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Il Documento Falcucci. I Punti salienti sono. Il Documento propone un nuovo modo di concepire e di attuare la scuola che, «proprio perché deve rapportare l’azione educativa alle potenzialità di ogni allievo, appare la struttura più appropriata per far superare le condizioni di emarginazione in cui altrimenti sarebbero condannati i bambini handicappati». La premessa è duplice. I soggetti con difficoltà di sviluppo, apprendimento e adattamento, devono essere considerati protagonisti della propria crescita. Posseggono potenzialità conoscitive, operative e relazionali spesso bloccate. Nuovo è, dunque, il modo di considerare l’alunno handicappato, il quale non è più visto come un anormale o un minorato, ma come un soggetto che, pur trovandosi in una situazione di deficit, ha tutto il diritto a non essere discriminato sul piano umano e sociale. Portatori di handicap, secondo la definizione contenuta nel Documento, sono tutti quei minori che in seguito a evento morboso o traumatico, intervenuto in epoca pre, peri o post natale, presentino una menomazione delle proprie condizioni fisiche, psichiche e sensoriali, che li mettano in difficoltà di apprendimento o di relazione. L’organizzazione didattica, dal canto suo, deve favorire i processi di socializzazione e valorizzare, ai fini dell’apprendimento, accanto all’intelligenza logico-astrattiva, anche l’intelligenza sensorio-motrice e pratica. Il Documento suggerisce di privilegiare la scuola a tempo pieno, da intendersi, non come somma dei momenti antimeridiano e pomeridiano non coordinati fra di loro, ma come successione organica ed unitaria di diversi momenti educativi programmati e condotti unitariamente dal gruppo degli operatori scolastici , aperto anche ad agenti culturali esterni alla scuola, di ricerca e di esperienza personale e di gruppo, di attività socializzante. L’indicazione fondamentale è quella relativa all’unità degli interventi, per separare il meno possibile le iniziative di recupero o di sostegno dalla normale attività scolastica, alla cui ricca articolazione si affida il compito di offrire a tutti, nell’ambito dei gruppi comuni, possibilità di azione e di sviluppo. In questo modo si cerca di non legare i vantaggi dell’intervento individualizzato, agli svantaggi della separazione dal gruppo più stimolante degli alunni normali». Tuttavia, il Documento precisa che la frequenza di scuole comuni, da parte di bambini handicappati, non implica il raggiungimento di mete culturali minime comuni. Lo stesso criterio di valutazione dell’esito scolastico deve fare riferimento al grado di maturazione raggiunto dall’alunno, sia globalmente sia a livello degli apprendimenti realizzati, superando il concetto rigido del voto o della pagella. La realizzazione di questo nuovo modo di essere della scuola passa, attraverso la determinazione degli obiettivi e la valutazione dei risultati. Al riguardo risulta fondamentale «l’affermazione di un più articolato concetto di apprendimento, che valorizzi tutte le forme espressive attraverso le quali l’alunno realizza e sviluppa le proprie potenzialità e che sino ad ora sono state lasciate prevalentemente in ombra». E ancora. l’ingresso di nuovi linguaggi nella scuola «se costituisce un arricchimento per tutti, risulta essenziale per gli alunni handicappati». Impossibile, poi, prescindere dalla preparazione e dall’aggiornamento permanente degli insegnanti, che devono conoscere e usare i nuovi mezzi operativi introdotti ad arricchimento e rinnovamento dell’insegnamento tradizionale. Si sottolinea anche l’importanza che siano assicurati insegnanti di ruolo, dei quali bisognerebbe favorire la stabilità, essendo la continuità del rapporto educativo un obiettivo fondamentale dell’azione scolastica.