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Il parco si trova nei pressi del fiume Anapo, ma anche al suo interno vi doveva affluire dell'acqua poiché gli storici raccontano di fonti, soprattutto nell'Ottocento, una delle quali portava lo stesso nome del colle: «Il tratto meridionale poi fra le mura di Neapoli e la sinistra sponda dell'Anapo chiamasi il Prato Siracusano, ed ivi sgorgavano verso l'Epipoli la fonte Temenite, oggi fonte dei Canali, e verso Neapoli il saluberrimo fonte Milicchio, oggi Pismotta: I campi alla destra dell'Anapo erano innaffiati dalla fonte Archimedia, presentemente detta Cefalino, dal fonte Cianna, oggi detta la Pisma, che prende corso di fiume, e si congiunge poi all'Anapo.» Questa descrizione si riferisce al territorio che circonda il parco. Sul terrazzo del colle Temenite sgorga dell'acqua proveniente dall'acquedotto detto del Ninfeo, dato che le sue acque sgorgano all'interno dell'omonima grotta. Anche l'acquedotto Galermi venne a confluire all'interno del parco, poiché fu precedentemente collegato, tramite un ponte oggi non più esistente, alla piccola cascata che sgorga dalla grotta del Ninfeo che pare abbia un collegamento anche con l'acqua proveniente dall'acquedotto Galermi. La Chiesa San Nicolò ai Cordari venne costruita in epoca normanna subito dopo il periodo della dominazione araba nella città aretusea. Sotto di essa si trova la cosiddetta Piscina Romana. Nella chiesa di San Nicolò ai Cordari, nel 1093, vennero celebrati i funerali del conte di Siracusa, Giordano d'Altavilla, figlio del gran conte Ruggero I di Sicilia. I normanni la vollero dedicare a san Nicolò di Mira. Nel 1577 la chiesa fu concessa ai cordari (fabbricatori di corde artigianali) che lavoravano le loro corde nelle latomie della Neapolis, poste oltre la chiesa. Ecco perché oggi è detta chiesa San Nicolò ai Cordari o chiesa San Nicolò dei Cordari, poiché venne frequentata dalle famiglie siracusane dei cordari. Con l'istituzione del Parco, nel 1955, divenne la sede dell'ufficio informazioni per i visitatori del vasto parco archeologico. La chiesa ne rappresenta tutt'oggi l'ingresso. La Piscina romana è costituita da grandi serbatoi d'acqua ricavati tagliando la pietra delle latomie. Queste condotte idriche naturali servivano ai siracusani, ai tempi dell'Antica Roma, per riempire d'acqua l'anfiteatro romano di Siracusa e dare inizio ai giochi nautici e alle lotte acquatiche. L'anfiteatro romano di Siracusa viene considerato come una delle realizzazioni edilizie più rappresentative della prima età imperiale romana. È in gran parte scavato nella roccia e per la costruzione della parte nord orientale si è sfruttato il pendio della balza rocciosa. L'anfiteatro, riportato alla luce nel 1839 dal duca di Serradifalco - ha dimensioni monumentali: sembra si possa valutare lungo m 140 e largo m 119). Il monumento ha due ingressi ed è servito da un articolato sistema di scale che scendono dalla quota superiore posta all'esterno. L'arena era dotata, al centro, di un ampio vano rettangolare, originariamente coperto, collegato attraverso un passaggio sotterraneo con l'estremità meridionale del monumento, sull'asse del corridoio di ingresso. Intorno all'arena la cavea è distinta da un alto podio, dietro il quale corre un corridoio coperto con varchi per l'accesso all'arena dei gladiatori e delle belve. Nella parte meridionale dell'Anfiteatro romano sorgeva un grande arco architettonico largo 10 metri, profondo 6 metri, alto complessivamente circa 13 metri. Oggi rimangono visibili le fondamenta di questa struttura che doveva essere di notevole impatto visivo e di importante uso logistico poiché fungeva da ingresso posto nell'area monumentale romana di epoca augustea. Il Teatro greco di Siracusa è un