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Giovanni Pascoli (1855-1912) 2) Esperienza nell’Internazionale che lo porta a maturare una posizione in cui rifiutando il progresso e l’idea del positivismo si ritaglia uno schema mentale dai valori di una società contadina legata alla piccola proprietà, alla famiglia, alla sicurezza, al lavoro nei campi. Questo giustifica un’altra serie di componimenti, che prendono il titolo da un verso di virgilio (arbusti) delle Bucoliche, che rappresentano quadretti pastorali. 3) Questione che lo collega alla dimensione del fanciullo: la poetica del fanciullino, unico capace di sondare i misteri della natura. La sua poesia fa parte del decadentismo ma presenta ispirazioni dalla poesia simbolista e rappresenta due interpretazioni della crisi dei valori del positivismo e della società borghese. Pascoli e D’Annunzio sono due autori che hanno avuto, per ragioni diverse, una restituzione dalla critica letteraria non generosa rispetto alla loro produzione. Pascoli perché poteva sembrare immaturo essendo ancora legato al nido, D’Annunzio per le sue idee, per il suo posizionamento politico, a volte non veniva valorizzato ma avvicinato con interpretazioni al vate del ventennio fascista. Indipendentemente dal nostro pensiero infatti non si può etichettare un autore per la sua ideologia, ma dobbiamo considerare la sua produzione letteraria. Entrambi sono autori molto interessanti sia per i contenuti delle loro opere, sia per il modo diverso di rappresentare valori e ideali del proprio tempo. Prima condizione intellettuale esistenziale che si rispecchia nella sua produzione letteraria: attaccamento morboso alla sorelle, infatti dopo aver raggiunto una certa stabilità economica, inizia la fase di ricomposizione del nido con il ritrovamento delle sorelle. Sulla base di queste sorelle però manifesta protezione e affetto in dimensione egoista, che sono l’alter ego della sua fragilità psicologica, dovuta al trauma da lui subito. Egli cerca nel nido protezione dal mondo esterno che avverte minaccioso, retaggio del trauma mai elaborato e accettato. In tutta l’evoluzione del suo pensiero infatti il tema del nido e del dolore sono caratteristici, anche se in modi diversi. Ricordo ossessivo dei suoi morti altro tema: ricompone il passato di dolore e lutto e gli impedisce di progettare e guardare al futuro. Questa sarà una delle caratteristiche di come interpreta ed esemplifica il decadentismo Pascoli. Questa condizione di fragilità e complesse di infanzia dolorosa, non gli permette di avere relazioni amorose e rapporti affettivi: non si sposerà mai e avrà sempre tomo dell’amore e della sua fisicità. Desiderio di nido in cui essere padre, questo lo rispecchia nella protezione esercitata sulle sorelle, infatti avrà delle scenate di gelosia assurde quando una delle due sorelle deciderà di sposarsi. Anche l'altra sorella aveva avuto possibilità di sposarsi ma era sempre stata boicottata. Pascoli accetterà il matrimonio della prima a fatica e con molta sofferenza. La condizione affettiva di Pascoli si rispecchia a fondo nelle due poesie (ex. 10 agosto, Gelsomino notturno, il secondo scritto per celebrare le nozze di due suoi amici, in cui si coglie lo sguardo sofferente di chi non ha provato una vita razionale amorosa ricca di soddisfazioni e gioie; vedi ultimo verso). Pascoli inoltre non ha una fede tanto salda da sostenerlo. La visione del mondo: partendo dal tema del nido e dal suo modo di porsi alla realtà contemporanea, ci sono da parte di Pascoli elementi che lo inseriscono nella crisi della concezione positivistica diffusa in Francia e altri paesi. Quando scrive la fiducia accordata al progresso, a fronte di tanti disastri, è un elemento ricorrente che poi entra in crisi. La prima formazione di Pascoli ritorna in un’oggettiva analisi e nomenclatura di elementi di forze della natura e della scienza, quindi in partenza accoglie la filosofia del positivismo nella prima formazione, poi guardando il mondo esterno e accorgendosi che quel progresso non ha esaudito le speranze, questa sua fiducia entra in crisi. Così si affermano tendenze decadenti, ed entriamo in un complesso modo di pensare che vede evoluzione del pensiero non accompagnato dalla religione 2 espressioni Pascoli: poeta decadente chiuso nel proprio nido, ripiegato su se stesso, D’Annunzio: sguardo sul futuro, no paura, di fronte alla mediocrità dei valori borghesi si eleva rispetto alla massa e diventa il vate che racconta in modo diverso le prospettive future. In questa seconda metà dell’800 cogliamo quindi due colossi che nelle loro opere, rappresentando la crisi di valori borghesi, danno opere diverse partendo da poetiche diverse. Anche per Pascoli oltre alla scienza ci sono: ignoto, mistero, inconoscibile, l’anima che è invitata a raccogliere messaggi enigmatici. I simbolisti hanno cercato tramite la loro poesia di comprendere i misteri della natura, e solo la sensibilità dl poeta simbolista