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Mental castel. primo capitolo parte uno. la sfida del semideo. Un sogno, rappresentazione di una vita che non è mai stata, una vita?! Una struttura immaginata di realtà surreale ma pur sempre una realtà collaterale, dove fisicità e immaginazione s'incontrano in un perfetto mix d'interpretazione. Tutto ebbe inizio in un piccolo punto della galassia su un pianeta chiamato Arret, un comunissimo pianeta azzurro con sfumature di verde e con due lune. La particolarità di questo pianeta sono i suoi bizzarri abitanti, che vivono in piccole case a forma cilindrica ricoperte da un velo di verde. - Mangiamo qualcosa in fretta e mettiamoci subito in cammino - disse Arthas. Era una Foresta, il cielo era per gran parte contornato di stelle e la luce stava ancora parzialmente illuminando il bosco. C’era un sentiero al centro, tanti alberi tutti incurvati rivolti verso la strada, come mani, a formare un'arcata sulla strada. D'un tratto un forte vento si alzò alle loro spalle, mentre erano in cammino. Si sentiva in lontananza un piccolo sibilo simile a uno stridio, sembrava un lamento al suo interno. Arthas si fermò guardando indietro e disse: - Arrivano! - - Chi?- Ribatté Riew. Arthas : - I corrotti vengono a fermarci per impedirci di arrivare al tempio, non ce la faremo! Corriamo! - Guardando in fondo al sentiero alle sue spalle, Riew rimase un attimo paralizzato, all'improvviso dal fondo si scorgeva qualcosa di scuro e tetro, due mani enormi stavano piegando gli alberi avvicinandosi a loro. - Corri! - Disse Arthas, non guardarlo. - Ti prenderà, corri ora! Mentre correvano il vento si faceva sempre più intenso, l'urlo sempre più forte, il rompersi dei rami alle loro spalle era come il frastuono di una tempesta. Il rumore del metallo che veniva graffiato cominciava a prendere il sopravvento. Arthas: - Se continuiamo così ci prenderanno - Riew si guardò intorno e disse: - Guarda là, una grotta, andiamoci, Arthas! - Arthas rispose: - Bisogna continuare sul sentiero altrimenti ci smarriremo e non torneremo - D'un tratto dal bosco uscì una mano che prese Arthas e lo portò nelle ombre. Riew urlò: - Arthas, no!! - Cominciò a correre verso la grotta mentre alle sue spalle volavano rami e alberi come se una immensa cosa si facesse spazio dentro la foresta. Riew si introdusse dentro la grotta però cascò nel vuoto, ma non era un buco, erano sabbie mobili, allora provò a uscire ma niente, era immobilizzato e pensò che quella era la sua fine, perché le ombre all’esterno bussavano contro le rocce e lui era nel buio più totale e fermo, stava affondando nelle sabbie mobili: era la fine. Quando fu ricoperto completamente si ritrovò nel buio. - Dove sono finito? - esclamò. Controllò il petto, il cuore non batteva non c'era aria che entrava e usciva dalla bocca e dal naso, quindi si chiese se avesse finalmente raggiunto la sua pace mentre fluttuava in quel nero, pensò che tutto quello non aveva alcun senso. D'un tratto in lontananza, vide una luce, una specie di lampada con una fiammella blu. Allora provò a muoversi e man mano che si avvicinava vedeva quella che sembrava terra, era un giardino e cominciò a nuotare in questo buio verso la flebile luce bluastra. Finalmente la raggiunse, era una fontana con un vortice nero al centro, intorno un piccolo sentiero la circondava, ai lati dei bellissimi cespugli verdi e due colonne con due fiamme azzurre che fluttuano e all'interno delle fiamme due occhietti che lo guardavano indifferenti. Riew passò la mano davanti a quegli occhi per vederne la reazione, si chiudevano al passaggio della mano ma rimanevano a guardarlo con uno sguardo indifferente, provò a toccarli ma era come mettere la mano nel niente e sentiva un po' di freschezza. - Che diamine di posto è mai questo? - Si chiese. Oltrepassando le piccole colonne, si avvicinò e guardò dentro questo vortice interno alla fontana, nell'acqua c'era Il suo riflesso; ad un certo punto, si accorse che quest’ acqua non era normale, aveva un forte odore e annusandola provava una sensazione nuova, come se lo chiamasse, infatti gli venne una forte sete, l'istinto prese il sopravvento e bevve. Il fresco lo avvolse come un'aura di vita, era forte, come nuovo e con una carica mai sentita, d'un tratto si vide in terza persona, vedeva se stesso e man mano che si avvicinava agli occhi del suo riflesso più informazioni su tutto vedeva. Fino a che non entrò nello sguardo del suo riflesso, ed è lì che un certo punto un vortice infinito d'informazioni cominciò a girargli intorno come un tornado e allora arrivò all'apice, chiuse gli occhi e si svegliò. Riew si svegliò tutto sudato, mise la mano sulla fronte e pensò: mache sogno strano e improvvisamente dalla porta entrò sua sorella Lary che disse: - E' ora di alzarsi pigrone devi mangiare e andare a lavorare - - Arrivo - rispose Riew. Mangiò