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Ciao Max! Si sono appena conclusi i test a Jerez, cosa si evince dai tempi fatti segnare? Puoi spiegarci le migliorie tecniche della nuova Ninja? “Quest’anno il campionato partirà più tardi del solito, quindi i team avranno la capacità di pianificare meglio il lavoro. In effetti i team hanno affrontato i test con uno spirito diverso, con alcune squadre che hanno speso tutto il loro tempo a disposizione per fare passi avanti nello sviluppo essendo indietro. Ad esempio, Kawasaki pur avendo una nuova moto, non è dovuta ripartire da zero come Honda, infatti Rea è stato fin da subito rapido. Su Kawasaki non è ancora possibile rivelare i dettagli della nuova Ninja, la quale si discosta fortemente da quella stradale in linea con la tradizione della casa giapponese. Il team si è sempre dimostrato solido e capace di lavorare bene, elemento che farà la differenza nella competizione con le altre squadre tanto quanto le importanti possibilità economiche di Kawasaki” Il team ufficiale Yamaha scenderà in pista con Locatelli e Razgatlioglu, quali aspettative hai su di loro? “Sicuramente mi aspetto molto da Toprak Razgatlioglu, il quale secondo me è il pilota che in termini di talento puro ne ha più di tutti, nonostante sia ancora impossibile definirlo maturo e completo. Insieme a Redding e Rea sarà uno dei pretendenti al titolo del mondiale 2021. Locatelli è una bella scommessa, che ancora non ha espresso tutto il suo potenziale nella sua precedente carriera in Moto3 e Moto2. Yamaha attualmente non è la moto vincente ma è quella che ha avuto la migliore evoluzione dal punto di partenza, proponendo caratteristiche tecniche che bene si adattano ad un Locatelli, il quale porta l’elemento di novità in SBK del debuttante al quale deve essere concesso tempo per crescere” Potresti descriverci dal lato tecnico la nuova Honda CBR1000RRR scesa subito in pista nei test? “A livello di persone, HRC può vantare un organico importante, considerando anche la ‘new entry’ rappresentata dal nuovo team manager Leon Camier, il quale ha l’esperienza tale da poter trasferire le conoscenze frutto della pista alla casa in Giappone. Il budget per rendere la squadra competitiva c’è e le restrizioni dell’ultimo anno hanno reso più difficile la correlazione dei dati con gli ingegneri che lavorano dal Giappone. Dal lato piloti, Bautista resta il pilota di riferimento anche se Haslam può vantare una costanza importante che Bautista invece non riesce ad esprimere pagando ogni tanto in termini di cadute” Van Der Marke riuscirà in BMW a fare il salto di qualità per vincere? Puoi farci una panoramica sulla nuova S1000R? “Sinceramente non mi aspetto nulla da BMW. Purtroppo, non basta ingaggiare un pilota giovane per fare quel salto di qualità che non è possibile senza cambiare il modo di lavorare. A BMW manca quella mentalità forte e rigorosa che hanno invece in Kawasaki. Non è sufficiente avere una moto con buone basi tecniche ed una lineup forte, quando non cambi il registro di lavoro” Uno dei piloti che attirerà più curiosità è il debuttante Folger, quali aspettative hai su di lui? “A me dispiace che molti ex piloti della MotoGp arrivino in SBK in un momento critico della loro carriera, come nel caso di Folger che ha terminato la sua carriera in MotoGp da tempo e per questo credo che non avremo il miglior Folger come nel caso di Rabat. Inoltre, in questo discorso bisogna valutare la velocità che esprimono i piloti della SBK, per cui chi arriva da un’altra categoria dovrà fare i conti con dei piloti velocissimi difficili da battere. Il caso di Redding, ad esempio, è quello di un pilota che ha dovuto fin da subito faticare per competere con gli altri” Rinaldi e Redding sono la coppia giusta per portare la Ducati al vertice? “L’elemento bello di Ducati è il suo potenziale a livello di budget, organizzazione e laboratorio che può contare su un apparato organizzato e collaudato da tempo. La sorpresa che ci portiamo dall’anno scorso è chiamata Rinaldi, che mi fa pensare che la ‘Panigale’ sia una moto che si adatta a piloti più piccoli. Il fatto che Ducati quest’anno possa contare su due piloti di stazza diversa può dare indicazioni importanti su dove indirizzare lo sviluppo della moto” Un giovane promettente per il nuovo anno è Garrett Gerloff, quali aspettative hai su di lui? “Mi piace veramente tanto e non me lo aspettavo così veloce e aggressivo per questo debutto mondiale, per un pilota che viene dall’America e si adatta immediatamente alla moto e alle gomme è un segnale che svela una considerazione che vale sempre: quando un pilota ha i numeri e il talento, esce fuori ovunque. Nel 2020 ha preso le misure nel mondiale Superbike, nel 2021 potrà dare fastidio ai suoi compagni di marca” Il passaggio di Davies in ‘GoEleven’ potrà smuovere gli equilibri del campionato? “Secondo me no. In queste due stagioni abbiamo valutato il valore di Chaz Davies e con la V4 si è trovato bene a corrente alternata. Ha dimostrato di abituarsi poco nelle qualifiche, non riuscendo ad esprimere la velocità necessaria a partire tra i primi, cosa che lo ha penalizzato anche in gara. Oggi per stare davanti e vincere devi essere perfetto in ogni momento del week-end e Davies non è ancora completo. Non penso che Ducati permetterà ad un pilota di un team satellite di star davanti ai suoi due piloti ufficiali” Puoi raccontarci un episodio curioso relativo al tuo lavoro ed alla SBK? “Ogni volta che provi una moto non c’è mai quel piacere che uno penserebbe di provare vedendola in televisione. Riesco a godere di questo piacere solo al secondo dei 3 giri a mia disposizione quando le provo il giovedì, cosa che mi rende anche il primo nel paddock a provare le moto. In questo modo ho la responsabilità insieme ad alcuni tecnici con cui sono più in confidenza del rodaggio della catena o dei freni della moto, con l’attenzione e il timore di non sbagliare perché altrimenti la giostra finisce. L’obiettivo che mi pongo è quello di divertire e far divertire chi mi guarda, in una situazione di grande difficoltà viste le cose da fare contemporaneamente, come guidare la moto e parlare contemporaneamente, su una pista vista una sola volta e con una moto di oltre 200 cavalli guidata per la prima volta. Comunque, cerco sempre di rappresentare la categoria dei motociclisti e quindi devo essere capace di trasmettere le stesse emozioni di quando guido una moto a chi non può farlo. Riesco a godermi ciò che faccio anche perché non ho avuto quelle possibilità che ti consentono di essere pilota a tutti gli effetti, perciò prendo ciò che passa e me lo godo non avendolo a disposizione quotidianamente” Cosa consiglieresti ad una pagina come la nostra per raggiungere un pubblico più ampio? “La differenza, come sempre, la fa la passione. Quando si fanno le cose con passione poi i frutti arrivano e non vanno cercati, senza guardare a chi ha risultati migliori. L’importante è trovare gli stimoli nel fare ciò che vi piace e piace ai vostri lettori. Secondo me questo farà la differenza nel lungo periodo. Per questo dico che la gara è lunga e non finisce alla prima curva”