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Ortigia è il toponimo dell'isola che costituisce la parte più antica della città di Siracusa. Il suo nome deriverebbe dal greco antico ortyx che significa "quaglia". La sua estensione non supera 1 km² e la sua popolazione ammonta a 4.269 abitanti (2011). L'isola fu nota nell'antichità con tre denominazioni che si succedettero a seconda del periodo storico. Il poeta Nicandro di Colofone fu il primo ad affermare che anticamente l'isola di Ortigia venne appellata con il nome di Homothermon, termine italianizzato in Omotermon e tradotto letteralmente da Omo-termon come "Eguale bagno" o "Eguali bagni" ad opera di Tommaso Fazello e di Vincenzo Mirabella. L'origine etolica del nome accomuna, in parte, la teoria di Nicandro a quella di Pausania, il quale riconosce che tra i Siracusani e la regione greca ci siano state delle relazioni. Il nome Ortigia, col quale è nota Siracusa fino dall'epoca greca, deriverebbe da coturnice, diffusa nel Mediterraneo e nell'Asia Minore, o da quaglia (in greco antico: ??t??), diffusa in quello che per i Greci era il mondo conosciuto, più comune e più antica. Nicandro invece afferma che questo nome sia connesso al fatto che gli Etoli - da lui, come da altri - indicati quali fondatori, avendo abbandonato la propria patria per giungere nell'isola mediterranea, decisero di dare alla nuova terra lo stesso nome del luogo etolico. Il termine ??t???a, presente nella lingua greca e tradotto dagli studiosi Henry Liddell e Robert Scott come isola delle quaglie, possedeva originariamente secondo il lessicografo Esichio di Alessandria un ? iniziale, che si sarebbe pronunciato come una sorta di v . Nonostante l'isola avesse una serie di nomi antichi, posteriormente gli abitanti non persero l'uso di identificarla come Nasos, parola che nel dialetto dorico significa Isola. Per la variante greca sopra descritta si sono evidenziate due possibili etimologie: l'una indicante una derivazione dal sanscrito e un'altra dall'egizio. Il termine vòrtux, richiama il termine tedesco per quaglia Wachtel e presenta un'affinità colla parola Vártika, appartenente al sanscrito vedico, la lingua che viene usata nei Veda, tra i più antichi testi sacri dell'India: la radice indoeuropea Vart, Vartukas, da cui visibilmente deriva Vártika, allude alla forma rotonda propria del muoversi a terra della quaglia e fa da sé derivare il verbo latino per girare, vertere. Tuttavia, non è detto che il nesso logico tra quest'animale, identificato anticamente come "emblema del sole", e il vertere latino debba necessariamente stare nel movimento dell'uccello, poiché esso potrebbe risiedere nel fatto che la quaglia fosse implicata nell'annuncio di una particolare fase di un fenomeno ciclico, quale il sorgere del Sole o l'arrivo della primavera; in questo secondo caso risultando uno dei primi uccelli che annunciano la primavera mediante il ritorno sulle coste del mare e l'emissione del loro verso. In questa identificazione si troverebbe come rievocazione dei riti sacri praticati a Delo, isola del mar Egeo che ha parecchie analogie con Siracusa quanto alla storia mitologica. Sempre in visione sacrale, il termine Ortigia sarebbe riconducibile a un soprannome con il quale veniva definita la dea Diana. Se quindi il nome greco della quaglia potesse alludere al suo movimento, quello latino, coturnix, sembrerebbe poter trarre origine dal verso proprio di questo uccello, anche se non è noto se come allusione onomatopeica imitante il suono *kwok o in seguito a una combinazione tra l'aggettivo katu, che significa penetrante, e il nome rana, grido, entrambi appartenenti alla lingua sanscrita e alludenti, una volta uniti in un unico termine, alle caratteristiche di