insieme a Lary. I loro genitori erano venuti a mancare a causa dell’organizzazione della loro società. L’esistenza delle persone era concentrata sul lavoro e la gente si sfiniva a forza di lavorare e morivano molto presto. In quel momento, Riew si stava recando a lavoro e lungo la via incontrava sempre un amico di nome Zick. Era un ragazzo molto simile a Riew, con grandissime doti atletiche, vestito sempre con i comuni vestiti della loro Contea; aveva la faccia molto imbronciata ma al contempo vispa, con delle sopracciglia molto appuntite, una folta chioma bionda con un mucchio di ciuffi ribelli rivolti verso l'alto. Zick: - Ehilà rottame come va oggi? Giornataccia alla miniera eh!? Ti aspetta una gran fatica dobbiamo oltrepassare lo strato di allamantite per estrarre lo zurfiu – Riew disse: - Ah! Ah! già di mattina mi vuoi mettere di buon umore, Zick! - Zick rispose con sorriso: - Visto? Sembro nato apposta per tormentarti a quanto pare- Ah! Ah! Ah! Risero entrambi. Giunti alla miniera il capo del campo disse loro a gran tono: - Siete in ritardo! Andate subito alla vostra postazione! E non vi mettete a chiacchierare come al solito, perché lo sapete che non vogliamo distrazioni mentre si lavora! Altrimenti per questo turno vi daremo meno scones !!!! Avete capito? - - Si! - ribatterono i due in coro. - Bene ora andate prima che assegni il vostro posto a qualcun altro, muoversi scanzafatiche! - I due si recarono alla loro postazione e si misero subito al lavoro e iniziarono ad abbattere una parete di allamantite, una bellissima roccia cristallina che rifletteva le i raggi del sole moltiplicandoli tantissimi colori, oltre a creare spirali di luce al suo interno di una bellezza inestimabile. Mentre perforavano per inserire l’esplosivo, Riew si chiedeva perché dovessero distruggere questa bellezza naturale per estrarre una pietra nera, senza alcun riflesso e cupa come il buio. D'un tratto sentì una voce alle sue spalle: - E’ ora, siamo pronti allontanatevi tutti! -La sirena di allarme imperversava con il suo suono irritante per tutto il campo. Gli operai cominciarono ad andare via dalla parete e mentre Riew si allontanava con i suoi attrezzi si sentì un boato e il rumore di roccia che si sgretolava. In cima al costone della parete, c'erano dei grandi alberi secolari che vennero distrutti insieme allo sgretolarsi della parete. - Un disastro - commentò Riew con un basso tono di voce. - Cosa? - ribattè Zick. - Nulla ... anche oggi abbiamo fatto una buona estrazione saranno contenti gli Zuruk della grande Torre - - Si! - rispose Zick, speriamo in una grande ricompensa. - Già - ribattè Riew. Zick: - E dai, su con la vita ... tanti scones ... questa volta. Immagina ragazze, abiti nuovi e birra a fiumi, magari questa volta potremo permetterci anche una bella macchina nuova. Chissà quanto avranno estratto, ci divertiremo, saremo come il re he! he! - ribatte Riew, saremo felici. Camion e camion carichi della così ricercata materia nera, cominciarono a partire dalla miniera e lasciandosi alle spalle tanti neri crateri di nulla. Finito il loro turno, si recarono verso le loro abitazioni e durante il cammino Zick si sentiva felice, teneva in mano gli scones, li guardava come se fossero ossigeno quasi ipnotizzato dal loro potere. Riew disse a Zick: - Allora ci vediamo domani, sei arrivato a casa, vegliati tonto - - Ah! Si, sono già a casa, allora ci vediamo domani - e Zick salutò il suo amico poi andò a casa e sua sorella gli chiese come era andata la giornata di lavoro, Zick rispose che era stata una giornata in cui aveva guadagnato molto. Lary era molto soddisfatta del risultato, si immaginava già l’automobile nuova. - Sì, rispose Riew sorridendole. Finalmente qualcosa migliora pensò Lary Riew stremato dalla giornata si rimise a riposare nella sua stanza e piano piano soavemente finalmente si addormentò e tutto si fece divenne buio. Riew iniziò a sognare di riposarsi in un campo su una collina: era lì che fissava il cielo stellato, c'era più luce del normale, non era una serata molto buia quindi, attorno si vedeva chiaramente, mentre guardava la conformazione delle costellazioni, sentí come un formicolio lungo le braccia, alzò il braccio guardandosi la mano, voltò il palmo verso il basso e vide un grosso ragno peloso posato sul dorso della sua mano. Dall'agitazione si alzò ma non si fece prendere dal panico, rimanendo immobile cercò di posarlo sull'erba ma il ragno non si muoveva, cominciò a sudare freddo, guardò le sue gambe ma il suo addome era ricoperto di tarantole, iniziò a sudare, il tempo sembrava essersi fermato, la sua mente era boccata dalla paura pietrificata, non resistendo più, si alzò di scatto muovendo un passo per poi iniziare a correre, ma dall'ombra come in un lampo, una freccia arrivò e lo colpì in mezzo agli occhi poi più nulla. Riew pensò: - Sono vivo? - Il buio era totale.