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Eccoci giunti alla classificazione delle emergenze. vi ricordate quando vi avevo preannunciato che in base alla tipologia di emergenza, questa viene identificata con una lettera? Se di tipo locale con la lettera a, provinciale o regionale con la lettera b, e se nazionale con la lettera a? Ora lo vedremo in maniera più dettagliata, ma pur sempre veloce. Avevamo già detto che il sindaco Riceve supporto in modo sussidiario dalle Amministrazioni provinciali, regionali e nazionali, quando da solo non riesce a fronteggiare l’evento. Bene. Nel caso di un'emergenza di tipo a, si ha l'attivazione dei centri operativi comunali dei comuni interessati dall'emergenza, mediante i quali i sindaci possono coordinare le attività di soccorso. Nel caso in cui il comune, o i comuni, non siano autosufficienti nel contrasto all'emergenza, essa diventa di tipo b, e viene mobilitato prima il sistema di intervento provinciale, e nel caso in cui anch'esso sia insufficiente, allora si mobilita anche il sistema regionale. Infine, se l'emergenza necessita l'attivazione di più personale e risorse provenienti da diverse regioni, in tal caso l'emergenza è di tipo c. In quest'ultimo caso si avrà una mobilitazione generale di tutte le forze nazionali, il tutto coordinato e gestito dal dipartimento della protezione civile, il quale con le sue sezioni operative, qui citate e che tra non molto analizzeremo meglio, mantiene i contatti con tutti i centri operativi regionali, prefetture e comuni. è importante precisare che, per l'attivazione e mobilitazione del sistema nazionale di protezione civile, è necessaria la proclamazione dello stato di emergenza. Quando viene decretato lo stato di emergenza, il governo e la protezione civile concentrano nelle loro mani molti poteri in deroga, al fine di assicurare l’intervento più rapido possibile in situazioni di pericolo tale da non poter attendere il normale iter di approvazione delle leggi. La deliberazione spetta esclusivamente al Consiglio dei Ministri su proposta del Premier oppure di un Ministro con portafoglio o dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Con questa si conferisce al capo del dipartimento per la protezione civile il potere di ordinanza nelle zone interessate dall’emergenza che possono essere singoli comuni, città, regioni, aree delimitate o l’intero Paese. lo stato di emergenza è proclamato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia. Esempi tipici sono le calamità naturali come terremoti e alluvioni e disastri ambientali. Infine, con il decreto legislativo numero 1 del 2018, cioè la nuova riforma sulla protezione civile, imposta la durata dello stato di emergenza a 12 mesi al massimo, prorogabili per ulteriori 12 mesi, per un totale di 2 anni.