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Lo svolgersi della Festa: Il primo evento ha luogo il martedì successivo alla domenica di Pasqua, quando, presso la sagrestia della Chiesa Madre, si insedia il Comitato dei festeggiamenti, presieduto dal Parroco, collaborato dal Vicepresidente, dal Tesoriere e dal Segretario. Non appena viene formato il Comitato, si dà inizio alla prima raccolta dei contributi da parte dei presenti, cui segue il suono festante delle campane e lo sparo beneaugurante e simbolico di sette bombe a cannone. La domenica che precede la festa si svolge la “Cena”: ogni iniziativa richiede risorse, ed il popolo contribuisce alla festa non solo con offerte in denaro, ma anche con doni in natura, che sono raccolti a cura del comitato organizzatore la mattina e messi all'asta nel pomeriggio della domenica precedente la festa. È un momento atteso dalle persone dei vari quartieri, che spontaneamente preparano tavoli addobbati e pieni di doni. C'è di tutto: pasta, vino, salsiccia, liquori, il nostro tipico formaggio locale (il "cosacavaddu rausanu"), dolci di ogni genere, ortaggi, frutta, carne, ecc. Importante è la figura del banditore al quale è richiesta simpatia ed abilità; la prima, per intrattenere coloro che assistono interessati all'asta; la seconda, per spingere i presenti all'acquisto, elevando il più possibile il livello dell'offerta. In preparazione della festa, nella Chiesa Madre si svolge un devoto Settenario (detto “a Sittina” composto prima del 1880): si tratta di sette strofe (chiamate in dialetto “spate”) cantate da due tenori ed un baritono in Chiesa Madre al termine della Messa vespertina. Le “spate” raccontano i sette dolori di Maria (1- la profezia di Simeone; 2- la fuga in Egitto; 3- il ritrovamento di Gesù nel tempio; 4- l'incontro di Gesù e la Madre sulla via del Calvario; 5- la Crocifissione di Gesù; 6- la morte di Gesù; 7- la deposizione con la sepoltura) e sono composte da otto ottonari piani, di cui le prime sei musicate a due a due per una voce, mentre l'ultima si canta a tre voci. La “Sittina” si svolge dal venerdì precedente la 2ª domenica di maggio al giovedì successivo. Il venerdì precedente la domenica della festa si svolge, invece, la Via Matris, una processione esterna con il quadro dell'Addolorata, nel corso della quale si canta per l'ultima volta la “Sittina”. Per tutta la durata del Settenario l'Altare Maggiore della Chiesa Madre rimane velato da una pregevole tenda di filet ricamata nel 1928 nel laboratorio della signorina Giuseppina Agosta. Il ricamo è costituito da un grande cuore trafitto da una spada, dai simboli dei quattro Evangelisti e dalle parole di Gesù a Giovanni: “Ecce Mater Tua”. Il sabato vigilia della festa si tiene la processione detta “a piddiata ro mantu”, ovvero una processione dalla Chiesa di San Biagio alla Chiesa Madre con il prezioso manto di velluto blu notte che avvolge il simulacro, la spada, la raggiera e il fazzoletto che la Madonna stringe tra le mani. A tale processione segue quello che è tra i momenti più attesi e carichi di emozione, nonché suggestivi ed affascinanti della festa: la “Svelata”. È un momento molto atteso da tutti perché dopo un anno il simulacro settecentesco della Vergine Addolorata, gelosamente custodito nella nicchia dell'Altare laterale a Lei dedicato, riappare agli occhi dei tantissimi fedeli che gremiscono la Chiesa. Per l'occasione l'Altare Maggiore su cui viene disposto il simulacro viene adornato da un addobbo costituito da innumerevoli fiori, tende, stucchi, elementi architettonici appositamente creati, candelabri, ceri e quant'altro occorra a rendere l'addobbo dell'altare un elemento di sorpresa, di fascino e di distinguo della festa. La “Svelata” si celebra all'inizio della Messa pomeridiana e consiste nel ritiro della tenda di filet, accompagnato dal lancio di petali di rose e di volantini in tutta la navata centrale, nonché dallo sparo di una nutrita moschetteria, e dagli entusiastici “Viva Maria Addolorata!!!” che hanno inizio con l'apparire del simulacro dell'Addolorata. Subito dopo la “Svelata”, uno stuolo di voci bianche (circa 150 bambini) canta l'Inno all'Addolorata. È uno dei momenti più vibranti ed emozionanti della festa. Subito dopo l'Inno continua regolarmente la solenne Celebrazione Eucaristica.