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L'Uncino Il vento freddo imperversava nella notte, su quella terra coperta di neve dove durante gli ultimi giorni gli uomini si erano massacrati a vicenda. L'aria era frizzante, anche se non gelida come si sarebbe aspettato Lan in quel periodo dell'anno. Il freddo era tuttavia intenso e penetrava al di sotto del pettorale d'acciaio e attraverso la giubba, mentre il fiato si condensava in nuvolette davanti al volto dell'uomo, quando il vento non le soffiava via. L'oscurità che ammantava il cielo stava cominciando ad attenuarsi, e le migliaia di stelle, che ricordavano polvere di diamante gettata in ordine sparso, iniziavano a schiarirsi. La falce di luna era bassa, emanava una luce fioca che permetteva solamente di notare le sagome degli uomini di guardia al campo privo di fuochi, fra la distesa disordinata di querce ed eriche. I fuochi avrebbero rivelato la loro posizione agli Aiel. Lan li aveva già combattuti molto tempo prima che cominciasse la guerra, nelle marche shienaresi, per una questione di dovere nei confronti degli amici. Gli Aiel erano molto pericolosi alla luce del giorno. Affrontarli di notte era come mettere in gioco la propria vita basandosi solo sul lancio di una moneta: non vi era alcuna differenza. Appoggiando la mano guantata sull'elsa della spada riposta nella custodia, si strinse il mantello contro il corpo e prosegui l'ispezione delle sentinelle, camminando nella neve che gli arrivava fino al polpaccio. La sua era una spada antica, creata con l'Unico Potere prima della Frattura del Mondo, durante la Guerra dell'Ombra, quando per un breve periodo il Tenebroso aveva camminato sulla terra. Di quell'Epoca rimanevano solo delle leggende, a eccezione di quanto sapevano le Aes Sedai, ma l'arma di Lan ne era una prova tangibile. Non poteva essere spezzata e non aveva bisogno di essere affilata. L'elsa era stata rimpiazzata innumerevoli volte nel corso dei secoli, ma la lama non si bruniva mai. Un tempo era stata la spada dei re malkieri. La sentinella successiva che incontrò, un tipo basso e tozzo che indossava una lunga giubba nera, era appoggiata al tronco di una grande quercia, con il capo reclinato sul petto. Lan toccò il soldato su una spalla e quello scattò, lasciando quasi cadere l'arco di corno e tèndine che impugnava fra le mani guantate. Il cappuccio del mantello scivolò all'indietro, rivelando per un istante l'elmetto conico prima che l'uomo lo tirasse di nuovo su. Alla pallida luce lunare Lan non avrebbe potuto riconoscere il volto dietro le barrette verticali della visiera, ma sapeva già di chi si trattava. L'elmetto di Lan era aperto, nello stile del Malkier ormai scomparso, con una mezza luna d'acciaio che pendeva davanti alla fronte. «Non stavo dormendo, mio signore» si giustificò subito l'uomo. «Stavo solo riposandomi un momento.» Era un Domanese dalla pelle ramata e, giustamente, sembrava imbarazzato. Quella non era la sua prima battaglia, nemmeno la prima guerra. «Un Aiel ti avrebbe svegliato tagliandoti la gola o trapassandoti il cuore con una lancia, Basram» rispose tranquillo Lan. Gli uomini ascoltavano più volentieri i toni pacati che le grida, se la voce era ferma e trasmetteva una sensazione di calma. «Forse sarebbe meglio se non ci fosse un albero tanto vicino a tentarmi» si giustificò il soldato. Lan si trattenne dal dirgli che anche se gli Aiel non lo avessero ucciso rischiava il congelamento delle dita dei piedi, rimanendo troppo a lungo fermo in un solo posto. Basram lo sapeva. Nell'Arad Doman gli inverni erano freddi quanto nelle Marche di Confine. Borbottando delle scuse, il Domanese si toccò l'elmetto in segno di saluto e si allontanò di tre passi dall'albero. Adesso stava dritto e scrutava nell'oscurità. Muoveva anche i piedi, per evitare il congelamento. Giravano voci su delle Aes Sedai vicino al fiume che si offrivano di guarire i soldati con la magia; ferite e malattie scomparivano come se non fossero mai esistite, mentre senza il loro intervento l'amputazione sarebbe stato il solo mezzo per evitare che i piedi, le braccia o le gambe imputridissero. In ogni caso, era meglio non rimanere coinvolti negli affari delle Aes Sedai più di quanto non fosse strettamente necessario. A distanza di anni potevi scoprire che una di loro ti aveva legato, nel caso avesse avuto bisogno di te. Quelle donne erano molto previdenti, e sembrava si curassero di rado di chi usavano per i loro piani, o come. Era uno dei motivi per cui Lan le evitava. Quanto sarebbe durata la rinnovata attenzione di Basram? A Lan sarebbe piaciuto conoscere la risposta, ma non aveva senso insistere nel rimproverare quell'uomo. Tutti i soldati ai suoi ordini erano stanchi. Probabilmente ogni guerriero dell'esercito della rinomata Grande