questo suono. Esistevano anche altre località note con questo nome, tra le quali se ne ricordano una in Etolia e un'altra sita presso Efeso nella Ionia, la quale prese poi il nome di Delo (in greco antico: ?????, Dêlos), significante "la Manifesta", o acquisendolo per prima e passandolo all'isola delle Cicladi oppure assumendolo per similitudine con quella già nota coi nomi di Ortigia e di Asteria, in allusione in (questo secondo caso) ad "Astro" e ad Asteria, la dea delle stelle; anch'essa legata alla mitologia aretusea. Delo avrebbe infatti passato il suo nome a tutte le proprie colonie, tra le quali comunque non è possibile annoverare Siracusa, la cui fondazione è storicamente, tradizionalmente e solidamente attribuita ai Corinzi, con la conseguenza che sia improbabile un suo legame politico-fraterno con Delo. Ortigia è un'isola, posta nella costa orientale della Sicilia. La sua conformazione geologica è composta da una roccia con fratture naturali, questo tipo di roccia si presta a far filtrare l'acqua naturalmente, questo motivo che spiega perché l'isola sia collegata "idrologicamente" alla terraferma siracusana. L'alimentazione di tale rapporto con l'acqua può essere attribuito ad un falda profonda collocata in corrispondenza di una faglia, attualmente inattiva, ricca d'acqua, la quale è compressa dallo strato impermeabile delle argille quaternarie che si stendono nella bassa valle dell'Anapo e circondano l'isola di Ortigia ed il Plemmirio. Dalla Porta Marina fino al Castello Maniace (che rappresenta la punta estrema dell'isola), vi è un susseguirsi di sorgenti e fonti naturali che fuoriescono al di sotto o in corrispondenza del livello medio del mare; ne è un esempio la rinomata Fonte Aretusa, uno specchio d'acqua dolce situato in Ortigia e che arriva al contatto con l'acqua salata del mare. La presenza di queste sorgenti è dovuta alla pendenza naturale delle fluenze e dal già citato sistema di fratturazione esistente nelle rocce ortigiane, entrambi sono fattori favorevoli all'insorgere delle acque. Altri esempi di sorgenti naturali in Ortigia sono dati dalla Fontana degli Schiavi; da uno dei miqwè (bagno ebraico) più suggestivi d'Europa; dalla Vasca della Regina (sorgente naturale posta al di sotto del livello del mare, nel Castello Maniace) e le manifestazioni sorgive, quasi del tutto scomparse di Occhi di Zivillica (o Occhi di Zilica). Altro aspetto morfologico molto interessante dell'isola di Ortigia, sono i suoi ipogei; i siracusani li hanno scavati nei secoli, già dai tempi greci fino ai tempi bellici della seconda guerra mondiale, quando questi ipogei vennero utilizzati come rifugi antiaerei per la popolazione. Il più importante è quello di Piazza Duomo, recentemente aperto al pubblico, sulle cui pareti si notano anche degli affreschi bizantini. Ortigia ha molti ipogei sotterranei, in alcuni, come in quello del quartiere ebraico, la Giudecca, vi è anche la presenza dell'acqua dolce, con le stesse caratteristiche delle altre polluzioni d'acqua naturale descritte sopra. La sua costa forma l'entrata naturale di un grande golfo, la cui altra estremità è rappresentata dalla costa del Plemmirio. Si pensa che l'isola, dopo la colonizzazione greca, venne collegata quasi subito alla terraferma utilizzando un terrapieno, ovvero un accumulo di terreno realizzato artificialmente. In seguito il terrapieno venne sostituito da un ponte. La sua costa, in tempi antichi, doveva essere più prolungata, infatti dai vari studi archeologici fatti presso il Porto Piccolo di Siracusa, risulta visibile sott'acqua parte della banchina marmorea che contraddistingueva l'approdo siracusano. La tipologia di costa è rocciosa e frastagliata, nella sua maggior parte, eccetto qualche golfetto di sabbia.