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sud Italia: analoghe riserve riguardo alla capacità di scuole e università di fornire in modo esaustivo ai loro figli gli strumenti utili per il mercato del lavoro. Nicolescu rileva che mentre i docenti generalmente proibivano l’uso dei cellulari in classe, molti studenti, soprattutto quelli delle scuole professionali, si sentivano in diritto di usare questi dispositivi in classe. Piuttosto che l’educazione formale, per trovare lavoro essi ritenevano molto più utili proprio le forme di amicizia e solidarietà alimentate dai social media.  Trinidad: i figli di famiglie facoltose usano internet per condurre ricerche e completare i compiti per casa. Le famiglie a basso reddito ponevano scarsa enfasi sull’uso dei social media da parte dei loro figli.  Turchia sudorientale: le famiglie agiate e d’élite favoriscono l’uso dei social media in quanto vantaggioso per l’istruzione. Conclusione: In generale coloro che valutano positivamente l’educazione formale sono restii nei confronti dei social media perché ritengono che possano distogliere l’attenzione da essa; coloro che ne sono delusi (famiglie a basso reddito) ritengono che i social possano fornire un efficace accesso all’educazione informale. In tutti questi casi un ampio uso di ICT ha trasformato la relazione tra educazione formale e educazione informale. In luoghi come Brasile, Cina e India, paesi in rapida crescita economica, le persone speravano che i social media e altre tecnologie potessero colmare l’inadeguatezza dell’educazione formale. La percezione del valore educativo di questi servizi di connetteva al desiderio di conseguire il successo. Relazioni tra gli studenti: intimità, drammi, bullismo Tendenza comune: i social media consentono alle relazioni di diventare sempre più costanti, continue e personali. Questo contatto ravvicinato e persistente è causa anche di occasioni di insulto e bullismo (intimità VS intimidazione). In Cina i social media sono considerati come capaci di estendere la socialità del gruppo classe oltre il confine fisico della scuola e fuori dall’orario scolastico. Rappresentano uno spazio libero dalla sorveglianza dei genitori, di più facile discussione tra pari. L’intimità nella comunicazione sui social media non è un dato predeterminato, piuttosto essa è applicata in modo selettivo e intenzionale. In UK, il range delle piattaforme di social media corrispondeva a diversi gradi e livelli di intimità all’interno dell’amicizia tra studenti di scuole superiori. Questo tipo di intensità di comunicazione sui social media potrebbe essere usato anche con finalità negative. I social media consentono che derisioni e sfottò assumano forme diverse e che si manifestino al di là dei cancelli di scuola. In Brasile, per esempio, i partecipanti spiegavano che i teenager si sfidavano reciprocamente in azioni audaci, per esempio sottomettendo immagini indecenti di loro stessi sui gruppi di WhatsApp. Anche se si tratta di un uso particolarmente vendicativo, esso implica una condivisione iniziale come segno di fiducia. In Uk, gli studenti erano più inclini a questo tipo di derisioni quando nascosti dietro uno schermo piuttosto che faccia a faccia mediante “società modulabile”messaggi indiretti”, che non si rivolgono esplicitamente al destinatario o alludono vagamente al contesto e lasciando incerto colui al quale è riferito. Sinan, nel suo sito a Trinidad, mostra che la crescente visibilità dovuta ai social media ha un impatto diretto nel creare conflitti scolastici. Usanza di condividere video autoprodotti di zuffe tra studenti nel terreno di scuola nella speranza che diventino virali. In Inghilterra certi docenti ritengono che i problemi maggiori con i social media non risiedano tanto nel comportamento online inappropriato da parte degli studenti quanto in quello dei loro genitori. Significativa riconfigurazione delle relazioni docente-studente e genitore-figlio dal momento che questi gruppi cercano di appropriarsi dei social media per ridefinire e rimodellare a loro volta le loro relazioni con i giovani. Relazioni docente-studente: tra sorveglianza e impegno Molti docenti sono consapevoli del ruolo che i social media possono svolgere nel ridefinire le relazioni tra docente e studente, per esempio, se sia appropriato essere amici dei propri studenti. India del sud: grado di ambivalenza e incertezza particolarmente alto. Venkatraman nota come i docenti spesso si trovino presi tra il loro ruolo di protettori nella cura degli studenti (che necessita di un impegno nel loro monitoraggio) e il divieto ufficiale nell’uso dei social media (sia per gli studenti sia per i docenti) all’interno di molte scuole. A causa del monitoraggio dei professori gli studenti più grandi (dai 16 ai 18 anni) erano meno