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Un sovrano nato in una tenda Federico il grande imperatore nacque a Jesi sotto una tenda, durante il viaggio di sua madre dalla Germania alla Sicilia, e non perché nella cittadina marchigiana ci fossero case adatte a ospitare una regina, ma per precisa volontà di quest'ultima. Costanza d'Altavilla, infatti, aveva già quarant'anni, un'età considerata allora troppo avanzata per una gravidanza, e molti sussurravano che, se un bambino fosse nato, non sarebbe stato suo ma di un'ancella. Poiché in ballo c'erano nientemeno che due troni, quello imperiale e quello di Sicilia, Costanza decise quindi di partorire in mezzo alla strada affinché tutte le donne di Jesi potessero constatare che il neonato era davvero suo e di sangue reale. Anche da grande, Federico fu per seguitato da leggende negative. Oltre ai dubbi sul parto, i suoi nemici lo additarono a intere folle superstiziose come l'Anticristo, rispolverando una diceria secondo la quale il demonio si sarebbe reincarnato nel ventre di una vecchia monaca (a quarant'anni una donna veniva considerata anziana e Costanza era vissuta a lungo in un convento). Come si diventa un vero imperatore Crescendo, Federico II si riscattò a tal punto da queste malignità che molti lo chiamarono Stupor mundi, "meraviglia del mondo". Questo sovrano, che sapeva parlare cinque lingue diverse, poteva essere al tempo stesso un uomo di Stato abilissimo, che sconcertava i propri avversari con le raffinate manovre della sua diplomazia e con la potenza dei suoi interventi militari, un appassionato poeta e un dotto che si addentrava nei misteri delle scienze della natura. Come un sovrano orientale, si circondava di lusso esotico, eppure proteggeva i francescani appartenenti all'ala più rigorosa, che tuonavano contro il fasto e la mondanità della curia romana. Pur lottando assiduamente contro i suoi nemici per tutta la durata della propria vita, trovò il modo di rianimare l'antica Scuola di medicina di Salerno e fondare l'Università di Napoli. Tra le sue leggi, una garantiva la libertà di culto a musulmani ed ebrei. Innocenzo III assume la protezione di un orfano imperiale Innocenzo III era stato un papa con molti interessi, tra cui anche quelli politici. Aveva appoggiato alcuni sovrani, ne aveva scomunicati altri e, grazie a un'in-tensa attività diplomatica, aveva ottenuto di ricevere l'omaggio feudale — e quindi l'obbedienza — di una quindicina di sovrani europei. Tra i suoi numerosi successi, vi era stata quello che aveva determinato la nomina a imperatore del Sacro romano Impero del suo figlioccio, Federico II, nipote di Federico I Barbarossa. Federico II era nato a Jesi, nelle Marche, ne1,1194. Apparteneva alla casa imperiale di Svevia" per parte di padre, morto prima ancora della sua nasci-fa, ma era normanno per parte di madre, Costanza d'Altavilla, la quale, morendo nel 1198 gli lasciò in eredità il Regno di Sicilia e affidò la sua tutela a papa Innocenzo III. Quando, più tardi, il pontefice gli procurò la corona imperiale, gli fece giurare solennemente di non seguire l'esempio di suo nonno Federico Barbarossa tentando di unire la Germania e l'Italia Ciel Nord alla Sicilia. Ciò avrebbe potuto indurlo infatti a conquistare anche l'Italia centrale, distruggendo lo Stato della Chiesa. Federico fonda il primo Stato moderno della Storia Dal suo tutore, dalle tradizioni normanne dei suoi avi materni e dallo studio appassionato della storia romana, Federico aveva imparato che uno Stato può essere forte solo se azzera i poteri e le autonomie dei feudatari e se accentra tasse, tribunali e forza militare nelle mani del re. Tornando al modello creato da Ruggero II d'Alta-villa e perfezionandolo, egli fondò in Sicilia uno Stato definito dagli storici il primo "Stato moderno" della storia, cioè il primo che riuscì ad abbattere la frammentazione feudale e che quindi fu basato su un ordinamento laico, autoritario, centralizzato ed efficiente. I suoi principi furono fissati nelle Costituzioni di Meli del 1231, ispirate sia alle leggi normanne, sia al Codice di Giustiniano. Usando la forza, costrinse i baroni a demolire tutti i castelli costruiti negli ultimi trent'anni; emanò una legge che impediva ai figli di ereditare i feudi del padre senza l'autorizzazione del sovrano; confiscò i beni di coloro che rifiutavano di inviargli i dovuti contingenti militari e rase al suolo le loro fortezze. Quindi impose una tassa sulle esportazioni di grano, la coltivazione che costituiva la principale ricchezza del Regno, assicurando alla monarchia un flusso di denaro regolare e più che sufficiente alle sue esigenze; tassò anche la raccolta del sale, la lavorazione dei metalli e la pesca. Abolì i tribunali feudali e impose la giustizia del re, unico potere autorizzato a emanare leggi e a giudicare le colpe; quindi, proclamò l'uguaglianza di tutti i cittadini cattolici, ortodossi, musulmani ed ebrei, che pose addirittura sotto la sua protezione diretta. Per completare il suo disegno di dominio assoluto, Federico sottopose ai suoi ordini la Chiesa siciliana e meridionale, nominando personalmente i vescovi ed espellendo dal Regno gli ambasciatori del papa. La fine di Federico II I papi videro Federico II come un nemico perché non voleva partire per le Crociate, non solo, ma come il nonno, voleva unire l’Italia del Nord al Regno di Sicilia e per questi motivi venne scomunicato. Con la sua morte, avvenuta nel 1250, finì l’Impero, inteso nel suo significato classico e medievale, e anche la fine del suo esperimento di uno Stato Moderno in Italia e del primo assoluto in Europa. Morto Federico, il papa assegnò il Regno di Sicilia alla casa francese D’Angiò, mentre la casa di Svevia venne distrutta.