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Notizie storiche sulla guerra di successione al ducato di Mantova (1). Il narratore delinea il quadro storico riguardante la guerra di successione nei ducati di Mantova e del Monferrato, anche per le dirette conseguenze sulle vicende del romanzo. La guerra vede contrap-porsi la casata di Francia, sostenitrice di Carlo Gonzaga duca di Nevers, e quella di Spagna, sostenitrice di Ferrante Gonzaga per Mantova e di Carlo Emanuele di Savoia per il Mon ferrato. Don Gonzalo, governa-tore spagnolo di Milano e per propria ambizione personale grande sostenitore della guerra, è impegnato nel difficile assedio di Casale Monferrato quando gli giunge notizia dei tumulti di san Martino, con il sac-cheggio dei forni e l’assedio alla casa del vicario di provvisione e altri disordini, fra cui la fuga di Renzo. L’episodio di Renzo, in effetti di minimo rilievo, era diventato pretesto per una dimostrazione di autorità nei confronti dello Stato veneziano, timido alleato dei francesi, sui cui territori il fuggitivo aveva trovato riparo, e per questo don Gonzalo aveva richiesto con insistenza alle autorità veneziane che venisse ricercato. Poi, preso da tante altre preoccupazioni, il governatore trascurò del tutto la vicenda, che però aveva obbligato Renzo all’anonimato. Renzo riesce a stabilire un rapporto epistolare con Agnese (2). Renzo, timoroso delle persecuzioni poliziesche, esita a far avere sue notizie ad Agnese e Lucia, soprattutto perché, essendo analfabeta, ha bisogno di un intermediario fidato. Quando finalmente riesce a farsi scri-vere una lettera, non sa dove inviarla poiché non conosce il rifugio delle donne. Un primo tentativo va a vuoto e la mancanza di una risposta fa sì che egli debba ricominciare tutto da capo. Riesce alla fine a far pervenire una lettera ad Agnese che gli risponde prontamente. Tra i due inizia così un carteggio quasi re-golare, nonostante le difficoltà e i rischi di incomprensioni che nascono perché i due non sanno né leggere né scrivere. Un giorno, una nuova lettera di Agnese presenta la storia relativa al voto fatto da Lucia e con la lettera arrivano anche i cinquanta scudi. Renzo fa rispondere a chi scrive per lui che non accetterà mai la situazione e che conserverà il denaro come un deposito per la futura dote di Lucia. Il carteggio continua. Lucia cerca di dimenticare Renzo. Donna Prassede la tormenta con il suo moralismo bigotto (3). Saputo che Renzo è vivo e in salvo, Lucia, sollevata dal timore, cerca di distogliere la mente da lui, dedi-candosi ai più svariati lavori, ma il sentimento si insinua in tutti i suoi pensieri. E donna Prassede, parlan-dogliene in modo malizioso e cercando di far confessare alla giovane le cattive azioni che a suo parere Renzo doveva aver compiuto, acuisce il dolore per la sua mancanza. Donna Prassede esercita la propria deleteria opera benefattrice non soltanto su Lucia, ma su chiunque la circondi: a suo parere, infatti, ci sono da “raddrizzare” anche le anime della servitù e quelle delle sue cinque figlie. All’autorità della nobildonna si sottrae soltanto il marito, don Ferrante, a cui, in quanto “uomo di lettere”, non piace né comandare né ubbidire. L’erudizione e la biblioteca di don Ferrante (4). Don Ferrante trascorre infatti molte ore nello studio, in mezzo ai suoi amati libri. Il narratore si dilunga con compiaciuta ironia nella descrizione della biblioteca e dei diversi interessi del suo proprietario, pren-dendolo a modello della ottusa cultura accademica seicentesca: gli argomenti che appassionano il perso-naggio sono infatti una curiosa accozzaglia di astrologia, filosofia, magia, scienza, storia e politica. Ma la disciplina in cui don Ferrante può vantare il titolo di “professore” è la cavalleria. Abbandonata a un certo punto, per noia stessa dell’Autore, la pur divertente descrizione dell’erudizione di don Ferrante, riprende la narrazione della vicenda principale: siamo già all’autunno del 1629, ai nostri personaggi non è accaduto nulla di particolare, poiché per motivi diversi non hanno potuto muoversi dalle rispettive residenze, ma è avvenuto un importante fatto storico che deve essere ora narrato, anche per le conseguenze che avrà sulle vite dei promessi sposi.