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Il Palazzo dei Normanni, noto anche come Palazzo Reale, si trova a Palermo ed è attualmente sede dell'Assemblea regionale siciliana. Il palazzo è la più antica residenza reale d'Europa, dimora dei sovrani del Regno di Sicilia, sede imperiale con Federico II e Corrado IV e dello storico Parlamento siciliano. Al primo piano del palazzo sorge la Cappella Palatina. È uno dei monumenti più visitati nell'isola. I servizi aggiuntivi turistici sono curati dalla Fondazione Federico II; l'ingresso principale è su piazza del Parlamento, quello turistico e quello carraio sono su piazza Indipendenza. Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell'umanità (Unesco) nell'ambito del sito seriale "Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale". L'attuale palazzo ingloba nelle fondamenta stratificazioni dei primi insediamenti fortificati d'origine fenicio - punica databili fra l'VIII e il V secolo a.C., le cui tracce riemergono nelle campagne di studi nelle segrete e nei sotterranei. Queste fortificazioni costituivano il nucleo sociale e politico dei primitivi insediamenti che formavano la paleopolis, aggregato contrapposto alla zona sacra, destinata al culto pagano e alle sepolture, ubicata qualche centinaio di metri più a NE a ridosso del fiume Papireto. Quest'ultima area, futura neapolis, è oggi identificabile col piano della cattedrale, il campanile ravvisabile nell'alta torre di avvistamento incastonata nella cinta muraria della cittadella fortificata, nonché da una fitta rete di ambienti ipogei costituita da grotte, catacombe, cripte, cuniculi e spelonche, ubicati nelle immediate adiacenze. Paleopolis e neapolis erano comprese su una lunga penisola delimitata a settentrione dal fiume Papireto e dal Kemonia a mezzogiorno, striscia di terra che all'epoca si estendeva lungo direttrice configurabile con l'odierno Cassaro, limitata approssimativamente fino all'attuale chiesa di Sant'Antonio Abate. Una vasta e ramificata insenatura permetteva l'approdo e il riparo delle imbarcazioni in entrambi i corsi d'acqua, proprio a ridosso del polo monumentale, peculiarità che influì a determinare il nome della località, in epoca greca Panormos ovvero Città tutto Porto. Nel 254 a.C. la roccaforte del castrum fu conquistata dai romani. Flavio Belisario conquistò la città e si impossessò della fortificazione nel 535, il dominio bizantino perdurò per quasi tre secoli. Sotto il regno di Costantino IX Monomaco, imperatore costantinopolitano e re di Sicilia, la fortificazione del kastron assunse il rango di palazzo con il prefetto Giorgio Maniace il quale lo abbellì facendo installare opere, manufatti e altro bottino di guerra. I due arieti di bronzo, espressioni dell'arte greca e frutto di saccheggi, in Sicilia adornarono temporaneamente il portale gotico della Fortezza Maniace di Siracusa per volere di Federico II di Svevia. Maria di Trastámara per servigi resi nella strenua difesa di Siracusa, li donò a Giovanni I Ventimiglia, pertanto i manufatti pervennero dapprima nel castello Ventimiglia di Castelbuono e in seguito posti a decoro del mausoleo di famiglia nella chiesa di San Francesco. Per contrasti con la casa regnante e la confisca dei beni, gli arieti dei Ventimiglia giunsero a Palermo. Gaspare Palermo documenta la loro presenza in epoche successive nel Palazzo Chiaramonte-Steri, nella fortezza di Castello a Mare, trafugati da un viceré di Sicilia a Napoli, riconsegnati alle sale di Palazzo Regio. Con la distruzione di un elemento della coppia durante la Rivoluzione siciliana del 1848, l'esemplare superstite, fu definitivamente trasferito nelle raccolte del Museo archeologico regionale «Antonio Salinas». La prima costruzione con funzioni di residenza reale denominata 'al Qasr o Kasr (Alcassar, la dimora degli emiri), è attribuita al periodo della dominazione islamica, lasso di tempo di circa due secoli ove si avvicendarono numerosi governatori o emiri appartenenti, nell'ordine, alle dinastie degli Aghlabidi, Fatimidi, Kalbiti. Nell'831 dopo la conquista araba della città il governatore, supremo comandante e principe di Sicilia denominò la costruzione Castelnuovo che si contrapponeva all'edificio ubicato in marina denominato Castellammare e al Castello di Maredolce nel Parco della Favara, quest'ultima dimora prediletta insieme a tutte le residenze e le strutture arabe insediate nella vicina