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Durante il Medioevo, i cani diventavano anche santi. E’ il caso del Levriero Guinefort, venerato intorno alla metà del XIII secolo, nella regione della Dombes, non lontano da Lione: suscitò una sentita devozione da parte del popolo che lo ritenne vittima di un ingiusto martirio. A ucciderlo era stato proprio il suo padrone, il signore di Villars. Lo aveva trovato con il muso insanguinato, in una stanza messa sottosopra: Subito aveva creduto il Levriero colpevole di aver sbranato suo figlio, lasciato nella culla momentaneamente senza la vigilanza della nutrice. Ed invece Guinefort si era comportato da eroe. Aveva salvato il bambino uccidendo un serpente che stava per aggredirlo. Il signore di Villars, quando si rese conto di aver commesso un fatale errore, volle espiare il malfatto abbandonando, disonorato, la suoa dimora e le sue terre (il Levriero era l’emblema della dignità aristocratica). Non prima di aver sepolto nel pozzo del castello il suo cane. Ma le plebi rustiche della zona vennero a conoscenza della storia e accorsero in pellegrinaggio sulla tomba del tragico eroe. Fu così che un Levriero divenne santo, San Guinefort, venerato dalle donne contadine per le sue doti eccezionali di guaritore dei loro figli infermi o cagionevoli di salute.