teatro costruito nella sua prima fase nel V secolo a.C. sulle pendici sud del colle Temenite, rifatto nel III secolo a.C. e ancora ristrutturato in epoca romana. In epoca greca vi vennero rappresentate grandi tragedie e commedie. Eschilo vi presentò per la prima volta I Persiani e le Etnee dedicandole a Gerone I. La cavea aveva un diametro di 138,60 metri, uno dei più grandi del mondo greco, ed era in origine costituita da 67 ordini di gradini, per la maggior parte scavati nella roccia viva e divisi in 9 settori ("cunei") dalle scalinate. Molte delle sue importanti parti architettoniche furono distrutte ed esportate dagli spagnoli nel 1500. Ancor oggi al Teatro greco si rivivono i fasti del passato, portando in scena le tragedie greche nel periodo primavera-estate. Nel 2008 l'area del Teatro, così come altre aree del Parco, sono state munite di un sistema di illuminazione computerizzato per rendere le visite serali ancora più suggestive. Alcuni di questi interventi sono stati realizzati anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96. Sul colle Temenite si trova la Grotta del Ninfeo vicino alla parte più elevata del piccolo rilievo montuoso, su una terrazza rettangolare che costeggia il teatro greco e si apre al centro della parete rocciosa dove un tempo si trovava un porticato chiuso a forma di lettera "L". Al suo ingresso erano poste delle statue dedicate alle Muse. Il Ninfeo siracusano si pensa fosse l'antica sede del Mouseion (il santuario delle muse), sede della Corporazione degli artisti, dove gli attori si riunivano prima di scendere nel teatro. La grotta presenta un soffitto a volta e al suo interno si trova una vasca di forma rettangolare nella quale si raccoglie l'acqua che scorre a cascata da una cavità posta nel fondo della parere rocciosa. Accanto alla parete d'ingresso si notano delle edicole votive che servivano per la pratica del culto degli eroi (Pìnakes). La via dei Sepolcri è una suggestiva strada lunga 150 metri che conduce alla cima del Colle Temenite. Attraversandola si notano le alte pareti rocciose che la circondano da entrambi i lati e le edicole votive che vi furono scavate lungo tutto il tragitto. Siracusa avendo un'importante tradizione greca conosceva e praticava il culto degli Eroi che erano, in epoca antica, considerati dei "Semidei". Poi, in epoca greca successiva, quando si parlava di "Eroe" si intendeva un "defunto" che si era particolarmente distinto in vita e per questo da morto meritava di essere "eroicizzato", ovvero di essere onorato e venerato come si veneravano gli eroi mortali. La Via è in salita e curva prima verso ovest e poi verso nord. Essa conduce nel punto più alto del Colle siracusano. Salita la Via dei Sepolcri si giunge sulla cima del rilievo montuoso detto Colle Temenite. Qui sono stati individuati i resti del Santuario di Apollo Temenite (termine greco "Temenos" che significa "Recinto sacro") che dà il suo nome all'intero Colle. I Mulini di Galerme furono un complesso di mulini ad acqua posti sopra la cavea del Teatro Greco di Siracusa e risalenti ad epoca tardo-medievale. Prendono il nome dall'acquedotto Galermi. Di questo complesso oggi è rimasta visibile solamente la cosiddetta casetta dei mugnai, una sorta di torre collegata al periodo storico dei Mulini di Galerme i quali vennero edificati al tempo del feudalesimo siciliano intorno alla zona del colle Temenite. Interessante da un punto di vista architettonico doveva essere l'alto Ponte canale dei mulini, anch'esso demolito nel periodo ottocentesco. Sotto l'intatta casetta dei mugnai è stata ritrovata una grotticella funeraria a forno, databile al periodo siculo, ritrovamento importante poiché dà l'ulteriore conferma che il rilievo del Temenite fu frequentato già in epoca pre-greca.