entusiasti di stringere amicizia con i loro docenti. Molti studenti (soprattutto maschi) hanno espresso la preoccupazione che questa amicizia avrebbe violato la loro privacy. Di questo avviso erano anche i docenti, riluttanti per il fatto che questi ultimi avrebbero potuto osservare aspetti della loro vita personale attraverso i social media. Il sito del sud Italia aveva barriere maggiori rispetto all’amicizia online tra studenti e docenti. Qui i docenti descrivevano se stessi come antiquati e riluttanti a impegnarsi su queste piattaforme. Temevano anche che i social avrebbero potuto indebolire quello che, secondo loro, era il ‘classico’ modello educativo. L’eccezione più significativa a questa tendenza dei docenti a essere riluttanti nello stringere amicizia con gli allievi si trova in Cina. Ciò è probabilmente dovuto sia alla specificità delle piattaforme nazionali sia alle norme che regolano cosa è possibile postare e condividere online. Anche a Trinidad si riteneva che l’uso dei social media aiutasse a dominare l’ansia nella relazione studentidocenti. Sinanan ha rilevato che all’interno della scuola le persone tendono a usare un inglese più formale mentre quando comunicano sui social media gli studenti si trovano più a loro agio nell’uso del dialetto locale. I social media hanno ridefinito le relazioni docenti-studenti. Fornendo legami continui più forti fuori dallo spazio scolastico, sono diventati possibili nuovi modi di visibilità e di monitoraggio creando interessi sia per gli studenti che per i docenti. Di contro, questi nuovi social hanno determinato nuove strade di comunicazione, nuove modalità di impegno e, in alcuni casi, relazioni più egualitarie rispetto al passato. Relazione genitori-figli: la mediazione nello studio Relazione dei genitori sia con la scuola sia con i loro figli  obbligo morale di allevare la prole in un certo modo e come la loro idea di educazione possa differire da quella immaginata dalla scuola e dagli insegnanti e il ruolo dei social mediai. Inghilterra: caso più significativo di interazione docenti-scuola attraverso i social media. Una scuola primaria ha avviato un blog e un account di Twitter e posta immagini del lavoro che gli studenti svolgono ogni giorno. Ha risposto alla necessità dei genitori di avere resoconti dettagliati su quanto i loro bambini hanno fatto a scuola. Postare le prove degli studenti mitiga i timori dei genitori e fa crescere la relazione genitori-insegnanti. Nord del Cile: le scuole postano foto di eventi interni alla scuola, come seminari e attività speciali. Sensazione tra i genitori che in città l’istruzione diventi sempre meno importante; L’impegno su Facebook da parte delle scuole locali è uno sforzo per coinvolgere i genitori in modo che si riaccenda il loro interesse per l’educazione dei figli. Sud dell’India: una scuola di più alto stato stava reagendo al danno che riteneva che l’uso dei social stesse causando alla sua reputazione. Dei genitori aprirono un gruppo su Facebook che degenerò in gossip e segnalazioni di aspetti critici di diversi professori. Il preside reagì formando un ulteriore gruppo gestito da genitori che facevano parte dell’Associazione Genitori-Docenti della scuola, con rappresentanti della scuola che esercitavano un ulteriore controllo sul gruppo. Per la scuola, l’apertura di un canale di comunicazione sui social media fu vantaggiosa. Sud Italia: la comunicazione scuola-genitori appare limitata sino al punto che i genitori spesso finiscono con il discutere tra loro le questioni sull’istruzione. Questo era collegato al ruolo esasperato che i genitori avevano nell’organizzare l’istruzione dei loro figli: aiutarli nei compiti a casa e impegnarsi per l’organizzazione di attività extracurricolari qui è molto comune, considerato un aspetto del dovere morale della madre nei confronti del proprio figlio. Così, Facebook diventava un luogo particolarmente importante nel quale si condividevano con altre madri le acquisizioni dei propri figli che venivano commentate tra amiche. L’aspetto negativo riguarda il fatto che i social media vengono usati sempre di più dai genitori per valutare la loro competenza nella gestione dei figli, e portando i genitori ad essere competitivi in riferimento al modo in cui i figli si confrontano con i loro pari, che oggi viene rafforzata annunciando i successi dei propri figli su Facebook e monitorando costantemente i progressi degli altri. In alcuni casi, le scuole in Inghilterra, Cile settentrionale e India meridionale hanno provato ad affrontare il problema interagendo con i genitori attraverso i social media. In Italia, e in un caso isolato del nostro sito inglese, queste diverse visioni del dovere dei genitori possono portare a un punto morto o anche accrescere la competizione fra i genitori stessi.