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Pensiero pedagogico di Édouard Claparède. Claparède è considerato uno dei massimi esponenti dell’attivismo pedagogico, tuttavia egli non amava questo termine, perché troppo generico e all’origine di molti malintesi, e preferiva parlare di educazione funzionale. Per Claparède, la scuola, è una scuola attiva quando le attività del bambino sono conseguenza di un bisogno avvertito dal bambino stesso e volte a soddisfare un suo interesse. Per questo pedagogista era fondamentale il nesso esistente tra biologia e psicologia, come d’altronde sostenevano gli esponenti della scuola attiva. egli fu infatti promotore dello studio della pedagogia con un metodo scientifico, e a partire dalla psicologia. Il suo punto di vista è considerato funzionale, perché ritiene che le attività mentali siano delle funzioni che rispondono spontaneamente a dei bisogni e che consentono all’uomo di adattarsi all’ambiente. Anche il bambino, dunque, si pone in una posizione attiva nel momento in cui è calato in un contesto in grado di sollecitare determinati bisogni e di conseguenza, delle risposte e delle azioni ricercate dal bambino stesso. La psicologia funzionale è la disciplina che esamina i motivi che stimolano l’individuo all’azione in vista del suo adattamento all’ambiente. Il legame tra individuo e ambiente e l’origine della condotta umana, sono temi affrontati in diverse sue opere. In particolare, nel suo testo fondamentale, L’educazione funzionale, egli considera ogni organismo vivente come un sistema che mira a conservarsi intatto e a ristabilire gli equilibri infranti. Il bisogno è definito da Claparède, proprio come la rottura degli equilibri, un fatto che determina le azioni dell’uomo. Per Claparède, gli organismi sono regolati da una legge fondamentale, la legge del bisogno, in base alla quale si sostiene che ogni attività è sempre suscitata da un bisogno e risponde a un interesse. Questa legge, regola anche il comportamento dei bambini, e gli educatori dovrebbero modulare la loro azione proprio a partire da questa consapevolezza. L’obiettivo della scuola è lo sviluppo delle funzioni intellettuali e morali del fanciullo, e non un mero accumulo di conoscenze. La scuola non deve stimolare all’attività attraverso i premi o con la minaccia del castigo, ma sapendo porre l’allievo in quelle situazioni atte a far nascere in lui un interesse profondo per ciò che si intende far apprendere. L’educatore deve quindi saper entusiasmare e risvegliare bisogni e interessi nei suoi allievi. La scuola su misura è il titolo di un testo molto noto pubblicato nel 1920. In questo volume, egli riflette su come organizzare la scuola superiore per meglio valorizzare le diverse attitudini, cioè le disposizioni naturali e le preferenze individuali, che contraddistinguono ciascun fanciullo all’interno di una classe. L’organizzazione più efficace è considerata quella costruita sul sistema delle opzioni. Nella sua ipotesi, metà delle ore scolastiche dovrebbero essere comuni a tutti gli alunni, nelle restanti ore obbligatorie il ragazzo dovrebbe scegliere liberamente quali corsi seguire. Clarapède è infatti convinto che la scuola debba permettere al singolo di trarre il massimo beneficio in termini di sviluppo e di valorizzazione delle attitudini individuali.