Read Aloud the Text Content
This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.
Text Content or SSML code:
Infine la sua vegetazione (non estesa poiché l'isola è stata densamente popolata ed edificata in passato) è composta dalle piante tipiche del clima mediterraneo; quindi palme e ficus tra tutti, inoltre attira curiosità, e spesso stupore, la presenza della pianta di papiro che cresce spontanea all'interno della Fonte Aretusa. La sua fauna invece conta caratteristiche papere che fanno parte della cultura paesaggistica, basti pensare che la Fonte Aretusa, è stata ribattezzata dai siracusani "fontana delle papere", proprio per le numerose papere che vi si trovano al suo interno. Così come i pesci d'acqua dolce e le tante altre specie che vivino in mare. L'isola è stata da sempre il cuore della città, lo testimonia il fatto che sin dall'età del bronzo antico fosse abitata, e lo testimoniano anche resti di capanne circolari del XIV secolo a.C. riferibili alla cultura di Thapsos. Furono infatti gli scavi dell'archeologo Paolo Orsi a scoprire, anche nei pressi della Fonte Aretusa, i resti di un abitato siculo vicino alla sorgente naturale, ritrovamento che indica come già in passato l'area, generosa d'acqua, fosse considerata molto importante per prosperare e costruire nei suoi dintorni l'abitato. Il successivo arrivo dei greci spinse la popolazione sicula a ritirarsi nell'entroterra, come ci narra Tucidide. Ma senza alcun dubbio molti dei siculi rimasero in Ortigia dopo l'avvenuta colonizzazione greca, dato che sono le stesse vicende storiche a narrarci dei contrasti per il comando della città tra gamoroi, discendenti dei primi coloni corinzi, e killichirioi, discendenti appunto dei siculi che in precedenza abitavano Siracusa e Ortigia. La storia prosegue e i siculi Killichirioi vengono sconfitti da Gelone di Gela, chiamato in aiuto dai Gamoroi, diventerà il primo tiranno di Siracusa. Ortigia in epoca greca fu, soprattutto inizialmente, il centro politico e religioso della città; lo dimostra il fatto che nell'isola venne edificata la via sacra(la quale attualmente ricade nell'asse urbano della via Dione e del secondo tratto della via Roma), ovvero quella via che conteneva importanti templi degli dei, come l'Artemision e l'Athenaion (attuale Duomo di Siracusa). Dagli studi fatti si è potuto constatare che i templi greci erano sempre rivolti a oriente, osservando infatti l'antica linea urbana di Ortigia, si nota come gli edifici sacri fossero stati posti in luce, ne è un esempio il Tempio di Atena, il quale secondo gli studiosi svolgeva una funzione di "faro" per tutti i naviganti che si avvicinavano verso Siracusa dal lato del mare di Ortigia; sopra il tetto del tempio era posta una grande statua di Atena con uno scudo dorato, visibile da molto lontano, ed era esso che fungeva da faro e punto di riferimento per chi navigava in mare in prossimità della città. In Ortigia venne edificato il palazzo del tiranno, ovvero la sede del potere politico dei tiranni siracusani. Dalle testimonianze pervenuteci dagli storici dell'epoca, si pensa fosse un palazzo imponente, soprattutto a partire dalla tirannia di Dionisio I di Siracusa (detto anche "Dionigi il Vecchio" e "Dionigi il Grande") che evacuò interamente la popolazione di Ortigia per sostituirla con la sua corte, i suoi amici e i suoi mercenari. Dotò l'isola di mura autonome e le lettere di Platone consentono di farsi un'idea della ricchezza di questa dimora; il filosofo ateniese racconta che il palazzo era dotato di ampi giardini e suddiviso in parti che diventavano sempre meno accessibili, difese da alte mura. La parte più intima della dimora di Dionigi, era costituita da una piccola isola, separata dal resto