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Il Progetto di vita. Il progetto di vita, parte integrante del P.E.I., riguarda la crescita personale e sociale dell’alunno con disabilità ed ha quale fine principale la realizzazione in prospettiva dell’innalzamento della qualità della vita dell’alunno con disabilità, anche attraverso la predisposizione di percorsi volti sia a sviluppare il senso di auto-efficacia e sentimenti di autostima, sia a predisporre il conseguimento delle competenze necessarie a vivere in contesti di esperienza comuni. Il progetto di vita, anche per il fatto che include un intervento che va oltre il periodo scolastico, aprendo l’orizzonte di “un futuro possibile”, deve essere condiviso dalla famiglia e dagli altri soggetti coinvolti nel processo di integrazione. Risulta inoltre necessario predisporre piani educativi che prefigurino, le possibili scelte che l’alunno intraprenderà dopo aver concluso il percorso di formazione scolastica. Il progetto non è soltanto il luogo della conoscenza e della programmazione di attività o opportunità formative, è prima di tutto il luogo della possibilità, dell’immaginazione, qualcuno direbbe della “creatività”. Come tale non riguarda solo la scuola, ma tutti i contesti in cui ogni soggetto, disabile o meno, vive, a partire dalla famiglia. Il progetto di vita sembra dunque un’integrazione fondamentale del PEI, tanto da non poter più pensare al PEI se non come “PEI-Progetto di vita” nel momento in cui ci aiuta a tenere in considerazione la centralità della persona in quanto “esistente”, ovvero sempre impegnata a costruire e a scoprire “chi” può essere nei vari ambienti in cui vive, e nelle diverse fasi della sua vita. Si tratta di una prospettiva pensata, in qualche modo, come antidoto a quel rischio di cristallizzazione di cui si parlava prima, anche a costo di rompere un po’ l’incanto e la perfezione di una formalizzazione che, quando rassicura molto l’operatore che la applica, rischia di soffocare la formatività individuale e sociale dell’educando, ovvero ciò che si produce vivendo, sentendo, emozionandosi, pensando con la propria testa e attraverso le proprie emozioni insieme agli altri, nei contesti più o meno familiari.