Download Free Audio of İ test diagnostici: Per detto motivo, la tende... - Woord

Read Aloud the Text Content

This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.


Text Content or SSML code:

İ test diagnostici: Per detto motivo, la tendenza metodologica più attuale, soprattutto per ciò che riguarda l’ambito motorio, mira a conciliare l’esercizio dell’autonomia della persona nel progettare ed eseguire le modalità delle sue azioni di relazione con l’ambiente (attività prestazionale) con il rigore di una esecuzione tecnicamente corretta ed efficace dei gesti corrispondenti (rispetto a quanto richiesto e atteso dal contesto). A questa richiesta risponde la psicocinetica, scienza del movimento umano, applicata allo sviluppo della persona, che ricorrendo agli esiti delle scienze umane e delle scienze biologiche, si impegna a fornire modelli interpretativi riguardo la utilizzazione educativa del movimento. Una delle interpretazioni del significato di competenza motoria, riferita soprattutto all’ambito sportivo, è quella che declina i comportamenti di un soggetto in grado di:  elaborare ed organizzare in forma integrata le informazioni propriocettive ed esterocettive;  estendere ad altri contesti e situazioni i gesti appresi;  eseguire un compito motorio secondo un determinato livello di difficoltà, intensità, durata, varietà esecutiva (rapporti tra abilità motorie, capacità coordinative e condizionali);  apprendere ulteriori gestualità motorie;  cogliere e valutare le proprie esperienze motorie;  esprimere una motivazione intrinseca all’apprendimento motorio ed un adeguato livello di autoefficacia percepita;  utilizzare processi metacognitivi di apprendimento e di controllo;  stabilire forme efficaci d’interazione con gli altri per il raggiungimento di uno scopo comune. Per le progettualità riferibili a contesti in cui sono presenti soggetti in età evolutiva con difficoltà nell’esercizio delle facoltà apprenditive, relazionali, motorie, etc., gli strumenti diagnostici più utilizzati sono l’ICF, l’ICD10, il DSMV e il TGM. Mentre, per i soggetti in età prestazionale più avanzata si fa ricorso a strumentazioni rispettose della specificità della loro chiamata in causa. Ad esempio, con riguardo alla motricità, si fa ricorso a strumenti di “Valutazione antropometrica del movimento”, oppure di “Analisi biomeccanica del gesto sportivo”. 3.1 L’ICD e l’ICDH Uno dei più diffusi strumenti di rilevazione diagnostica e di classificazione delle malattie è l’ICD (International Classification of Diseases), curato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO) a partire dalla metà degli anni ’90, con l’intento di favorire una più estesa condivisione dei criteri e dei dati di rappresentazione delle diverse patologie, con riguardo alle loro caratteristiche cliniche e alle relative cause di insorgenza. L’iniziativa dell’OMS, che originariamente era centrata sull’attenzione per l’aspetto eziologico della patologia, le cui caratteristiche venivano rilevate e classificate ricorrendo a specifici codici alfanumerici, si perfezionò negli anni ’70 e soprattutto nel 1996, grazie anche al lavoro di Ruter e altri, quando venne adottato il sistema multiassiale.1 1 Cfr. l’edizione italiana, curata da Adriana Guareschi Cazzullo (1997), della Classificazione multiassiale dei disturbi psichiatrici del bambino e dell’adolescente (1996), con introduzione dello stesso Rutter, il cui impianto è basato su 6 Assi di registrazione e di valutazione: Asse uno - Sindromi cliniche psichiatriche; Asse due - Sindromi e disturbi da alterazione specifica dello sviluppo psicologico; Asse tre - Livello intellettivo; Asse quattro - Condizioni mediche riportate nell’ICD-1O spesso associate con le sindromi e i disturbi psichici e cornportamentali; Intanto, l’OMS, preso atto dei limiti fino ad allora manifestati dall’ICD nella sua applicazione a livello internazionale, nel 1980 provvedeva a redigere un nuovo strumento diagnostico: l’ICDH (Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap).2 Strumento, questo, che, come ha modo di sottolineare la stessa OMS, non era e non è da intendersi conflittuale o alternativo all’ICD, bensì da usare in modo complementare ad esso. In effetti, il pregio di questo nuovo strumento consiste nel fatto che l’attenzione diagnostica non è più limitata alle variabili eziologiche della patologia, ma è estesa al ruolo che assumono i fattori ambientali nella vita di ciascuno. Nel rispetto di tali ragioni, l’OMS ha provveduto, nel 1999, ad aggiornare l’ICDH, con la formulazione dell’ICDH-2 (Classificazione Internazionale del funzionamento e delle disabilità) e, nel 2001, a redigere un nuovo strumento diagnostico: l’ICF (Classificazione Internazionale del funzionamento, disabilità e salute). 