Read Aloud the Text Content
This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.
Text Content or SSML code:
Con la frazione numero 14 da Cittadella a Monte Zoncolan di 205 Km la corsa rosa chiude i due terzi del suo programma, per entrare nella terza decisiva settimana. La tappa con arrivo sulla vetta più famosa della Carnia per il folto popolo dei pedalatori, impone inevitabilmente un bilancio nel quale escono allo scoperto delle valutazioni sui vari pretendenti al successo finale, alcuni dei quali escono effettivamente da questa frazione molto temuta con le ossa rotte (per fortuna solo in senso metaforico). Com’è ormai prevedibile e canovaccio monotono dalla partenza di Torino fino ad oggi, spazio alla fuga di giornata e onore e gloria a non finire per chi da tale tentativo è riuscito a tirar fuori il massimo risultato. Da circa un’ora a questa parte sta girando su instagram un video nel quale Alberto Contador, che insieme a Ivan Basso dirige la formazione della Eolo-Kometa, esterna pathos e felicità assistendo alla TV agli ultimi chilometri solitari da parte del suo portacolori Lorenzo Fortunato. Atleta 25enne, compiuti sulle strade del Giro domenica 9 maggio, Fortunato prende il largo al Km 12 insieme ad altri 10 compagni di fuga. La sua sarà una cavalcata all’insegna della sorpresa ma anche dell’impresa, perché sullo Zoncolan non si arriva da soli per caso. La sua impresa rappresenta il perfetto connubio tra generosità e fine intelletto. Il temporeggiare del portacolori della Eolo-Kometa è perfetto, tipico del veterano, piuttosto che di un corridore che affronta la nostra corsa più importante per la prima volta. Lascia infatti che Jan Tratnik tenti l’assolo ai meno 10, per poi portarsi su di lui 3 km più avanti, e toglierselo defintivamente di ruota nel tratto più duro, quando al traguardo mancano poco più di 2000 metri. E poi, saper contenere la rimonta, amministrando al meglio le sue forze. Se questa non è testa, sarà fine intelletto. Anche perché Lorenzo Fortunato taglia la linea d’arrivo con ancora le forze per esultare un successo prestigioso, mentre dietro si sta consumando la battaglia tra gli uomini di classifica. Tra questi c’è chi ama correre nelle posizioni di rincalzo, lo stesso corridore che ormai 3 anni fa, con addosso la maglia rosa, sulle rampe del versante opposto di questa montagna fu messo dietro solo da uno strepitoso Chris Froome che, da quel giorno in poi, iniziò la sua strepitosa rimonta verso la conquista del simbolo del primato. Sembra avere ben impressa quella lezione, Simon Yates. Tutti lo avevano ammirato in splendida condizione al recente Tour of the Alps, salvo nutrire qualche dubbio nei suoi confronti, fino alla tappa di Montalcino. Oggi il britannico seguito dal manager Brent Copeland, appare com il più accreditato tra i rivali di Egan Bernal. L’unico che si è dimostrato di possedere il coraggio di sfidarlo nel tratto finale, impegnandosi in un testa a testa nel quale ha dovuto poi cedere 11 secondi alla maglia rosa. Un epilogo di tappa nel quale, quando si trovato da solo con Bernal, ha voluto affrontare in testa e dettare l’andatura. Una scelta scaturita più che dalla spavalderia, è stata dettata dalla consapevolezza di risalire posizioni importanti in classifica generale, infliggendo distacchi contenuti, ma comunque interessanti, ai vari Vlasov, Caruso, Ciccone, Evenepoel, Martin, Buchmann e Carthy. Oltre a Vincenzo Nibali, precipitato a quasi un quarto d’ora di distacco dal leader. Un leader che ha consolidato il suo primato e che appare confortato dal fatto che il dolore alla schiena sembra adesso appartenere a ricordi ormai dispersi nel tempo, consapevole di vivere all’interno del team più forte in grado di assecondarlo metro dopo metro. Consapevole che uno ad uno i suoi avversari si stanno sciogliendo come neve al sole, ma consapevole anche che Simon Yates ha fatto tesoro degli errori di 3 anni fa, quando al Giro nella terza settimana scontò i peccati di generosità commessi nelle prime due. Bernal cerca di stare con i piedi per terra, così come nei tratti più duri dello Zoncolan ha fatto con il sedere che, nonostante la sua andatura a scatti, ha sempre tenuto ben appoggiato sulla sella. Quando si sta bene, anche le idee si hanno più chiare e la corsa si affronta con maggior raziocinio. Lo spettacolo può attendere o forse potrà essere elargito più avanti, quando la rosa sarà sempre più rosa. Photo Credit: LaPresse