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Il Casel. Le competenze socio-emotive, secondo la definizione del Casel, il più importante istituto di ricerca mondiale sul tema, sono le seguenti. 1. Consapevolezza di sé. riconoscere le proprie emozioni, individuare e coltivare i propri punti di forza e le proprie qualità positive. 2. Consapevolezza sociale: comprendere i pensieri e i sentimenti degli altri, e apprezzare il valore delle differenze umane. 3. Gestione di sé: monitoraggio e regolazione delle proprie emozioni, impegno per il conseguimento di obiettivi pro-sociali. 4. Capacità relazionali: stabilire e mantenere relazioni sane e gratificanti basate sulla cooperazione, attivare tecniche di comunicazione efficace, negoziazione dei conflitti, capacità di resistere alla pressione sociale. 5. Prendere decisioni responsabili: valutare con precisione le situazioni, valutare soluzioni etiche ai problemi in modo da promuovere il proprio benessere e il benessere degli altri. Queste competenze rappresentano una difesa contro la pressione del gruppo, i comportamenti negativi, il bullismo, i comportamenti poco educati, l’assunzione di rischi. Gli allievi con buone competenze sociali e consapevolezza emotiva riescono infatti meglio sia socialmente che scolasticamente, sono più motivati ad impegnarsi negli studi, a collaborare con altri bambini e nel gestire lo stress. Alla luce delle teorie sopra esposte, il padroneggiare le competenze socio-emotive, appare come una sorta di “condizione quadro, per poter lavorare in una classe dove la qualità delle relazioni e la capacità degli allievi di gestire le proprie emozioni garantiscano un buon clima di apprendimento. Diventa quindi interessante impostare la formazione degli insegnanti, di base e continua, in modo che quello che il buon senso dà per quasi scontato, divenga uno degli argomenti su cui soffermarsi, non certo in termini clinici ma prettamente educativi. Occorre, infatti, liberare i vissuti che influenzano la capacità di attenzione e le abilità di collaborazione, dando cittadinanza a quanto in classe è comunque presente, dunque gli stati emotivi di allievi e insegnanti, unitamente alla loro capacità di entrare in relazione gli uni con gli altri in un ambiente che vivono per diverse ore ogni settimana. La mancanza di tali capacità, infatti, porta non solo a interventi educativi non appropriati e inefficaci, ma potrebbe anche portare a disagi e sofferenze per gli stessi docenti. Occorre infatti prepararsi al grande coinvolgimento affettivo-relazionale che la professione docente comporta, sia per rispondere alle sollecitazioni della comunità sia per non incorrere in rischi di burn-out che sono sempre possibili. Le emozioni e le relazioni sono già presenti in classe. se non ce ne occupiamo, esse potranno avere un’influenza negativa sulla prontezza ad apprendere e sul clima di lavoro. In ogni ordine di scuola dovrebbe essere possibile, mentre a volte è necessario, trovare qualche occasione per discutere delle relazioni o ragionare insieme su cosa vuol dire “sentirsi in un certo modo” quando si sta in classe. Questo può essere fatto attraverso attività specifiche e mirate, ma soprattutto è possibile parlare di sé e degli altri in quasi ogni momento dell’attività didattica. Ciò può avvenire ponendo l’accento su come ci si sente nell’affrontare un compito di matematica, ragionando su quali tipi di rapporti umani possono instaurarsi in una certa area geografica, soffermandosi sullo stato d’animo di due personaggi storici che si trovano su versanti opposti in una delle tante guerre che hanno, purtroppo, costellato il passato del genere umano. Ancora più facilmente, si possono evidenziare vissuti emotivi, scelte individuali e rapporti umani trattando di letteratura, si può parlare di sensazioni personali guardando un’opera d’arte, si può lavorare sul gruppo e sulle sue relazioni in una palestra scolastica. Qualche anno fa, un dirigente scolastico si chiedeva se avesse senso per dei docenti parlare con gli allievi di emozioni, non essendo loro stessi sempre in grado di padroneggiare le proprie. Dal momento che, come abbiamo visto sopra, le emozioni sono comunque presenti in classe, si ritiene importante dare agli allievi la possibilità di specchiarsi nelle emozioni degli adulti, di comprendere che quanto sentono non è qualcosa di strano, da rimuovere e non verbalizzare, ma è semplicemente una componente della loro personalità. Non è possibile negare, e neanche ignorare, la presenza delle emozioni in classe. Occorre invece mostrare come avere a che fare con ciò che sentiamo dentro di noi, presentando esempi di gestione di sé, e delle proprie relazioni nonché utilizzando termini come, “concentrazione“, “attenzione” o “focalizzazione”, parole che descrivono l’atteggiamento corretto non solo della persona matura, ma soprattutto del soggetto che apprende.