riusciva a svelare certi enigmi arcani. La ricerca della conoscenza dell’ignoto è quindi un elemento in contraddizione della scienza e caratterista gran parte della poetica di Pascoli, pur non avendo grandi conoscenze del simbolismo francese. Quando incontriamo la religiosità di Pascoli, egli non ha abbracciato con fede sostenuta dai testi sacri il cristianesimo, non è stata religione cristiana assorbita tramite atto di fede alimentato con le sacre scritture; per Pascoli il cristianesimo ha senso nella misura in cui coglie elementi che lo riportano alla forma di fratellanza assorbita nei gruppi anarchici. C’è un aspetto che si potrebbe confondere con la poesia simbolista MA: Pascoli non ha vita dettata da immaginazione causata da sostanze, egli si avvale dei simboli nella sua poesia. Pascoli dà agli oggetti materiali una dimensione soggettiva, tramite il simbolo assumono significati altri. Il simbolo non è più legato a una scelta della parola rarefatta e limata come Baudelaire; pascoli è con la parola di uso quotidiano, senza disdegnare lessico anche da altri dialetti, la realtà viene sublimata attraverso il simbolo e diventa dimensione soggettiva del poeta. Percezione visionaria e onirica gli permettono di avere simbologie legate al mondo della natura, dei campi, dei contadini che però non ha nulla a che vedere con i poeti maledetti. No sguardo all’esterno ma al passato e al proprio io. Il saggio in cui Pascoli chiarisce la dimensione e la sensibilità del poeta (parla di se stesso e ritiene sia l’unica via) è il fanciullino: l’idea centrale è che il poeta è il fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo. Il poeta attraverso l’occhio del fanciullo vede le cose con stupore, da loro nome e deve trovare una parola nuova che sappia entrare nell’essenza delle cose. Qui vediamo la diversità di ispirazione con i poeti simbolisti francesi, infatti essa parte da forme interne. A monte del fanciullino c’è sensibilità sofferta che guarda al mondo, e vuole vedere il mondo con stupore interpretandone il mistero. Il poeta fanciullo, senza riportarci alla causa effetto della ricerca scientifica (prende distanze dal positivismo), ci fa sprofondare nell’abisso della verità. Il poeta è veggente (Verlaine), ma diverso dai poeti maledetti, e giunge all’ignoto e al mistero. Fanciullino: “È dentro noi un fanciullino” In questo testo riprende questa prima definizione attribuita al fanciullino, che è quella voce che permette al poeta di immaginare e comprendere l’enigma dell’esistenza. Il fanciullino però è anche quella dimensione interiore che porta a cogliere la tenerezza in tutto ciò che circonda la visione di questo poeta fanciullino, egli corrisponde anche alla sensibilità dell’uomo primitivo, non ancora indottrinato dalla ricerca scientifica e il suo sentire è frutto di spontaneità. Figura retorica ricorrente è la metafora. Siamo di fronte a un poeta che mette in crisi il pensiero scientifico, non può assegnare alla poesia valore didascalico o formativo, essa è espressione pura senza ruolo pratici: il poeta non consiglia e non ammonisce (diverso da Manzoni), è poesia pura, spontanea e disinteressata. In questo modo riprende la visione dei classici. Dando voce al fanciullino che è in noi la poesia induce ad amore, bontà e fratellanza. Prende distanze dal mondo in cui vive. Vergini delle rocce, D’Annunzio, 1895. Fanciullino, Pascoli, 1897. Escono quasi contemporaneamente ma sembrano antitetici: da una parte il superuomo e dall’altra il fanciullino, ma hanno le stesse radici. La causa di queste visioni è legata alla crisi dei valori borghesi, la crisi socio economica dell’ultimo Ottocento. Abbiamo una sorta di annullamento dell'individuo avvertito soprattutto tra i ceti medi, infatti con la 1GM sappiamo che proprio il ceto medio è quello più acceso per intervenire nella guerra, condizionato dai mezzi di diffusione di massa, che diffondono l’idea che entrare in guerra sia positivo. A guerra finita c’è una delusione terribile perché tutte le aspettative di giustizia sociale, rivendicazione, vengono deluse. Fanciullino e superuomo sono due risposte compensatorie: il primo guarda mito infanzia, Eden innocente, mito dell’evasione, mito nido familiare ecc. preserva condizione edenica dell’infanzia, campagna idilliaca, rapporto innocente e fraterno con la natura. Ripiegamento in piccole cose quotidiane. Il superuomo opposto. Assiuolo, La frettolosa liquidazione del poeta del fanciullino va oltre. Avendo studiato Leopardi vediamo un’enorme distanza. Questa poesia è più vicina a quella simbolista, però se per Pascoli il poeta ascolta il fanciullino, questa sua condizione non è suggerita da una vita ai margini senza regole ecc come i francesi ma dimensione dell’ascolto che gli permette di immaginare e commuoversi. Questa poesia ci introduce nella poetica di Pascoli fatta di sensazioni, simboli e emozioni. Questi sono al di sopra delle cose perché richiama anche l’ossessione verso i morti