Kalsa. Ibn Hawqal documenta due medine o città murate contrapposte: il Qasr e la Kalsa. In mezzo, tre borghi satelliti tra loro separati e contigui corrispondenti al futuro rabato (Albergheria, Seralcadio, Conceria), descritto da Muhammad al-Idrisi in epoca normanna. La decisione di trasferire la sede del governatore posta nel cuore della città murata della civitas superior in un luogo più sicuro e protetto militarmente, è fornita dalla tumultuosa sommossa popolare contro il governatore fatimita Salim Ibn Rashid Al Kutani, sedata nell'autunno del 937 con l'intervento militare di Khalil ibn Ishaq. Il nucleo aghlabida è abbandonato dopo aver identificato nei pressi del porto, nelle adiacenze dell'arsenale, la nuova sede della cittadella fortificata degli emiri fatimidi, molto più difendibile nella civitas inferior perché parzialmente protetta dal mare. I sovrani Normanni distinguevano il Castrum superius o Palatium novum posto sull'altura dal Castrum inferius o Palatium vetus ubicato a valle, insediandosi al loro arrivo presso quest'ultimo già dimora della corte araba. Il Parcus Vetus indicava l'insediamento del centro di potere arabo, l'aggettivo Vetus (vecchio, antico, primitivo, vetusto) si estendeva tanto all'area, quanto alla dimora del primitivo accampamento. Accampamento divenuto residenza degli emiri e oggetto di conquista da parte delle armate normanne, che nell'assedio di Palermo piantarono nelle immediate adiacenze il loro campo base prima di sferrare gli attacchi alla Kalsa e al Cassaro fortificato. Infatti, dalla pianura alluvionale sud - orientale della costa, porta d'accesso alla città provenendo da est, contraddistinta dal Dattereto prossimo al fiume Oreto e al Castello di Yahya, partì la riconquista della città. Negli anni ampliarono e trasformarono l'edificio a monte dalle caratteristiche mediorientali in un centro complesso e polifunzionale che esprimeva tutta la potenza della monarchia, così realizzarono una struttura di edifici. Roberto il Guiscardo lo ingrandì dotandolo della Cappella di Gerusalemme,il gran Conte Ruggero edificò la Torre Greca, i quartieri per opifici e armigeri. Solo dopo la sua morte, la regina reggente Adelasia del Vasto e l'erede al trono si trasferirono da Messina, città che era servita da base ai Normanni per estendere il proprio dominio, a Palermo. Nella capitale gli Altavilla s'insediarono inizialmente nella residenza di Palazzo della Favara prima di trasferirsi nelle strutture del Palatium novum. Nel 1132 Ruggero II di Sicilia costruì la parte mediana del palazzo, l'ampissimo appartamento che oggi prende il suo nome, ovvero quella porzione d'edificio precedentemente destinato a opificio della seta, la Cappella Palatina e la Torre Joharia. Il luogo di culto dedicato a San Pietro Apostolo soppiantò la primitiva moschea edificata sulle carceri e segrete del palazzo. Da Guglielmo I e Guglielmo II di Sicilia furono aggiunte le ali destinate ai servizi degli eunuchi, secondo l'usanza araba, gli appartamenti delle dame di corte, matrone, fanciulle, servitori, l'harem e nella parte settentrionale fu aggregato il «serraglio degli schiavi», le torri Pisana o di Santa Ninfa e Chirimbi. Coeva è la realizzazione della «Via Coperta», un camminamento protetto che dalla Torre Pisana e la Sala Verde attraverso la contrada della Guilla conduceva al primitivo Palazzo Arcivescovile con meta finale la cattedrale metropolitana primaziale della Santa Vergine Maria Assunta. n questo lungo processo di trasformazione, l'antico Palazzo degli Emiri assunse la denominazione di Palazzo dei Normanni solo in tempi recenti, polo destinato ben presto a diventare il centro della cultura e dell'arte europea tra il XII e il XIII secolo. In questi sontuosi e raffinati ambienti, infatti, si sviluppò la più importante cultura europea dell'epoca: qui gli imperatori radunavano i più grandi scienziati e poeti, musicisti e pittori del tempo. All'interno del palazzo furono mantenuti gli opifici e i laboratori tessili per produrre manufatti di rara bellezza mantenendo la tradizione, le conoscenze, la cultura e il sapere introdotto dai dominatori orientali, la Zecca, i laboratori di oreficeria ed il Tiraz, l'opificio per la manifattura di stoffe preziose. Adiacente al regio palazzo sorgeva la Galca (l'anello), il quartiere regio che si sviluppava verso est racchiuso fra mura, ospitava edifici di vario tipo legati alla funzionalità della reggia.