del palazzo da un canale con ponte levatoio, alzato o abbassato dal tiranno stesso, il quale poteva così ritrovarsi completamente al sicuro. (Cicerone, Tusculanae, 5, 59). Questo palazzo fu successivamente distrutto da Timoleonte, comandante corinzio e uno dei pochi sovrani democratici che la Siracusa greca ebbe. (Plutarco, Vita di Timoleonte, 21) La dimora dei tiranni fu poi ricostruita in forme più sontuose da Agatocle e si pensa che ad esso apparteneva l'edifìcio detto « dei 60 letti », che sarebbe stato il più sontuoso della Sicilia (Diodoro, XVI 85). Il porto (Porto Grande e Porto Piccolo) ebbe per Ortigia grande importanza; al centro delle grandi battaglie siracusane. L'isola prese parte a molte delle difese cittadine, era anch'essa circondata dalle imponenti mura dionigiane che si estendevano fino al monte Epipoli, nei pressi del Castello Eurialo. Durante l'assedio dei romani nel 212. a.C., Ortigia divenne l'ultimo quartiere di Siracusa a cadere in mano di Roma. Durante l'assedio il suo porto fu di fondamentale importanza per le sorti delle battaglie, perché era da lì che Cartagine, alleatasi con Siracusa, le mandava i rifornimenti di cibo, dunque i viveri e le forze necessarie per resistere all'assedio. Infatti con l'aiuto delle navi cartaginesi e con le geniali macchine da guerra di Archimede, i siracusani resistettero ad oltranza all'esercito romano che non poté fare altro che stare al di fuori delle mura aretusee. Dopo la festa di Artemide, approfittando della distrazione delle difese siracusane, assopite dopo i festeggiamenti, e con il tradimento di un cittadino che aprì loro i cancelli, i romani riuscirono ad entrare nella città e a conquistarla quartiere dopo quartiere. La storia ci ha narrato di come Archimede venne ucciso per errore da un soldato romano, il generale dei romani, Marco Claudio Marcello, si dice che rimase egli stesso sconvolto dall'uccisione del celebre matematico e si dice anche che pianse per la sorte della città che i suoi uomini avevano appena conquistato in nome di Roma. Passato il tempo della conquista, il generale nei primi anni del II secolo a.C. diede l'ordine che nessuno andasse ad abitare ad Ortigia, probabilmente perché, dato la sua strategica posizione difensiva, temeva si potesse organizzare una qualche rivolta al suo interno che potesse mettere in pericolo l'ordine nella città da poco tempo sotto il governo romano. Siracusa divenne sede dei governatori romani di Sicilia, essi risiedevano in quello che un tempo era il palazzo del tiranno, divenuto praetorium (sede dei pretori romani); la sua ubdicazione non è chiara, ma da una scritta ritrovata durante l'apertura della via del Littorio, si è scoperto che un governatore di Sicilia in epoca tardoantica romana, tale Flavio Gelasio Busiride, aveva restaurato il praetorium già palazzo dei tiranni sito in Ortigia. Ortigia in epoca medievale divenne sempre più centrale, dato che la popolazione siracusana a seguito delle grandi guerre (la fine dell'Impero Romano d'Occidente; la conquista dei franchi e dei vandali) diminuì fino a ridursi per la quasi totalità nell'abitato dell'isola di Ortigia, spopolando i restanti quartieri. L'isola venne fortificata ulteriormente, affrontò le vicende bizantine di Siracusa, quando la città fu nominata "Capitale dell'Impero dei Romani" (detta anche "Capitale dell'Impero Romano d'Oriente), diventando dunque sede dell'imperatore bizantino, Costante II, e rifiorendo per un breve periodo, non troppo felice perché la città mal sopportò le tasse, eccessive, che l'imperatore aveva dato ai cittadini. Subì dunque l'attacco di Costantinopoli che ridiventò Capitale dell'Impero, dopo che il figlio di Costante II venne a riprendersi la corona imperiale.