche ci sono I falsi profeti, che normalmente sono preso la corte, vengono chiamati ironicamente “profeti di pace” poiché in cambio di una vita buona e tranquilla promettono al re ogni sorta di bene. Questo si vede nel litigio tra Geremia e Anania. Mentre Geremia profetizza la sottomissione al giogo di Babilonia, Anania profetizza pace per Gerusalemme. Ma la profezia di pace è strana: perché un profeta dovrebbe profetizzare pace visto che la pace è conseguenza del rispetto della Legge? I profeti sono annunciatori di sventura proprio perché vengono a denunciare il popolo trasgressore, anche se la profezia non è per punire, serve alla conversione del cuore. Tuttavia, il vero profeta lo si riconosce se la sua parola si compie. Ma se un profeta annuncia la distruzione, come constatare che è un vero profeta? Aspettando la distruzione? Israele si è dovuto dare dei criteri. Per la scuola deuteronomistica, Mosè è il modello del profeta, e quindi è un vero profeta colui che segue le sue orme. Invece secondo Geremiah non è possibile riconoscere a priori il vero profeta. Questo problema si risolse con il crollo dell’istituzione profetica. I sacerdoti (come unici mediatori) diventarono “profeti”, in quanto esponevano la storia (questo è la profezia). C. Nascita del profetismo Alcune fonti (come in Deuteronomio e Osea) fanno riferimento già alla figura di Mosè come profeta. Ma nella storia deuteronomistica, la profezia comincia con Samuele essendo anche un giudice. C.1 I primi profeti “classici” sono quelli di corte, quella davidica come Gad e Natan: Questi profeti di corte, a differenza delle confraternite profetiche, non si caratterizzano per i fenomeni estatici, e nemmeno si muovono in gruppo. Questi profeti non sono degli adulatori del re (Gad interviene in un momento di grave crisi per proporre una punizione catastrofica, mentre Natan svergogna Davide inducendolo a pronunciare da solo la propria condanna). C.2 Dopo la divisione dei 2 regni: i profeti apprezzati dalla Bibbia si trovano ad essere sempre più svincolati dalla corte, mentre quelli che continuano la tradizione del profetismo di corte sono guardati negativamente. C.3 Prendendo come base l’esilio, si possono distinguere i profeti in: - profeti pre-esilici: Amos, Osea, Proto-Isaia, Michea, Abacuc, Sofonia, Naum, Geremia. - profeti esilici: Ezechiele, Deutero-Isaia. - profeti post-esilici: Trito-Isaia, Abdia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, Gioele, Giona, Baruc. 3. L’attività del profeta 3.1 Legato con i fenomeni estatici è lo spirito del Signore connesso alle attività del profeta soprattutto nel periodo più antico. Infatti nel profetismo di epoca arcaica (soprattutto Elia ed Eliseo) la presenza dello spirito del Signore è fondamentale: i profeti sono tali solo quando lo spirito è disceso su di loro. L’epoca classica della profezia, conoscendo un raffreddamento dell’attività estatica, conosce anche un relativo silenzio sull’opera dello spirito. Invece in epoca esilica e postesilica, con una rinnovata esperienza estatica, ritroviamo nuovamente lo spirito come agente che ispira. In pratica, lo spirito del Signore permetteva di legittimare una profezia. 3.2 Con il genere letterario profetico chiamato “racconto di chiamata” si narra la scoperta della vocazione di un profeta, attraverso un appello diretto e personale di Dio. Generalmente la vocazione è inattesa, imperiosa e determina per la persona una nuova condizione di vita, distaccandola dalla sua condizione precedente, con un distacco sociale totale, per metterlo a servizio diretto ed esclusivo del messaggio di cui è portatore. Può essere una chiamata per una missione temporanea (come Amos) o definitiva (come Geremia). La chiamata coinvolge totalmente la persona, e la sua stessa vita diviene parte integrante del messaggio profetico (come il celibato di Geremia o le vicende coniugali di Osea): infatti l’essere profeta non è soltanto un “lavoro”, ma è uno stato di vita.