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La terapia con la realtà virtuale può avvenire o attraverso i visori tradizionali o il CAVE: una stanza in cui vengono proiettati scenari tridimensionali. Il CAVE è un sistema altamente immersivo che consente di muoversi liberamente all'interno dello spazio simulato. Viene utilizzato soprattutto per la riabilitazione con gli anziani che non riescono a indossare il casco per problemi di equilibrio. Grazie alla sua capacità simulativa la realtà virtuale può essere un aiuto in patologie come la psicosi, la schizofrenia, le fobie, i disturbi alimentari, il parkinson e l'alzheimer. Essa consente infatti di ricreare situazioni della vita quotidiana con un elevato grado di realismo percettivo. L'idea di fondo è semplice: far rivivere virtualmente ciò crea disagio o terrorizza il paziente, così da insegnargli a gestirlo nella realtà. Nonostante la consapevolezza che ciò che stiamo vivendo non sia reale il nostro cervello risponde agli stimoli allo stesso modo in cui risponderebbe nella vita reale. Ciò permette quindi allo psicanalista di analizzare in un ambiente protetto le reazioni del suo paziente. Essendo un'esperienza virtuale il dottore può interromperla immediatamente, cosa che non potebbe fare nella vita reale, evitando così ulteriori traumi o complicazioni nel paziente. La realtà virtuale consente anche al medico di creare un ambiente su misura per il paziente e di aggiungere le difficoltà un po' alla volta: può regolare la velocità dell'esperienza, i suoni, gli incontri, tutelando così il paziente dall'imprevedibilità della vita reale. La cyberterapia ha portato alla nascita di una nuova figura di psicologo, lo psicologo del benessere e delle tecnologie positive, esperto di realtà virtuale e in grado di costruire esperienze specifiche per il paziente. Nella cura delle fobie con la realtà virtuale l'Italia è all'avanguardia. L'Istituto Auxologico di Milano, gestito dal professore Giuseppe Rva è l'unico al mondo ad avere due Cave. La realtà virtuale viene utilizzata anche nella riabilitazione motoria, in particolare per il controllo del movimento, il reclutamento muscolare, l'equilibrio e la coordinazione oculo-motoria. In Italia l'Istituto Emedea ha creato dei laboratori che sfruttano le nuove tecnologie per la riabilitazione pediatrica. La stanza si trasforma così in un bosco, in un lago o in un parco giochi. In questi "luoghi" fantastici il giovane paziente svolge attività che permettono di esercitare e migliorare le sue capacità di movimento, di orientamento, di socializzazione e le sue abilità cognitive. Questo permette al terapeuta di determinare i parametri del paziente in tempo reale e di regolare gli esercizi in base a questi. La riabilitazione trasformata in gioco stimola il paziente a impegnarsi di più rendendolo più motivato e meno incline all'abbandono della terapia. L'aspetto ludico della realtà virtuale si è dimostrato utile anche nel trattamento del dolore, nella sopportazione di trasfusioni, medicazioni, prelievi e chemioterapia. L'esperienza Vr va oltre la semplice distrazione, come potrebbe avvenire guardando la televisione. Immerge infatti totalmente il paziente in un ambiente divertente, rilassante e interattivo tenendo così occupato il cervello che non ha spazio per elaborare le sensazioni del dolore. Nonostante i vantaggi che la cyberterapia può offrire i limiti sono ancora tanti. Creare applicazioni in realtà virtuale non è facile nè economico. Per progettare un ambiente virtuale sono necessarie diverse capacità e figure professionali: programmatori, psicologi, sociologi e medici. La realtà virtuale può anche indurre malesseri fisici e psicologici se non è ben collaudata o se l'utente non ha predisposizioni fisiche adeguate. L'idea di un mondo controllato e sicuro dove le paure possono sparire, il dolore può fare meno male, in cui tutto è un gioco, può portare il paziente a preferirlo alla realtà.