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a anche tutt'ora crediamo nei complotti,quanto volte sentiamo dire 'SARS-CoV-2 è stato creato in laboratorio. Il virus si trasmette con le frequenze del 5G. La pandemia è un complotto dei poteri forti per instaurare una dittatura sanitaria. I vaccini contengono dei microchip che servono per controllarci'?In tempi di pandemia, la disinformazione è diventata un problema di salute pubblica perché spinge le persone a credere a teorie pseudoscientifiche e cospirazioniste. Come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “la pandemia di COVID-19 è stata accompagnata da una massiccia infodemia”, ovvero una sovrabbondanza di informazioni che rende più difficile riconoscere le fonti affidabili. L’infodemia è stata certamente favorita dalla rapidità con cui le informazioni si diffondono su Internet e sui social, tuttavia le bufale e le teorie del complotto non sono una novità del nostro tempo.Oppure se proviamo a digitare frasi come 'Quanti secondi servono al coronavirus per infettare una persona?' O 'É più scuro viaggiare in treno o in aereo?'in pochi millisecondi vi si aprirà un mondo. Ci sarà almeno qualche migliaio di fonti da consultare sul quale trovare un numero, una percentuale o, ancora meglio, una bella risposta secca. «Lo dice la scienza». È altamente probabile che in molti casi sia questa l’espressione che accompagna la risposta. E chi è, questa fantomatica «scienza» così spavalda?Questa frase l’abbiamo sentita dire tante volte, ormai, ma in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia la frequenza con la quale viene pronunciata è schizzata alle stelle. La pandemia, però, ci ha insegnato anche qualcosa di molto importante sulla scienza, qualcosa che rischia di far vacillare questa idea di mondo ideale. Ci ha mostrato che la scienza è mobile, si costruisce passo dopo passo e che in essa non c’è proprio nulla di granitico. Ce lo continua ad insegnare tutti i giorni, mostrandoci come tutte le conoscenze che abbiamo accumulato sul piccolo virus che ha cambiato radicalmente la nostra quotidianità siano frutto di un processo articolato e partecipato.Purtroppo ormai la disinformazione è una cosa alla quale siamo abituati.Quando si condivide una notizia su un account social o la si diffonde attraverso chat e app di instant messaging bisogna prestare molta attenzione; a volte, infatti, nella fretta di condividere o fidandosi di chi ci ha inviato un contenuto, diffondiamo notizie false. E ogni notizia falsa che condividiamo si potrà diffondere capillarmente tra i nostri amici e gli amici dei nostri amici: una lunga catena che può causare confusione, nei casi peggiori rischi e pericoli per la società, influenzando scelte importanti come quelle in materia di salute e di politica, istigare odio, distruggere la reputazione di persone. Basta seguire alcune regole per evitare di cadere in trappola. Leggile e prova a seguirle, vedrai che sarà un gioco da ragazzi (o quasi!) orientarsi tra le notizie. Il web può trarci in trappola, ma se conosci pochi trucchi e qualche tool gratuito online, può essere facile, addirittura divertente, smascherare le fake news e segnalarle agli amici e in famiglia. Perché condividere è bello, consapevolmente è meglio.