2 L’ICIDH è caratterizzato da tre componenti fondamentali, attraverso le quali vengono analizzate a valutate le conseguenze delle malattie: - la menomazione, come danno organico e/o funzionale; - la disabilità, come perdita di capacità operative subentrate nella persona a causa della menomazione; - svantaggio (handicap), come difficoltà che l’individuo incontra nell’ambiente circostante a causa della menomazione. 3.2 L’ICF Come si è già detto, l’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) elaborato dall’OMS nel 2001, è uno strumento innovativo di rilevazione diagnostica, in quanto consente di descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo). La sua destinazione principale è quella di cogliere e rappresentare le difficoltà (relazionali, comunicative, comportamentali) che un soggetto incontra nelle sue interazioni con il proprio ambiente. All’elaborazione di tale classificazione hanno partecipato 192 governi che compongono l’Assemblea Mondiale della Sanità, tra cui l’Italia, che ha offerto un significativo contributo tramite una rete collaborativa informale denominata Disability Italian Network (DIN), costituita da 25 centri dislocati sul territorio nazionale e coordinata dall’Agenzia regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia. 4 Questo gruppo comprende i disturbi del movimento legati al tono muscolare: movimenti a scatti (dita, viso, muscoli periorali, del collo, delle estremità), spasticità, discinesia (difficoltà nei movimenti volontari), atassia.Si può affermare, quindi, che nell’ICF il concetto di disabilità è centrale, ma viene ad essere assunto e rappresentato non rispetto alla specificità di una o più patologie, bensì nella sua matrice e dimensione sociale. Esso, pertanto, mira a codificare e a rappresentare lo stato di salute individuale in un ambiente sfavorevole.6 Con l’ICF, perciò, è possibile stabilire non solo come le persone “convivono” con la loro patologia, ma anche cosa è possibile fare per migliorare la qualità della loro vita. Il che consente di agire adeguatamente sul contesto sociale e sulle sue dinamiche, costruendo reti di servizi significativi che contribuiscano a ridurre le varie forme di disabilità. 3.3 IL DSM Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con l’acronimo DSM derivante dall'originario titolo dell'edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, è uno dei sistemi nosografici più utilizzato dagli psicologi, dagli psichiatri e dai medici, in tutto il mondo, per la rilevazione dei disturbi mentali o psicopatologici. Lo strumento, nel corso degli anni, è stato sottoposto a diverse revisioni e aggiornamenti, con l’apporto anche di nuove formulazioni concettuali, per essere in linea con lo sviluppo e i risultati della ricerca scientifica, oltre che più rispondente alle esigenze diagnostiche evidenziate nel corso della sua applicazione. La prima versione del DSM risale al 1952 . L’ultimo manuale, il DSM-V, è del maggio 2013 ed entrerà in vigore a partire dal 2014.7 Uno degli aspetti più rilevanti che contraddistinguono il DSM e che ha influenzato anche la più aggiornata redazione dell’ICD, è l’adozione del sistema multiassiale per le codifiche dei dati di rilevazione e di rappresentazione diagnostiche. 3.4 Il TGM Un altro degli strumenti più utilizzati per la rilevazione e la valutazione della motricità, in età evolutiva, è il test TGMD (Test of Gross Motor Development), nella edizione italiana indicato semplicemente con la sigla TGM. Il modello teorico di riferimento del TGM è quello fornito da J. Piaget riguardo lo sviluppo motorio in età evolutiva, e più precisamente nel periodo di età che va dai tre ai dieci anni. te, altresì, il contributo dato, da altri studiosi (Gallahue, 1982; Robertson, 1982; 1983; Zaichkowsky, Zaichkowsky e Martinek, 1980) che hanno dimostrato lo sviluppo sequenziale delle abilità grosso-motorie; come pure l’apporto conoscitivo fornito da altri ricercatori (Malina, 1980; Rarick, 1982; Seefeldt e Haubenstricker, 1982) i quali hanno dimostrato che le persone In particolare, Seefeldt e Haubenstricker (1982) hanno fatto notare che le persone non in grado di esprimere livelli adeguati di performance, con il ricorso ad abilità e agli schemi grosso- motori fondamentali, incontrano degli ostacoli che possono ridurre il loro potenziale di apprendimento in molte altre abilità più avanzate, anche in ambiti diversi da quello motorio o sportivo.9 Partendo da questo quadro concettuale Dale A. Ulrich si fa promotrice di un progetto di ricerca i cui risultati le consentono di elaborare il TGMD, anche allo scopo di superare i limiti di altri test d’indagine diagnostica che, misurando le prestazioni motorie in termini di tempo, distanza o accuratezza, normalmente si limitano ad indicare la presenza di difficoltà o deficit, senza però precisare quali siano gli aspetti deficitari del movimento stesso. motorie e sulla individuazione degli schemi di movimento usati in un’azione motoria, allo scopo di attivare corrispondenti iniziative di ordine tanto educativo quanto terapeutico e/o riabilitativo.10