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Lo scrittore Vladimir Maramzin, già membro del gruppo leningradese Gorožane, emigra in Francia nel 1975, un anno dopo essere stato arrestato per aver riunito, compiendo un’impresa titanica, l’opera di Iosif Brodskij in cinque volumi dattiloscritti destinati al samizdat. Proprio a Parigi, insieme al poeta avanguardista e musicista Aleksej Chvostenko, fonda nel 1978 la rivista letteraria “Ėcho”. È Iosif Brodskij a suggerire a Maramzin il titolo del periodico, che viene affiancato in ogni numero dalla poesia Ėcho di A. S. Puškin, in legatura stilizzata. Concepito inizialmente come periodico trimestrale, dopo tre anni di uscite regolari, la rivista è costretta ad interrompere la pubblicazione, in quanto i fondi personali investiti dallo stesso Maramzin nel progetto, unitamente alla mancanza di aiuti economici esterni, si rivelano insufficienti a garantire il rispetto di tale cadenza. I primi 12 numeri della rivista vengono pubblicati regolarmente dal 1978 al 1980, seguiti da un periodo di pausa fino al 1984, anno di pubblicazione del tredicesimo numero. Il quattordicesimo e ultimo numero della rivista risale al 1986 (cf. Severjuchin 2003: 466). Nelle intenzioni dei fondatori, la rivista vuole essere un’eco parigina dei processi che, a partire dalla metà degli anni ’50, avevano caratterizzato il fenomeno della letteratura non ufficiale o “Seconda cultura” in Unione Sovietica. Consapevoli dell’enorme quantità di letteratura non pubblicata in URSS, Maramzin e Chvostenko si propongono di dare voce a tutti gli scrittori sovietici a cui era stata impedita la pubblicazione o che si erano rifiutati di collaborare con la stampa ufficiale. Nella loro dichiarazione di intenti, apparsa sul primo numero di “Ėcho” del 1978, gli autori delineano inoltre i fondamenti estetici della nuova pubblicazione indipendente e decidono di non apportare alcuna limitazione alla lingua e al contenuto dei componimenti: è bene accetta e incoraggiata ogni tendenza estetica e letteraria, finanche libertà grammaticali ed esagerazioni (cf. Skarlygina 1978: 6). È da notare che su “Ėcho” appaiono prevalentemente opere di scrittori leningradesi emigrati in Occidente, connotando la rivista come uno dei canali di riferimento della “terza ondata” dell'emigrazione russo-sovietica. Un numero cospicuo di testi dattiloscritti, pubblicati dal periodico nel corso degli anni, erano stati segretamente portati fuori dall’URSS dallo scrittore e giornalista David Dar, emigrato in Israele nel 1977. Il piano editoriale di “Ėcho” si fonda su tre pilastri: la pubblicazione di opere di prosa e poesia vietate in Unione Sovietica come, ad esempio, gli scritti di A. Platonov e D. Charms; opere appartenenti alla letteratura dell’emigrazione, come quelle di Ė. Limonov, V. Maramzin, I. Brodskij e S. Dovlatov e infine, i testi di cui era stata impedita la pubblicazione nei canali ufficiali, come gli scritti di A. Bitov, R. Gračev e A. Kondratov. A sottolineare il valore della rivista “Ėcho”, va ricordata la raccolta di tre volumi Kollekcija: Peterburgskaja proza (Leningradskij period) pubblicata nel 2002-2004 dalla casa editrice “Ivan Limbach”, da una iniziativa di Boris Ivanov. Alcuni dei racconti, scelti tra i più rappresentativi delle tendenze coesistenti nella prosa leningradese degli anni ’60-80 del Novecento, vennero proposti al pubblico per la prima volta proprio dalla rivista di Maramzin e Chvostenko (cf. Skarlygina 2004: 16). Molti degli autori stampati raggiunsero una certa fama, o addirittura ottennero la loro prima pubblicazione, dopo la comparsa su “Ėcho”. Ricordiamo a questo proposito i racconti Adamčik e Bessmertie Loginova dello scrittore leningradese dal tragico destino Rid Gračev che, malgrado l’indubbia influenza esercitata sulla prosa di Leningrado degli anni ’60, cadde poi nell’oblio. Nonostante la sua breve vita, “Ėcho” ha senza dubbio ricoperto un ruolo fondamentale nella promozione di opere di scrittori sovietici poco conosciuti all’estero e/o pubblicati in patria unicamente in samizdat. Il complesso dei numeri della rivista è ad oggi conservato nella Rossijskaja nacional'naja biblioteka (Biblioteca Nazionale Russa) a San Pietroburgo.