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Durante il mandato pastorale di Giovanni Roano e Corrionero, nel 1690 - 1692 adiacente all'Absidiola di San Paolo sorse in stile barocco la Cappella della Crocifissione, su progetto del gesuita Angelo Italia di Licata. Grande committente d'arte, il prelato commissionò la sistemazione degli altari delle absidi adattando lo stile barocco alle forme architettoniche normanne. Tanto l'altare del Sacramento (Absidiola di San Paolo) che quello della Madonna del Popolo (Absidiola di San Pietro), sono uguali per quel che riguarda l'architettura, le forme, l'apparato decorativo e l'ornato a mischio. Nel 1741 è effettuata la visita apostolica di Giovanni Angelo De Ciocchis, la relazione evidenzia i particolari intorno ai 72 feudi che fanno della mensa arcivescovile la più pingue delle diocesi isolane. Nel 1770 è aggiunto il portico sul prospetto anteriore per iniziativa del vescovo Francesco Testa. Nel 1807 a seguito dell'impatto di un fulmine fu seriamente danneggiata la torre meridionale sinistra, con la distruzione totale dei due ordini di celle campanarie, che non furono mai ricostruite. L'11 novembre 1811 un incendio distrusse il soffitto di matrice fatimida, che fu restaurato tra il 1816 e il 1837, seriamente danneggiati il mosaico e le tombe reali. Durante i restauri furono realizzati i nuovi stalli del coro in stile neogotico, i sarcofagi di Guglielmo I e Guglielmo II ripristinati nella loro forma precedente. La cattedrale di Santa Maria Nuova si trova nel centro storico di Monreale, adagiato sulle pendici del monte Caputo. L'edificio segue il modello delle grandi basiliche benedettine di provenienza cluniacense. La facciata, prospiciente una piazza quadrangolare, è stretta fra le due torri campanarie, delle quali quella di sinistra rimasta incompiuta al primo ordine. L'ingresso è preceduto dal portico settecentesco, in stile barocco, che si apre sull'esterno con tre archi a tutto sesto poggianti su colonne tuscaniche; al di sotto di esso, vi è il portale, chiuso da due battenti bronzei, opera di Bonanno Pisano e risalenti al 1185 - 1186. Nella parte superiore della facciata, terminante con un basso timpano triangolare, si apre una monofora ogivale incorniciata da una decorazione ad archetti ciechi intrecciati fra di loro. Caratteristica peculiare dell'arte scultorea e architettonica normanna di Sicilia è il baton brises elementi scultorei architettonici a zig-zag di origine anglo-normanna presenti nella cattedrale di Monreale e ampiamente utilizzati in Inghilterra e in Sicilia sia in età normanna che in seguito. Nel 1542 il regio visitatore monsignor Francesco Vento documentava un atrio coperto di tegole. In seguito alle sollecitazioni del regio visitatore don Francesco del Pozzo risalente al 1583, per volontà dell'arcivescovo Ludovico II Torres, il portico fu riedificato e completato solo nel 1596. Per inabilità dei maestri una gran parte crollò provocando non pochi danni all'antico mosaico delle pareti della controfacciata. La ricostruzione sotto la direzione del padre benedettino Paolo Catania iniziò nel 1631 e si concluse nel 1633. Il pittore monrealese Pietro Novelli fu incaricato di affrescare le pareti in muratura. La notte di Natale del 1770 rovinò nuovamente, rimasero in piedi soltanto due colonne. Immediatamente l'arcivescovo Francesco Testa e i padri benedettini disposero i capitoli per bandire le gare di appalto. L'incarico fu affidato a mastro Benedetto Zerbo, su progetto di Antonino Romano coadiuvato da Ignazio Marabitti. L'esterno, modificato nei secoli XVI e XVIII, nell'area absidale conserva intatta l'impronta normanna ed è ornato a vari disegni formanti una serie di archi di pietre bianche e nere con cerchi al di sotto, assai ben combinati e disposti tra loro. La decorazione delle tre absidi, caratterizzata dal fitto intreccio di archi acuti, evoca atmosfere arabeggianti esaltate dalla decorazione policroma creata dall'alternanza di tarsie di calcare e di pietra lavica. Il vasto interno della cattedrale ha pianta a croce latina con transetto poco sporgente che di fatto è una continuazione ai lati del presbiterio delle navate laterali. Le navate, terminanti ciascuna con un'abside semicircolare, sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli (alcuni dei quali di spoglio), anch'essi antichi con clipei di divinità che sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo. I soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera, questi ultimi rifatti nel 1811 dopo un incendio che aveva distrutto parte del tetto. Il pavimento, completato nel XVI secolo è musivo, con dischi di porfido e granito e con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate. All'interno è poi possibile osservare sul fianco destro dell'abside il sarcofago in porfido di Guglielmo I, morto nel 1166, e quello marmoreo di Guglielmo II il Buono. Sul lato sinistro, dentro tombe ottocentesche, si trovano invece le spoglie di Margherita di Navarra e di Sicilia, moglie di Guglielmo I, e dei figli Ruggero ed Enrico e la Cappella di San Luigi dei Francesi con i resti del re Luigi IX. La parte più bassa delle pareti, dal fregio “a palmizi” al piano pavimentale, sul modello della Cappella Palatina di Palermo, è uniformemente resa ad incrostazione marmorea e fasce verticali (in tutto 493 unità), in mosaico ruotato, a motivi geometrici. Tali opere, assieme al pavimento del grande presbiterio e agli intarsi sugli arredi marmorei e sulle membrature architettoniche, costituiscono un complesso esecutivo di consistente estensione (circa 300 m² per le fasce a parete, e 975 m² per il pavimento del grande presbiterio) e un repertorio di motivi decorativi straordinariamente vario e numeroso. La cronologia esecutiva copre un arco temporale che va dalle origini della costruzione normanna fino ai primi anni del secolo scorso, con un incremento di intensità operativa nel corso dell'Ottocento, durante il quale si attuarono consistenti ed estesi interventi di restauro e integrazione. In attesa che giunga a compimento il lavoro di studio del prof. Giuseppe Oddo, sul mosaico decorativo in opus sectile a motivi geometrici del duomo di Monreale non sussiste al momento uno studio complessivo e organico. Sulla parete destra della campata antistante all'absidiola di San Pietro (diaconico), nel 1492, per volere del cardinale Giovanni Borgia, fu aperto il vano d'ingresso all'attuale sacrestia. L'altare in marmi policromi custodisce la statua della Madonna del Popolo, la tradizione popolare ritiene che il simulacro della Vergine sia stato scolpito nel tronco dell'albero di carrubo all'ombra del quale Guglielmo II di Sicilia si addormentò e sognò Maria (" ... vera Figghia e vera Matri di Diu ..." - versi di Antonio Veneziano), che le indicava il posto dove avrebbe trovato il tesoro per costruire il magnifico tempio. L'esame della statua, lo stile, i lineamenti del volto, i panneggi e i dettagli dell'insieme, collocano la probabile realizzazione del manufatto nel periodo compreso tra il XIV e il XV secolo.