Read Aloud the Text Content
This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.
Text Content or SSML code:
Muhammad al-Idrisi nel 1150, Ibn Jubayr nel 1184, Ugo Falcando descrivono nelle loro opere le magnificenze e le vicende legate al palazzo. Il più rilevante degli episodi avvenuto negli anni 1160 - 1161 vede il Palazzo Reale teatro della rivolta dei baroni maturata in seguito alla congiura ordita da Matteo Bonello, durante la quale le sale della reggia furono saccheggiate e date alle fiamme con la distruzione di un insostituibile patrimonio librario e artistico. Al 1194 risale il saccheggio della reggia voluto da Enrico VI di Svevia, il quale utilizzò cento muli per trasportare tutto l'oro e gli oggetti preziosi in essa custodita. Con gli Svevi fu sede delle Scienze e delle Lettere, elogiata da Dante Alighieri. Con Federico II di Svevia e il figlio Manfredi furono mantenute nel palazzo le attività di governo, amministrative e di cancelleria, mentre quelle letterarie furono distaccate a Palazzo della Favara, luogo deputato ad ospitare la scuola poetica siciliana. Nel 1269 per il palazzo cominciò una fase di decadenza. Spoglio delle macchine da guerra, mostrò tutta la sua vulnerabilità durante i moti dei Vespri Siciliani culminati nel 1282 con le sommosse inserite nel contesto delle Guerre del Vespro: il popolo palermitano in rivolta espugnò, depredandolo ancora una volta. Scacciati gli angioini, Pietro III d'Aragona si trasferì nel palazzo dimorandovi appena tre anni. Dopo l'espulsione degli Angioini nel 1282, la dinastia aragonese propense nel dimorare allo Steri o Hosterium Magnum confiscato alla famiglia Chiaramonte. Fra gli aragonesi fu sede di Francesco II Ventimiglia, nominato signore perpetuo della capitale siciliana nel 1353. Il 16 febbraio 1361 s'insediò Federico IV d'Aragona, con i titoli di capitano e giustiziere, castellano del palazzo e di Castellammare. Risalgono al 1340 le prime notizie di guasti dovuti ad un rovinoso crollo che determinarono il progressivo spopolamento della reggia. Il sito non suscitava più particolare interesse per motivi logistici e di sicurezza, ad essa si preferiva la residenza di Castellammare. Il lento abbandono avvenne a partire dagli inizi del XV secolo, periodo in cui Palazzo Regio e strutture limitrofe furono utilizzati come cava da cui trarre materiale edilizio utilizzato per la costruzione di luoghi di culto o cimiteri. Nonostante la pressoché totale devastazione, la cimatura e demolizione di alcune torri, il Palazzo Reale, pur mantenendo solo il suo ruolo difensivo non rimase disabitato, ma fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione tra il 1513 e il 1553. Nel 1549 Tommaso Fazello offre un descrizione della situazione disastrosa in cui versava al punto che era possibile scorgere la Cappella Palatina attraverso le rovine. Il palazzo tornò a occupare un ruolo importante nella seconda metà del XVI secolo quando i viceré spagnoli lo elessero a propria residenza, abbandonando il Palazzo Chiaramonte-Steri o Hosterium Magnum. Per contro il Tribunale dell'Inquisizione si trasferì nelle strutture di Castellammare. Furono poste in essere iniziative che modificarono radicalmente l'aspetto originario del complesso. Gli appartamenti reali subiscono una ulteriore rimodulazione nel 1735 con Carlo III di Borbone che edificò la Scala Rossa, una scala monumentale posta presso il cortile colonnato del Duca di Maqueda. Venute meno le esigenze difensive è compiuta la riduzione o demolizione dei bastioni orientali per l'adeguamento della piazza al livello del Cassaro e altrove, la loro trasformazione in Giardini Pensili. Anche i Borboni delle Due Sicilie con Ferdinando III fecero ristrutturare il Palazzo dei Normanni che visse la stagione di maggiore operosità, dopo la fase cinquecentesca, in virtù della permanenza della Corte Borbonica: infatti i sovrani, fuggiti con la conquista di Napoli da parte di Napoleone Bonaparte, si rifugiarono a Palermo. Il Salone del Parlamento fu adibito all'esposizione della preziosa Quadreria di Capodimonte e il monarca decise di fare affrescare nuovamente le pareti e la volta della sala, affinché il salone presentasse "... uno stile più elegante e più grandioso". Il ciclo di affreschi raffigurante l'Apoteosi di Ercole di Giuseppe Velasco sostituì La Maestà Regia, protettrice delle Scienze e delle Belle Arti commissionato da Francesco d'Aquino, principe di Caramanico nel 1787. Altri interventi decorativi abbellirono le sale di rappresentanza, i corridoi degli appartamenti del re e della regina al piano nobile durante la loro permanenza stabile dal 1806 al 1815. In occasione dei moti rivoluzionari del 1848 furono abbattuti dal popolo in tumulto i bastioni di Santa Maria e San Michele, la dimora fu saccheggiata e fu distrutta gran parte del mobilio, arredi velocemente ripristinati. Dopo l'Unità d'Italia fece parte dei beni del comando dei Corpi dell'Esercito e in occasione dell'esposizione nazionale del 1891 - 1892 furono rinnovati gli arredi degli appartamenti reali. Nel 1919 si delineò la possibilità di utilizzare il Palazzo come sede di accademie e nel 1923 fu destinato ad accogliere gli uffici della Soprintendenza ai monumenti, alcuni Istituti universitari, la Real Accademia di Scienze Lettere e Arti, la Biblioteca Filosofica, il Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè, il Museo Nazionale e l'alloggio del Prefetto. Furono mantenuti per uso della casa reale alcuni appartamenti. Nel 1921 è stata acquisita la proprietà da parte del governo. Negli anni '30 del '900 furono portati avanti dei restauri da parte del sovrintendente ai monumenti Francesco Valenti, poi proseguiti da Mario Guiotto, che hanno riportato in luce alcune strutture normanne. Nel 1943 fu requisito dalle truppe alleate. Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale nel 1946, ebbero inizio i primi saggi archeologici volti a comprendere l'eventuali preesistenze al palazzo, ovvero le stratificazioni di manufatti e insediamenti anteriori agli interventi arabi. Nel 1947 gli enti che lo occupavano furono trasferiti in altri immobili e fu denominato Palazzo dei Normanni. Nel 1947, divenne sede dell'Assemblea Regionale Siciliana. Dal 1976 al 1981 furono eseguiti lavori di trasformazione in alcuni piani del palazzo, curati da Rosario La Duca. Dopo il terremoto del 2002 che ha danneggiato alcuni interni, sono stati effettuati dei restauri sugli affreschi di Sala d'Ercole. Attualmente è la sede del Parlamento di Sicilia e dell'Osservatorio astronomico di Palermo, mentre l'ala di collegamento a porta Nuova è sede del Comiliter, Comando militare territoriale della Sicilia.