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Salve a tutti lettori, io sono Giovanni Boccaccio ed oggi siamo in live per parlare della novella Chichibio e la gru, contenuta all’interno di una delle mie opere più importanti, il “Decameron”. Per cominciare vi dico che questa novella è narrata da Neifile e la potete trovare nella sesta giornata del Decameron, dedicata al tema delle risposte argute. Come avete sentito, la novella inizia parlando di un signore fiorentino di nome Currado Gianfigliazzi, che potete trovare descritto come “nobile cittadino, liberale e magnifico”. Tornato dalla caccia con il cadavere di una grande gru, Currado decide di darla al suo cuoco Chichibio, in modo che la cucinasse. Chichibio era un cuoco veneziano molto chiacchierone che serviva Currado. Lui era poi innamorato di una ragazza di nome Brunetta che però, sentito l’odore della gru, lo minaccia dicendogli che se non le avesse dato una coscia della gru, lui non avrebbe mai ricevuto niente in cambio da lei. Chichibio quindi gli concede una coscia ma, come potrete dedurre, Currado se ne accorge e chiede al cuoco di spiegare come mai mancasse una gamba. Ma Chichibio, non riflettendoci bene, ricorre ad una bugia che lo mette in difficoltà. Infatti assicura al suo padrone che le gru avessero in effetti solo una gamba, ma a Currado vuole esserne sicuro, e perciò riferisce al cuoco che il giorno dopo sarebbero andati verso un fiume dove erano presenti numerose gru, se lì avesse scoperto che tutto quello che diceva era falso, egli avrebbe punito Chichibio in modo che si sarebbe ricordato del suo nome a vita, così potete veder scritto. Quando arrivarono al fiume, videro un gruppo di 12 gru che si stava riposando su una gamba sola, dando inizialmente ragione a Chichibio, ma poi Currado si diresse verso di loro e urlò contro quegli animali. A quel punto le gru tirarono fuori l’altro piede e iniziarono a scappare. Chichibio non sapeva più cosa dire per salvarsi dal padrone. Fu lì che il cuoco, senza sapere come, riuscì a trovare una risposta brillante. Disse infatti a Currado che se avesse urlato anche alla gru di ieri sera, pure quella avrebbe tirato fuori l’altra gamba. E così, divertito dalla risposta, Currado decide di perdonare Chichibio. così si conclude la novella, che ne pensate? Se siete stati attenti avrete forse notato la presenza dei 3 temi principali che si ripetono spesso nel mio Decameron, ovvero l’amore, la fortuna e qui soprattutto l’ingegno. In questa novella l’amore è quello che spinge Chichibio a dare una coscia alla sua amata Brunetta, in seguito però alle sue minacce. L’ingegno compare invece alla fine quando, con una astuta risposta, Chichibio riesce a risolvere la difficile situazione creata durante la cena di Currado, riuscendo poi ad evitare la sua punizione. Infine la fortuna, in questo caso positiva, ha uno stretto legame con l’ingegno: infatti l’ultima risposta arguta del cuoco gli arriva in mente grazie ad una casualità della sorte, che gli permette di salvarsi dall’ira del padrone. Arriviamo poi a parlare meglio dei due protagonisti, ovvero Currado Gianfigliazzi e Chichibio. Essi appartengono a due classi sociali contrapposte e molto differenti, Currado è infatti un generoso e grande signore di Firenze, mentre Chichibio è un umile cuoco veneziano. Nel mio testo infatti faccio notare come Currado sia descritto da me in modo molto positivo all’inizio della novella, mentre Chichibio l’ho spesso descritto utilizzando espressioni molto dispregiative come “vinizian bugiardo” o “nuovo bergolo”. Nonostante ciò, l’uso ben accorto della parola è in grado di annullare temporaneamente le grandi differenze tra le due classi sociali, e a mettere in risalto le loro somiglianze come, ad esempio, lo stesso senso dell’umorismo. Potete interpretare questa come morale del racconto. Credo che però per questa novella sia tutto, spero che questa piccola analisi vi sia piaciuta e vi invito a seguirmi per non perdervi il continuo di questa serie. Ci vediamo alla prossima!