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La Latomia dei Cappuccini è la più grande tra le latomie di Siracusa, in lingua siciliana essa viene anche chiamata sibbia. Fu utilizzata sin dal VI secolo a.C. come cava per arricchire la città di monumenti e abitazioni. Tra le prime testimonianze del luogo Ippolito di Roma nella Refutatio contra omnes haereses scrive che per Senofane, ...a Siracusa, nelle latomie, si sono trovate impronte di pesci e di foche. Dopo la vittoria di Siracusa sulle truppe ateniesi, i soldati catturati furono rinchiusi e lasciati morire all'interno delle latomie, tra cui quella dei Cappuccini (413 a.C.). Ecco la descrizione di Tucidide: «Nelle cave di pietra il trattamento imposto nei primi tempi dai Siracusani fu durissimo: a cielo aperto, stipati in folla tra le pareti a picco di quella cava angusta, in principio i detenuti patirono la sferza del sole bruciante, e della vampa che affannava il respiro. Poi, al contrario, successero le notti autunnali, fredde, che col loro trapasso di clima causavano nuovo sfinimento e più gravi malanni. Per ristrettezza di spazio si vedevano obbligati a soddisfare i propri bisogni in quello stesso fondo di cava: e con i mucchi di cadaveri che crescevano lì presso, gettati alla rinfusa l'uno sull'altro, chi dissanguato dalle piaghe, chi stroncato dagli sbalzi di stagione, chi ucciso da altre simili cause, si diffondeva un puzzo intollerabile. E li affliggeva il tormento della fame e della sete (poiché nei primi otto mesi i Siracusani gettavano loro una cotila d'acqua e due di grano come razione giornaliera a testa). Per concludere, non fu loro concessa tregua da nessuna delle sofferenze cui va incontro gente sepolta in un simile baratro. Per circa settanta giorni penarono in quella calca spaventosa. Poi, escluse le truppe ateniesi, siceliote o italiote che avevano avuto responsabilità diretta nella spedizione, tutti gli altri finirono sul mercato degli schiavi.» Sono visibili anche tracce di un utilizzo successivo all'epoca greca (ipogei) come luogo di culto e necropoli pagana e cristiana. Nel 827 durante l'assedio di Siracusa da parte del generale persiano Asad ibn al-Furat la latomia viene utilizzata come luogo di accampamento per le truppe musulmane assedianti. Alla fine del Cinquecento la latomia fu integrata al sovrastante convento di frati, da cui poi prese definitivamente il nome, ceduta dall'allora Università di Siracusa. Da quell'epoca fu sfruttata come orto per gli usi del convento, creato il giardino e un sistema di irrigazione. Nel 1868 l'intero complesso delle latomie divenne di proprietà pubblica e acquisito dal Comune di Siracusa a seguito della legge sulla confisca dei beni ecclesiastici. Solo all'inizio del Novecento l'area fu aperta al pubblico e destinata a giardino grazie alla realizzazione di infrastrutture, tra cui anche un piccolo teatro all'aperto, la suddivisione in aiuole e l'impianto di diverse specie ornamentali. A seguito di un crollo che interessò parte della Latomia, negli anni sessanta fu chiusa al pubblico per motivi di sicurezza e lasciata in abbandono. Negli ultimi anni, dopo una serie di lavori di consolidamento e di sistemazione, tutta la Latomia è stata riaperta al pubblico grazie all'intervento di Italia Nostra Siracusa che ha reso fruibile il sito. Oggi è gestita dalla società Erga. La latomia dei Cappuccini è interessata ogni anno da una serie di manifestazioni culturali intitolate LatomiArte, grazie alla presenza di un sito suggestivo e alla sua importanza storico-culturale. Negli anni sessanta la Latomia dei Cappuccini venne utilizzata per la manifestazione canora Diapason d'oro in una parte dove sorge il "teatro grande", una scalinata che si presta alla messa in scena di spettacoli.