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CAPITOLO 1: IT E PERFORMANCE: UN RAPPORTO CONTROVERSO - Il problema del rapporto esistente fra gli investimenti in information technology (IT) e performance economiche ha radici profonde nella letteratura specializzata. Già nella seconda metà degli anni 80, mentre i mass media esaltavano la rivoluzione informatica, entrata ormai anche nelle case private con i primi personal computer, il noto economista Robert Merton Solow, recensendo un libro sulle pagine del "New York Times", osservava che in quegli anni si poteva riconoscere la presenza del computer ovunque tranne che nelle statistiche sulla produttività, che continuavano a registrare un andamento negativo, smentendo il luogo comune che vedeva nell'informatica un forte motore di sviluppo economico. L'affermazione di Solow ha contribuito ad alimentare un dibattito molto vivace, sostenuto da molte ricerche empiriche che hanno cercato di chiarire le cause del fenomeno.  - CAPITOLO 2: L’IMPATTO DELL’IT SUL SISTEMA ECONOMICO: OLTRE IL PARADOSSO DELLA PRODUTTIVITÀ - Le prime ricerche fatte sui dati aggregati a livello di paese hanno verificato una correlazione inesistente o molto leggera fra gli investimenti in IT e gli aumenti di produttività. Risultati simili hanno avuto gli studi focalizzati solo sul terziario. Anzi, proprio nei settori caratterizzati dai prodotti dell'intangibile, dove l'informazione svolge un fondamentale ruolo di "materia prima" e forma una componente importante del sistema d'offerta, i ritorni in termini di produttività apparivano in quella fase storica molto deludenti. Quindi, i dati empirici sembravano sconfessare la convinzione diffusa per cui l’IT avrebbe dovuto rivoluzionare in positivo le condizioni di produttività del sistema economico. Questa situazione, nota come il "paradosso della produttività", era allarmante negli Stati Uniti perché metteva in discussione quello che per tanti doveva rappresentare il punto di forza del sistema produttivo americano, cioè la superiorità nel dominio delle tecnologie dell'informazione, testimoniata dai grandi successi conseguiti in quegli anni.  In realtà, le ricerche erano viziate da alcuni limiti di natura metodologica che ne rendevano poco affidabili i risultati. Troppa enfasi era posta sull'indicatore della produttività, che esprimeva solo uno dei possibili contributi dell’IT al sistema economico, mentre non venivano considerati altri elementi, come il miglioramento della qualità dei prodotti o l'ampliamento della varietà dell'offerta che, anche se non comparivano nelle statistiche ufficiali del paese, concorrevano ad aumentarne la competitività. Inoltre, gli investimenti in IT hanno tempi di maturazione più lunghi della norma e in genere non sono capaci di esprimere tutto il loro potenziale in pochi mesi, ma richiedono anni per produrre risultati sensibili. Quindi, non era significativo correlare gli investimenti in IT con le performance rilevate nello stesso periodo o in periodi subito successivi, quando l'eventuale effetto positivo non si era ancora concretizzato. In realtà, l’IT era ancora poco diffusa nelle imprese e, quindi, non faceva registrare un impatto significativo nelle statistiche sulla produttività, soprattutto in un momento molto difficile per l'economia generale, dove fattori più importanti avevano un effetto depressivo sugli indicatori di performance del sistema produttivo americano (ad esempio, la turbolenza economica provocata dalle crisi petrolifere). Nella seconda metà degli anni 90 si assiste ad un progressivo aumento della quota degli investimenti destinati all’IT. Inoltre, esplode il fenomeno di Internet, che suscita l'entusiasmo degli operatori economici e degli speculatori finanziari, fra cui si diffondono aspettative molto positive per cui si parla di new economy. Alle perplessità di Solow si sostituisce una fiducia diffusa sul ruolo giocato dalle nuove tecnologie nel rilancio dell'economia americana, che trova finalmente conferma nei risultati della ricerca. Infatti, gli studi sviluppati all'inizio del millennio riconoscono che le tecnologie dell'informazione avevano sempre prodotto esiti positivi, anche se questi erano rimasti inizialmente sommersi a causa della loro portata ancora molto ridotta rispetto ad altri fenomeni più appariscenti. - ALCUNI APPROFONDIMENTI DELLA RICERCA - Con il tempo questi studi hanno confermato il valore delle IT come fattore propulsivo della produttività, perché si è riscontrato che i settori dove maggiori erano stati gli investimenti di natura informatica erano anche quelli dove erano stati raggiunti i risultati migliori in termini di performance. Questo dato è diventato ancora più evidente dopo il 1995, quando si verifica che nei settori ad alta intensità di investimenti informatici l'aumento di produttività del lavoro è stato fino a 4 volte superiore rispetto a quello conseguito negli altri comparti. È stata una distinzione fondamentale fra gli aumenti di produttività riconducibili all'arricchimento della dotazione di capitale a disposizione del personale (capital deepening) e quelli dipendenti da un miglioramento della cosiddetta produttività multifattoriale (multifactor productivity o MFP), che misura la capacità di incrementare l’output dei processi, pur restando fissa la quantità e la qualità di tutti gli input usati. Mentre la prima valuta i benefici in termini di maggiore efficienza del lavoro umano dovuta all'automazione di alcune fasi operative, la seconda è la risultante di un processo molto più complesso basato su un miglior coordinamento dei processi che garantisce una valorizzazione di tutte le risorse disponibili. Infatti, gli asset IT possono contribuire direttamente alla produzione entrando nell'operatività dei processi, ma possono soprattutto svolgere un secondo ruolo come tecnologia funzionale al coordinamento, migliorando l'efficacia e l'efficienza nella gestione dei rapporti di interazione organizzativa per favorire la cooperazione all'interno e all'esterno dell'impresa. L'effetto sulla produttività multifattoriale richiede più tempo perché implica un processo più complesso sul piano della metabolizzazione delle innovazioni. Poi, nella ricerca geografica, molti studi dedicati alla valutazione della situazione in altri paesi europei hanno confermato che il rapporto virtuoso fra investimenti informatici e aumenti di produttività può essere considerato un dato comune a tutte le economie mature. Invece, nei paesi in via di sviluppo (come in Asia) il contributo alla crescita degli investimenti IT è meno significativo, forse per la minor presenza di risorse complementari, come, ad esempio, le infrastrutture o le conoscenze diffuse, che permettono di usare con più efficacia le attrezzature informatiche. Però, il salto di qualità più importante nel campo della ricerca si è avuto con lo spostamento del focus dell'analisi dai dati statistici nazionali o settoriali a quelli rilevabili a livello di singola impresa. Infatti, questo cambiamento di prospettiva ha permesso di evidenziare aspetti molto interessanti che rimanevano nascosti nell'aggregazione delle statistiche di sistema o di settore.